L'uomo del cambiamento...
L'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, rivendica il suo ruolo riformista e la fiducia a Lombardo
A margine di un incontro sull'attuazione della riforma sanitaria in Sicilia, a circa un anno dalla sua approvazione, l'assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, ex magistrato della Dda di Palermo e uomo di punta degli ultimi "sconvolgimenti" nella politica della Regione Siciliana, ha incontrato i giornalisti.
"Quando mi sono insediato come assessore alla Sanità si disse che ero una foglia di fico. Certo, il mio passato da magistrato poteva avere un peso ma non poteva incidere se non c'erano le capacità e le volontà politiche. Io non sono la foglia di fico di niente e di nessuno".
Russo ha aggiunto di avere ricevuto da Lombardo "un mandato in bianco" e di avere messo insieme "una classe dirigente che deve seguire gli indirizzi del governo".
Rispetto alle pressioni politiche e alle intromissioni dei partiti nelle scelte in materia di sanità, Russo ha poi affermato: "Per la nomina dei manager abbiamo dovuto attingere a un elenco stilato dal vecchio governo". "Se i direttori falliscono - ha sottolineato - andranno a casa, il resto sono polemiche sterili. Ci sono finti progressisti camuffati, ma sono conservatori. Si cerca di creare una nebulosa attorno alla sanità in cui tutto è grigio, in realtà nessuno finora è venuto a dirmi che un direttore generale è incapace o agisce male. Ma io non mi faccio intimidire da nessuno".
A chi gli ha chiesto se si aspettava una sanità così come l'ha trovata subito dopo la nomina ad assessore, Russo ha risposto: "Non mi aspettavo nulla di diverso, è un sistema in cui ci sono tanti interessi; il governo ha lavorato per metterlo in ordine ed è riuscito a varare una riforma che rappresenta un grandissimo risultato".
"Le cose si cambiano sporcandosi le mani e mettendoci la faccia. Oggi festeggiamo il compleanno di un neonato, la riforma della sanità, che deve mettere su braccia e gambe possenti, in modo da crescere come merita". "Molti non credevano che il governo avrebbe avuto la forza di varare una riforma della sanità coraggiosa e incisiva - ha aggiunto Russo - La riforma ha segnato la rottura rispetto al passato, contrassegnato da un sistema di potere e di interessi più o meno legittimi".
Russo ha sottolineato che in tema di sanità "ormai la Sicilia ha cambiato rotta, deospedalizzando e ampliando i servizi agli utenti" e ha definito "attacchi strumentali di commentatori della domenica" le critiche mosse a chi contesta l'efficacia della riforma.
L'assessore Russo con i cronisti ha parlato anche dell'inchiesta della procura di Catania in cui sarebbe coinvolto il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo. "Si sta imbastendo un processo sul nulla, si sta ragionando su una fuga di notizie, secondo cui il presidente Lombardo è indagato. Io non faccio sconti a nessuno, guardo i fatti e ho sufficiente esperienza per documentarmi e per leggere le carte". "Certo - ha aggiunto Russo, - se dovesse risultare che Lombardo abbia favorito la mafia, io andrei subito via, ma andrebbe via anche lo stesso Lombardo".
Le affermazioni dell'assessore a qualcuno sono sembrate un’ingerenza indebita, un sorta di attacco alla magistratura e Russo, quindi, ha voluto subito chiarire puntualizzando quanto detto: "Il senso delle mie parole è stato evidentemente mal interpretato. Non mi sono mai sognato di dire che il processo giudiziario della Procura di Catania sia basato sul nulla anche perché - non conoscendo gli atti – non lo posso pensare. A scanso di equivoci ribadisco di avere detto che si sta imbastendo un processo, riferendomi chiaramente e logicamente a quello mediatico, basato sul nulla, basato cioè su una fuga di notizie secondo cui il presidente della Regione Lombardo sarebbe indagato". "A questo punto - ha aggiunto - forse è bene ribadire anche l'ovvia, totale e incondizionata fiducia nell'operato della magistratura. Ritenevo che il senso del discorso fosse sufficientemente chiaro nel momento in cui ho ribadito – come già fatto venti giorni fa - che se dovesse risultare che il presidente della Regione ha favorito la mafia non esiterei un attimo ad andarmene e penso che anche lui andrebbe via".
Ricordiamo che Massimo Russo è stato uno degli uomini che Raffaele Lombardo ha fortemente voluto nella sua giunta come "uomo di garanzia", un tecnico al di sopra delle parti e assolutamente trasversale a livello politico. Lombardo ha riconfermato Russo, nelle due successive amministrazioni.
Nato a Mazara del Vallo, Russo ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze nel 1985. Nominato uditore giudiziario con D.M. 27 dicembre 1987, dopo aver svolto il tirocinio a Firenze, è stato assegnato nell'ottobre 1989 alla Pretura Circondariale di Marsala ove ha svolto le funzioni di giudice delle indagini preliminari (anche con compiti di coordinamento), di pretore penale e di applicato al Tribunale di Marsala per l'integrazione dei collegi penali.
Nell'ottobre del 1991 ha assunto le funzioni di sostituto presso la Procura della Repubblica di Marsala, allora retta dal giudice Paolo Borsellino, rimanendovi sino al novembre del 1994 allorquando si è trasferito presso la Procura della Repubblica di Palermo. Nel 1998 è stato nominato componente della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
In un periodo di straordinario impegno per la vastità e la gravità dei fenomeni criminali manifestatisi nel territorio di quel distretto, Russo ha trattato numerosi procedimenti penali riguardanti i reati di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, e omicidi deliberati e commessi da esponenti dell'organizzazione mafiosa "Cosa Nostra". In tale ambito ha coordinato le investigazioni dirette alla cattura di diversi latitanti ed è stato titolare di indagini preliminari, tra le più delicate e complesse nel settore della criminalità organizzata di stampo mafioso, che hanno dato vita ad un'imponente attività processuale già definita con sentenze di condanne (molte irrevocabili) nei confronti di centinaia di appartenenti a "Cosa Nostra", riconosciuti colpevoli di gravissimi delitti e condannati all'ergastolo ovvero a pesanti pene detentive.
Nel 2002 ha diretto il "Laboratorio per le indagini sulla criminalità organizzata" nell'ambito del corso di laurea in Scienze dell'Investigazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di L'Aquila. È stato coautore della pubblicazione "L'organizzazione e l'attività della polizia giudiziaria nel nuovo codice di procedura penale", e relatore in diversi incontri su temi inerenti l'aggiornamento professionale e questioni di giustizia.
Dal febbraio del 2001 sino al giugno 2005 ha ricoperto la carica di presidente della sezione distrettuale di Palermo dell'Associazione Nazionale Magistrati. Nel febbraio 2005 è stato nominato presidente della "Fondazione progetto legalità in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia".
[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, LiveSicilia.it, GdS.it]