L'università da' una preziosa opportunità al figlio del boss, arrestato per traffico internazionale di stupefacenti
Otto anni per traffico internazionale di stupefacenti (un maxitraffico di eroina tra la Turchia e la Sicilia). Questa la pena inflitta a Francesco Paolo Bontade (detto Paolino), figlio del boss di Villagrazia, Stefano Bontade, ucciso il 23 aprile del 1981, all'inizio della cosiddetta ''guerra di mafia''.
Pochi giorni fa la quarta sezione della Corte di appello di Palermo ha deciso di tramutare gli otto anni di carcere in otto anni di arresti domiciliari, affinché Paolino possa terminare gli studi e laurearsi.
Insomma, gli studi universitari, il buon curriculum, il suo essere prossimo alla laurea, la possibilità di un riscatto sociale e di un ''recupero alla legalità'', hanno fatto decidere la Corte ha dare una possibilità, preziosa al figlio del boss, quella stessa Corte che, il 14 dicembre, gli aveva ridotto la pena nel processo di secondo grado.
Nelle motivazione del provvedimento di concessione degli arresti in casa, il collegio presieduto da Rosario Luzio ha preso atto del sostanziale ridimensionamento della posizione dell'imputato e di altri due complici (i cugini omonimi che si chiamano entrambi Gioacchino Di Gregorio, anche loro messi ai domiciliari): a tutti, tra l'altro, verrà applicato il condono e dunque anche questo elemento viene valutato.
Ma, per quel che riguarda Bontate, i giudici sono andati oltre: il fatto che quest'uomo abbia intrapreso gli studi universitari, studiando fruttuosamente, tanto da essere vicino alla laurea, lascia ''ipotizzare una concreta possibilità di recupero alla legalità'' ed è dunque decisivo per la concessione del beneficio.
La vicenda processuale di Paolino Bontate ha avuto rilievo anche nella confisca delle società del gruppo Centralgas, decisa alla fine di novembre dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Bontate junior, secondo i giudici, avrebbe reimpiegato i proventi del traffico di eroina nelle aziende, di cui erano soci gli ex vertici regionali e palermitani di Confindustria, Giuseppe Costanzo e Fabio Cascio, anche loro sottoposti alla confisca dei beni.
[Nella foto Stefano Bontade]