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La brevissima prima udienza del 'processo dell'anno'

Il caso Ruby al tribunale di Milano: il processo, appena aperto, è stato subito rinviato al 31 maggio. Il premier dichiarato contumace

06 aprile 2011

Ha inizio il 'processo dell'anno'. Un bagno di folla per un'udienza lampo. Centinaia di giornalisti accreditati, make up di parte del Palazzo di Giustizia, gabbie degli imputati coperte da enormi teli bianchi, forze dell'ordine allertate e perimetro del Tribunale letteralmente invaso dalle fly televisive per un avvio di procedimento nel quale è stata segnata la data della prima vera udienza, e che, al di là delle aspettative da 'mondo visione', non ha visto la presenza né di Ruby-Karima, né di Silvio Berlusconi e neppure dei suoi difensori, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, entrambi deputati e impegnati a Roma.
E infatti l'udienza è durata neppure cinque minuti: si è aperto ed è stato subito aggiornato al prossimo 31 maggio, dal collegio presieduto dal giudice Giulia Turri, insieme ai giudici Carmen D'Elia e Orsolina De Cristofaro. In aula era presente invece l'accusa: il sostituto procuratore Antonio Sangermano, titolare del fascicolo, e il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, che insieme al pm Pietro Forno (assente), ha coordinato l'inchiesta.
Berlusconi, che come abbiamo detto era assente, è stato dichiarato contumace dai giudici della quarta sezione penale. Il presidente del Consiglio, tramite il suo collegio difensivo, ha fatto avere alla corte una lettera nella quale spiega di non poter essere presente in aula per impegni istituzionali, ma consentendo comunque lo svolgimento dell'udienza.
Come è noto il premier è accusato di avere avuto rapporti sessuali con Ruby quando la giovane era ancora minorenne, tra il febbraio e il maggio 2010, e di aver fatto pressioni sulla questura di Milano per rilasciare la giovane marocchina nella notte tra il 27 e il 28 maggio dell'anno scorso e per farla affidare alla consigliera regionale Nicole Minetti.

Malgrado la durata minima, dall'udienza è emersa comunque una notizia importante. L'avvocato Paola Boccardi, legale di Karima el Maroug, in arte Ruby, ha annunciato infatti che la sua assistita non si costituirà parte civile nel processo dove è considerata parte offesa rispetto al reato di prostituzione minorile. "Abbiamo deciso di non costituirci parte civile nel processo contro il presidente Berlusconi - ha chiarito la Boccardi - perché questo significherebbe ammettere che Ruby andava ad Arcore a prostituirsi". "Ruby - ha precisato ancora l'avvocato - non andava a prostituirsi ma andava per partecipare a delle serate normali anche se in tutta questa vicenda lei innegabilmente ha subito dei danni di cui non potrà chiedere il risarcimento".
Non si costituirà parte civile neppure Giorgia Iafrate, uno dei funzionari della polizia che si trovava in Questura la notte della telefonata di Silvio Berlusconi tra il 27 e il 28 maggio. Lo ha confermato, sempre a margine della prima udienza, il suo avvocato Luca Gentili. Non c'erano invece in aula gli avvocati di Pietro Ostuni e Ivo Morelli, gli altri due dirigenti di polizia presenti quella notte.
La notizia è stata accolta naturalmente con soddisfazione dalla difesa di Berlusconi. "Oggi l'elemento significativo dell'udienza è che nessuna persona, né funzionari della questura né la signorina Ruby, si è costituita parte civile", ha commentato l'avvocato Giorgio Perroni, legale del premier, aggiungendo: "Siamo convinti che da questo processo verrà fuori l'estraneità di Berlusconi da tutti e due i reati contestati".

Come dicevamo all'inizio dell'articolo, già un'ora prima dall'apertura del processo l'aula era gremita di giornalisti arrivati a Milano da tutti i continenti. Alle televisioni non è stato consentito però di essere presenti con le loro telecamere. Il procuratore generale di Milano, Manlio Claudio Minale, ha infatti mantenuto la sua posizione, confermando da responsabile della sicurezza del palazzo di giustizia il divieto di ingresso a cine-operatori e fotografi. Il no però non è definitivo. Infatti, si sta lavorando a una mediazione per il prosieguo del processo, ammettendo la sola Rai, servizio pubblico, che poi passerebbe le immagini alle altre emittenti. Per il momento i network internazionali si sono dovuti accontentare di presidiare il piazzale davanti il tribunale, dove centinaia di troupe erano appostate dall'alba.

E la Camera disse sì al conflitto di attribuzione - Sì al conflitto di attribuzione per provare a togliere il processo ai giudici di Milano. Ieri in aula 314 voti a favore e 302 voti contrari. Presenti al gran completo anche i ministri del governo (Umberto Bossi e Giulio Tremonti, Angelino Alfano, Renato Brunetta, Gianfranco Rotondi e Mara Carfagna, assieme a Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Paolo Romani, Giorgia Meloni, Saverio Romano, Maria Vittoria Brambilla, Franco Frattini e il titolare della Difesa, Ignazio La Russa).
Mentre fuori Montecitorio divampava la protesta democratica, Pdl-Lega-Responsabili hanno strappato un sì al conflitto d'attribuzione sul caso Ruby. Per il Pd una vittoria di strettissima misura, con uno scarto "reale" di soli tre voti. Grazie, dunque, proprio ai Lib-Dem che hanno votato a favore.
L'obiettivo, raggiunto da parte della maggioranza, era quello di chiedere alla Consulta di pronunciarsi sulla competenza del tribunale dei Ministri per il processo che vede coinvolto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sottraendolo a quella dell'autorità giudiziaria di Milano.

La parola alla Consulta - Il Parlamento ha deciso, si va alla Corte Costituzionale. E se la Consulta dovesse dichiarare ammissibile il conflitto tra poteri dello Stato, il processo Ruby potrebbe essere sospeso per motivi di opportunità, anche se la Procura si opporrà allo 'stop'.
I legali di Silvio Berlusconi chiederanno probabilmente di bloccare il processo in base alla legge del 1953 che regola il funzionamento della Corte Costituzionale e stabilisce che "l'esecuzione degli atti che hanno dato luogo al conflitto di attribuzione fra Stato e Regione ovvero fra Regioni può essere in pendenza del giudizio sospesa per gravi ragioni, con ordinanza motivata, dalla Corte".
La Procura ha già anticipato nei giorni scorsi che si opporrà all'ipotesi di una sospensione che, comunque, dovrebbe essere dichiarata necessariamente dal momento in cui i giudici costituzionali si riuniranno in camera di consiglio per la decisione nel merito sul conflitto. Nel caso in cui la Corte dovesse stabilire che la competenza spettava al Tribunale dei Ministri, si ripartirebbe dalla fase delle indagini e verrebbero annullati 'solo' gli atti processuali, sempre che il processo nel frattempo non sia stato sospeso. Quindi, sulla base del materiale investigativo raccolto, il Tribunale dei Ministri dovrebbe chiedere il processo o l'archiviazione per Berlusconi.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]

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06 aprile 2011
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