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L'uomo del gas...

Secondo Ciancimino jr (e non solo secondo lui) l'oscuro mediatore tra Berlusconi e Putin è il siciliano Antonio Fallico

01 dicembre 2010

Come oramai tutti sapranno, nei files di Wikileaks riguardanti il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ce n'è uno che parla di un'"oscuro intermediario" del Cavaliere in Russia, un uomo che parla in russo. "Diplomatici americani a Roma riportano nel 2009 come i loro contatti italiani descrivano il rapporto tra Berlusconi e Putin come 'straordinariamente stretto', inclusi generosi regali, lucrosi contratti in campo energetico e un oscuro intermediario italiano che parla russo".
Il Fatto Quotidiano il 23 ottobre del 2009 descriveva la figura e il ruolo di Antonio Fallico, ex compagno di scuola di Marcello Dell'Utri, in Russia dal 1974, consulente Fininvest negli anni 1986-1988, quando Publitalia sbarca in Urss.
Nato a Bronte (CT), nel 1945, dopo la laurea in filologia, sale in cattedra all'Università di Verona, dove lo contatta un funzionario dalla Banca Cattolica del Veneto. Fallico conoscendex.jsp il russo e la banca, che oggi fa parte del gruppo Intesa-San Paolo, gli chiede una mano per sbarcare a Mosca.
E' Antonio Fallico l'oscuro intermediario italiano che parla russo?

Secondo Massimo Ciancimino (ancora lui! pure negli intrighi internazionali svelati da Wikileaks!) sì! E' proprio Antonio Fallico l'oscuro intermediario.
Rivelazione fatta in un'intervista al giornalista Marco Lillo, de "Il fatto", che, come dire, è sobbalzato alla rivelazione: "Ciancimino, non esageri: dopo la trattativa Stato mafia, ora ci vuole spiegare pure la trattativa Putin-Berlusconi sul gas, non le sembra un po' troppo?"
Il figlio dell'ex sindaco di Palermo, tranquillizza Lillo e spiega: "Io sono stato prima un protagonista e poi una vittima di quella trattativa. Wikileaks riporta la nota degli americani in cui si parla del mediatore italiano che parla russo? Tutti si chiedono chi sia. Bene, io 'il mediatore' lo conosco bene, si chiama Antonio Fallico, e chi me lo ha presentato lo definiva 'la chiave per Gazprom'".
Massimo Ciancimino è stato a lungo un manager del settore dell'energia, grazie alle imprese di famiglia ha accumulato una fortuna investendo sul gas e, poco prima di essere indagato dalla procura di Palermo, trattava con la Gazprom, il colosso russo dell'energia. L'oscuro mediatore, come spiega Ciancimino, è dunque il "siciliano che è stato nominato presidente di Zao Bank, la filiale di Banca Intesa a Mosca. Io l'ho conosciuto prima del mio arresto quando per primo avevo capito le potenzialità del buisiness dell'energia e trattavo con Gazprom per importare il gas dalla Russia. Ero a un passo dalla conclusione, poi mi hanno indagato e l'affare se lo sono preso gli amici di Berlusconi. Se il contratto fosse andato in porto nella sua interezza, avremmo guadagnato 180 milioni di euro di utili all'anno. Tanti soldi che permettono di far guadagnare tante persone, sia in Italia che in Russia”.

Convinto che sia il professore Fallico l'oscuro mediatore anche Massimo Mucchetti, giornalista del Corriere della Sera. Certo, verrà che da tempo, le cronache finanziarie fanno menzione di Antonio Fallico, presidente di Intesa Sanpaolo Russia, advisor di Gazprom per l'Italia, e dunque abituale interlocutore di Eni ed Enel. Un uomo molto apprezzato da Silvio Berlusconi tanto da riceverne pubblici onori, quando, nel 2004, il premier presenziò all'inaugurazione della filiale russa di Banca Intesa. Mucchetti racconta come, in quell'occasione Berlusconi "non spese una parola per il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, e per l'amministratore delegato, Corrado Passera, presenti per ragioni d'ufficio" ma ebbe apprezzamenti solo per Fallico. In altre occasioni del resto Berlusconi ha parlato del "professor" Fallico come del suo uomo di fiducia all'amico Putin. Il quale, però, ha tutte le informazioni per sapere che Fallico ha una storia tutta sua, che può certo incrociare Berlusconi e i suoi amici come tanti altri imprenditori e uomini di governo italiani che hanno chiuso affari prima con l'Urss e poi con la Federazione Russa.

