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La carica dei 104

Il sottosegretario Davide Faraone sugli allarmanti numeri di quanti beneficiano della legge soprattutto nell'Agrigentino

12 gennaio 2015

Prendendo spunto da un celebre cartoon l'ha chiamata "la carica delle 104". Così il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone ha definito il massiccio ricorso alla cosiddetta legge 104 - la legge sui permessi retribuiti e sulle corsie preferenziale negli spostamenti vicino a casa -   in una scuola di Menfi, la "Santi Bivona", nell'agrigentino, scoperto grazie ad un articolo di Riccardo Bruno, del Corriere del Mezzogiorno, che riporteremo di seguito.
Faraone, nella sua pagina Facebook, ha denunciato che in una scuola della cittadina "70 su 170 tra insegnanti e personale Ata sono beneficiari della 104. I numeri emersi nella provincia di Agrigento sono veramente allarmanti - ha aggiunto - Mi dicono che il fenomeno riguardi anche altri comparti del pubblico servizio ma nella scuola è una vera e propria 'calamità innaturale', tra l'altro in una provincia dove il bisogno di scuola e istruzione è fondamentale".

Per Faraone "una parte considerevole di docenti e personale Ata - soprattutto nella scuola dell'infanzia e nella primaria di primo e secondo grado, ovvero in quelle fasce in cui, mancando i posti è più difficile ottenere la mobilità - potrebbe aver fatto in modo di ottenere il riconoscimento della legge 104/1992, ovvero lo status di disabile, per migliorare la propria condizione lavorativa e rimanere vicino casa. Questo vuol dire che tutti gli altri colleghi, corretti e con il senso dello stato e delle regole, si sono viste negare richieste di trasferimento per via di questi 'inamovibili'".
"Storture come questa vanno assolutamente corrette. - ha concluso - Come si fa ad educare se non si comincia da se stessi ad essere esempi di integrità e di rispetto delle regole?".

La scuola dove stanno a casa quattro professori su dieci
di Riccardo Bruno (Corriere del Mezzogiorno, 9 gennaio 2015)

La vicepreside attende all’ingresso con un sorriso malizioso: «No, io non ho la 104». Che non è un modello di automobile ma una legge, nata 22 anni fa per tutelare i lavoratori con gravi disabilità o costretti ad assistere figli e genitori in difficoltà. Qualcuno ne ha approfittato. Ad Agrigento è diventata un’epidemia, in questa scuola di Menfi, sulla costa meridionale della Sicilia, l’Istituto comprensivo «Santi Bivona», dove è stato battuto ogni record: 70 casi su 170 tra docenti e bidelli. Oltre il 40 per cento, carte mediche alla mano, sarebbe messo davvero male.
«Abbiamo un triste primato, lo so» allarga le braccia la preside, Teresa Guazzelli. A novembre ha consegnato l’elenco dei beneficiari della 104, come ha chiesto a lei e a tutta la provincia il provveditore, e adesso aspetta di capire cosa fare. «Noi dirigenti non possiamo che prendere atto delle certificazioni. Non abbiamo mansioni investigative, né possiamo valutare le singole patologie».
È evidente che anche a lei questo andazzo non piace, non solo per quel senso civico e di dovere che gli viene da tradizione familiare (il padre, il maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, proprio in queste terre fu ucciso dalla mafia nel ‘92) ma anche per ragioni pratiche. «Gestire tutto questo personale con la 104 pone non pochi problemi organizzativi». La norma dà diritto a 3 giorni al mese di permesso, per curarsi o curare gli altri, soltanto alla Santi Bivona di Menfi sono 210 giornate lavorative che vengono a mancare. «E c’è qualcuno che ti avvisa la mattina stessa che non verrà a scuola» lamenta la preside Guazzelli.

Nella provincia di Agrigento, capitale italiana dell’invalidità, vera o presunta, la bomba è deflagrata quando lo scorso settembre la Procura ha arrestato una ventina di persone, sopratutto medici compiacenti, e ne ha indagato oltre 100. Due anni di inchiesta, intercettazioni e pedinamenti, per dipingere un quadro che il gip ha definito senza timori «un circo». Nel quale ci sono pneumologi che soffiano nello spirometro perché il paziente non è in grado di sbagliare da solo il test, o radiologi che invitano «a mettersi storti» per far apparire patologie inesistenti.
Molti hanno ammesso e raccontato anche altro, e adesso la Procura ha aperto un nuovo filone con quasi 300 persone coinvolte. «Ci sono evidenti storture, un sistema di diffusa illegalità. Qualcuno non ha fatto il proprio dovere e ancora una volta è toccato alla magistratura svolgere una funzione di supplenza» osserva il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, che sta seguendo il corposo fascicolo con il capo dell’ufficio Renato Di Natale e il sostituto Andrea Maggioni.
Sulla strada però i pm stanno trovando altri alleati. Il provveditore Raffaele Zarbo ha da poco concluso il primo censimento sui beneficiari della 104, perché finora nessuno sapeva esattamente quanti fossero, e consegnato il cd all’Inps. I numeri sono da capogiro: 1.043 docenti su 4.031 considerando scuola dell’infanzia, primaria e medie; 469 su 1.823 nel personale Ata, dai direttori amministrativi ai tecnici. Praticamente uno su 4, con una punta di oltre il 30 per cento tra gli insegnanti d’asilo. «Se si scoprissero anomalie o falsità sono pronto a prendere provvedimenti disciplinari o a spostare il personale» promette il provveditore.

I vantaggi di farsi scudo della «104» sono molteplici. Non solo permessi garantiti, a volte si aggiunge anche un riconoscimento economico. E soprattutto, nel mondo della scuola, permette di chiedere il trasferimento definitivo o provvisorio vicino casa. «In una provincia come la nostra con tanti docenti e pochi posti, di fatto solo chi ha la 104 si vede accolta la domanda» ammette il provveditore Zarbo.
Adesso che la lista c’è, l’Inps ha in programma una verifica di massa, oltre 1.500 persone da sottoporre nei prossimi mesi a una visita medico-legale di verifica. Mai avvenuto in Italia. «È almeno da dieci anni che denunciamo questo malcostume, speriamo che sia la volta buona» si augura Dorenzo Navarra, maestro (senza la 104) di Sciacca costretto ogni giorno a raggiungere la cattedra a Palermo, 200 chilometri andata e ritorno.
Come presidente dell’associazione «Insegnanti in movimento», mille iscritti, è pronto a costituirsi parte civile nel processo che si farà sui furbetti delle cartelle cliniche. «Abbiamo visto di tutto, perfino colleghi che erano in permesso e poi mettevano online le foto della crociera, talmente si sentivano tranquilli. Si è toccato il fondo, e molti non lo sopportano più».

- "Malattie professionali" (Guidasicilia.it, 10/01/15)

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12 gennaio 2015
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