L’UOMO SENZA PASSATO
Un film con una morale della stessa sostanza di cui son fatte le favole
Noi vi consigliamo di vedere…
L’UOMO SENZA PASSATO
di Aki Kaurismaki
In una notte finlandese gelata e silenziosa un uomo (Markku Peltola), sbarcato da un treno, viene pestato a sangue in un giardino dove si era assopito accanto ai suoi bagagli. Il malcapitato si risveglia in ospedale e, nonostante sia ricoperto di bende, decide di andarsene. L’uomo non ricorda nulla, il trauma l’ha completamente privato della memoria, e va a finire in una specie di bidonville, dove riesce a sistemarsi in un container munito di juke box. Non deve faticare molto per farsi accettare dalla comunità di sbandati, ed avvia una relazione con una volontaria (Kati Outinen Premio Miglior attrice a Cannes 2002) che presta soccorso agli emarginati. Insomma, sebbene sia privo di identità, risale lentamente la china, fino a conquistare con insospettabile determinazione la propria dignità. Ricostruendosi ex-novo un'esistenza, sicuramente migliore di quella che si è lasciata alle spalle. E quando il suo passato infelice inevitabilmente ritorna alla fine del film, non riesce nemmeno a scalfirlo, tanto lui è certo di non essere più quello. Una commedia pastello e piena di speranza, dove la vita è riscrivibile nel cinema, in una sorta di realismo anti-virtuale. Un mondo a parte quello di Kaurismaki. Un umanità alla Charlie Chaplin, di poche parole, impermeabile, indolente, perfino toccante. Un mondo povero ed insospettabilmente pieno di colori, pieno anche di dignità: una favola controtendenza, sottile, tenerissima. Insomma per chi ama il cinema di questo originalissimo talento che è Aki Kaurismaki un'occasione da non perdere. Ma anche l’occasione giusta per chi ancora non lo conosce.
Distribuzione Bim
Durata 97'
Regia Aki Kaurismäki
Con Markku Peltola, Kati Outinen, Annikki Tahti, Juhani Niemela, Kaija Pakarinen
Genere Drammatico
L'umorismo di Aki
Il mio ultimo film era muto e in bianco e nero, cosa che dimostra chiaramente che sono un uomo d'affari. Il passo successivo, se volessi procedere su quella strada, però, richiederebbe l'eliminazione stessa del film. Cosa rimarrebbe allora: un'ombra. Quindi, sempre pronto al compromesso, ho deciso di fare marcia indietro e realizzare questo film, pieno di dialoghi e in più ricco di una varietà di colori, per non parlare di altri valori commerciali! Devo ammettere che, sepolta nel mio subconscio, c’era la speranza che questo passo mi avrebbe fatto sembrare anche normale. Spero che la mia visione sociale, economica e politica dello stato, della società, della morale e dell’amore si possa evincere dal film stesso. Sinceramente vostro,
Aki Kaurismäki
La critica
''Kaurismaki dirige un film romantico che, ad onta del degrado sociale, osserva il mondo con occhio benevolo, fa sorridere spesso e, alla fine, esprime una morale della stessa sostanza di cui son fatte le favole''.
(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 23 maggio 2002)
''Autore errante e straziato, Aki Kaurismaki fa un balzo sorprendente nel colore e nella commedia dopo avere per anni rovistato con talento nel male di vivere. Il suo film ha vinto a Cannes il Gran premio della giuria e forse meritava di più. L'interprete femminile, Kati Outinen, ha avuto invece la Palma d'oro come migliore attrice''.
(Piera Detassis 'Panorama', 5 dicembre 2002)
''Humour imperturbabile, avventure derisorie, personaggi impagabili, esaltati dalle luci gentili di Timo Salminen. Kaurismäki non ha eguali nel comico a lenta combustione e nel contrasto musicale. La scena in cui Kati Outinen, volontaria dell'Esercito della Salvezza e futuro amore di M, si sveste triste e sola nella sua cameretta, è la quintessenza dello spleen. Chiunque ci avrebbe messo sotto un bel blues. Kaurismäki no, lui usa 'Do the Shake' dei Renegades. E di colpo la felicità acquattata in tutta quella malinconia ci salta addosso. Da non perdere se credete che cinema faccia ancora rima con sentimento''.
(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 dicembre 2002)
Note
Gran Premio della Giuria e premio alla migliore interpretazione femminile a Kati Outinen al Festival di Cannes 2002.
Fonti: primissima.it / cinematografo.it