L'UOMO DEL GAS
di Marco Atella (Il Fatto Quotidiano, 29 novembre 2010)

"Per accordarsi con Gazprom serve un 'prete', uno che fa conoscere le persone e le porta al tavolo della trattativa. In maniera serena e ben predisposte". Lo diceva Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito, in un'intervista a RaiNews24 nel giugno del 2006. Ciancimino è uno che di gas se ne intende. Tra il 2002 e il 2005 aveva provato a farlo lui un accordo con Gazprom per portare il gas direttamente in Italia, scavalcando l'Eni. Poi tutto era saltato a causa delle indagini della procura di Palermo e il sequestro della Fingas: la società siciliana che avrebbe dovuto guidare lo sbarco dei russi.
Il "prete" però Massimo Ciancimino lo aveva trovato davvero. La persona che gli aveva spiegato a quale porte bussare e soprattutto quanto fosse importante finanziare anche con piccole cifre una fondazione vicina a Vladimir Putin ("era un biglietto da visita, un modo per farsi accettare", spiega oggi Ciancimino junior al Fatto Quotidiano), si chiama Antonio Fallico, è un'amico d'infanzia di Marcello Dell'Utri e, a partire dalla metà degli anni '80, è stato consulente della Fininvest in Unione sovietica.
Così oggi, mentre Silvio Berlusconi e Putin, discutono in segreto di politica, di energia e di affari in una dacia, dietro a loro si allunga l'ombra di quest'uomo piccolo e silenzioso che è presidente di Banca Intesa a Mosca e "ambasciatore" delle imprese italiane in Russia.
Non è un caso insomma se negli ultimi anni molti imprenditori legati a Berlusconi abbiano tentato, con alterne fortune, di entrare nel business del gas.

Gli amici di Silvio - Prima lo stesso Dell'Utri, poi il banchiere-consigliere di amministrazione della Fininvest, Ubaldo Livosi. E infine, l'ex socio di Berlusconi in Telepiù, Bruno Mentasti. Va male a tutti. Anche a Mentasti che pure vede l'Eni firmare un accordo che permetteva l'ingresso in Italia della Centrex Europe Energy & Gas AG, la società usata da Gazprom per commercializzare il gas in Europa, della quale lui aveva acquistato il 33 per cento. Nel 2006, però, lo scenario cambia. Eni e Gazprom siglano un nuovo accordo. L'Eni promette di far vendere ai russi tre miliardi di metri cubi di gas. Dietro al contratto c'è una strategia più ampia, con forti implicazioni politiche: il progetto per gasdotto Southstream (50% Eni, 50% Gazprom); l'acquisto da parte di Eni (nel 2007) degli asset di Yukos, la società petrolifera smantellata; e infine la partecipazione russa al giacimento libico Elephant dell'Eni.

Tocca alle municipalizzate - Tre miliardi di metri cubi valgono più o meno 280 milioni di dollari di ricavi. Il boccone è insomma prelibato. Nel settembre del 2008 se ne aggiudica una parte Plurigas Spa, partecipata al 70% da A2A (Aem Milano e Asm Brescia) e al 30% da Iride (Aem Torino e Amga Genova). Plurigas entra in una joint venture (la A2A Beta SpA) in cui Gazprom partecipa al 50% (attraverso la controllata tedesca ZMB Gmbh). La nuova società permette ai russi di vendere al consorzio di municipalizzate 900 milioni di metri cubi con un'opzione ventennale. L'accordo, siglato a Bergamo, arriva dopo sei anni di trattative, nelle quali ha svolto un ruolo fondamentale Fallico. Il quale è addirittura coinvolto in prima persona in un secondo contratto, firmato da Gazprom nell'agosto di quest'anno, con il consorzio Sinergie Italiane Srl (35% Enia e 23% Ascopiave) per la fornitura di un miliardo di metri cubi. Fallico infatti è stato membro del cda di Sinergie dal 4 agosto 2008 (data di costituzione della Srl) all'11 marzo del 2009, quando esce di scena dopo aver tirato la volata al gruppo.
Ma chi è davvero Antonio Fallico? Nato a Bronte (Catania), nel 1945, si diploma al liceo classico Capizzi, in cui ha studiato anche Dell'Utri. Dopo la laurea in filologia, sale in cattedra all'Università di Verona, dove lo contatta un funzionario dalla Banca Cattolica del Veneto. Fallico conosce il russo e la banca, che oggi fa parte del gruppo Intesa-San Paolo, gli chiede una mano per sbarcare a Mosca.

Un siciliano al Cremlino - Così nel 1974 Fallico si trasferisce in Urss. E comincia a fare carriera. Uomo di relazioni, si fa strada nei salotti. Conosce Leonid Brezhnev e i suoi figli, Jurij Andropov, Mikhail Gorbaciov, Boris Eltsin e Putin, già ai tempi in cui era vice-sindaco di San Pietroburgo. Ed è proprio Putin che lo premia, il 22 aprile del 2008, con l'Ordine dell'amicizia, la più alta decorazione riservata a cittadini stranieri. In quello stesso giorno, presso la residenza presidenziale di Novo-Ogaryovo, alle porte di Mosca, Intesa-Sanpaolo sigla un accordo con i russi di Gazprombank (il braccio finanziario di Gazprom) per creare una nuova banca italo-russa. Tra i compiti dell'istituto, dice un comunicato, c'è quello di finanziare "la costruzione del gasdotto intercontinentale South Stream". Oltre alla benedizione di Putin, c'è quella del Cavaliere. Come racconta lui stesso al periodico Bronte notizie, Fallico, viene contattato da Berlusconi "negli anni '86-'88". Così diventa un consulente Fininvest a Mosca e pure Publitalia sbarca in Urss.

Appartamenti nucleari - Il nome di Fallico compare molti anni più tardi anche nelle operazioni di smantellamento e bonifica dei sottomarini nucleari russi. Suo infatti – rivela l'Espresso a maggio 2010 - è l'appartamento affittato nel centro di Mosca dalla Sogin, società pubblica che nel nostro paese sovrintende allo smaltimento delle vecchie centrali, e a Mosca, con una unità speciale a Mosca, è incaricata di rendere "sicuro" il materiale radioattivo asportato dai sottomarini. Ma Sogin spende più in rappresentanza che in attività: l'appartamento di Fallico, 200 metri quadrati nel centro di Mosca, costa infatti 9mila euro al mese.

Prospettiva Lenin - Oggi Antonio Fallico continua a mietere consensi. Appena nominato console onorario della Federazione Russa a Verona, ha presentato e firmato il suo primo romanzo "Leninsky Prospekt" (Prospettiva Lenin), pubblicato in Russia con lo pseudonimo "Anton Antonov". Il protagonista è un italiano che va a Mosca a lavorare per il Kgb e l'Urss, di cui condivide gli ideali. L'italiano entra in contatto con funzionari comunisti e riesce a relazionarsi con il "cerchio interno" dell'apparato. Lui dice che si tratta di una storia vera, basata sulla conoscenza di un ex spia, che ha incontrato un giorno in una strada di Mosca, mentre chiedeva l'elemosina. "So che è stato consegnato alle autorità italiane e ha trascorso dieci anni in prigione", spiega ai giornalisti russi. Ma in molti pensano che l'ex uomo del KGB sia proprio lui. Il brontese, amico di Putin e del Cavaliere, che ha studiato filologia ma si è convertito presto agli affari. Perché "il cibo spirituale, purtroppo, non sfama".

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01 dicembre 2010
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