La Carta di Lampedusa
Un patto che unisce tutte le realtà e le persone che la sottoscrivono nell'impegno di affermare che "l'accoglienza che vogliamo non è un'utopia"
"Non voglio e non posso dettare i contenuti della Carta, questa deve nascere da tutti voi e dal vostro incontro con la comunità dell’isola, ma credo comunque che questa debba tener conto del fatto che le attuali politiche migratorie violano non soltanto i diritti dei migranti, ma anche quelli delle popolazioni legate al destino di confine".
Così, dopo i saluti di rito, con un piede in isola e uno in mare, la sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha cominciato il suo applaudito intervento davanti all’assemblea degli attivisti venuti dal continente e dei rappresentanti delle categorie economiche e delle associazioni dei residenti. L’incontro si è svolto in apertura del meeting, prima di cominciare la discussione vera e propria sui contenuti della Carta di Lampedusa.
La grande partecipazione - sostiene la sindaca - dimostra che la Carta di Lampedusa ha già raggiunto il suo primo obiettivo e si è rivelata un utile strumento per aggregare "un mondo di persone che su temi come le migrazioni, la lotta alle mafie e le battaglie per i diritti umani ha fatto una ragione di vita".
L’unicità dell’isola, continua Giusi Nicolini, non sta solo nella sua geografia ma anche e soprattutto nel coraggio con cui ha affrontato situazioni difficili. "Anche il papa, quando è venuto a trovarci, non ha cessato di stupirsi nel constatare cosa ha saputo donare in termini di accoglienza questa piccola comunità. Non è retorica o vanagloria affermare che la nostra isola, così piccola e così sola, ha saputo affrontare flussi per noi enormi di migrazioni. Lampedusa ha dimostrato quanto sia cinico, ipocrita e pure falso sostenere che la grande Europa non possa accogliere le persone che sono passate di qua. Lampedusa ha saputo far cadere il velo della menzogna di politiche sicurtarie che alimentano e allo stesso tempo si nutrono di paure ingiustificate. Quelle stesse politiche che hanno fatto scempio dell’immagine che aveva la mia bella isola. Lampedusa ha saputo accogliere e come lo ha fatto in passato, lo saprà fare anche in futuro. Ma deve essere chiaro che anche l’Europa lo può e lo deve faresicurtarie".
Chiudersi in una fortezza, avverte la sindaca, non servirà a difendere e a far sopravvivere una economia in profonda crisi. "Così come non servirà negare il diritto all’accoglienza a coloro che prima di tutto sono naufraghi delle politiche di sviluppo che l’Europa ha scelto per il loro Paese". Le frontiere, continua Giusi Nicolini, non possono limitare il diritto ad una vita degna. "Non c’è una sola Lampedusa, in Europa e nel mondo. Sono tante le Lampedusa nel mare Mediterraneo così come tra l’Australia e le Filippine. Tutte queste Lampedusa vogliono che il diritto di asilo diventi effettivo, che la tratta venga combattuta e resa inutile da un modo diverso di affrontare le politiche migratorie. Non ci sarebbe bisogno di Mare Nostrum se ci fossero forme agili per concedere il diritto di asilo".
"Lampedusa - continua - deve trasformarsi in quel modello che già è. Non più una frontiera militarizzata, ma un luogo che possa dimostrare a tutte le Lampeduse del mondo come potrebbero essere: la porta di ingresso per un accoglienza dignitosa in cui anche i diritti degli abitanti siano rispettati. La Carta di Lampedusa - conclude tra gli applausi - ha tutte le potenzialità per dare le ali a questa che non è solo una utopia. E se siete venuti sino a qua, lo sapete bene anche voi. Per questo, sono sicura che ci sorprenderete". (Articolo di Riccardo Bottazzo, il manifesto)
Come contributo alla Carta di Lampedusa, il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, ha avanzato due proposte. La prima si basa su "accordi bilaterali e identificazione in carcere". "L'obiettivo degli accordi - spiega Marroni - è di permettere ai detenuti di scontare la pena nel loro Paese, per un periodo non superiore a quello previsto dal codice italiano. Per rendere tali operazioni fattibili occorre instaurare una procedura di identificazione dello straniero in carcere".
La seconda proposta, invece, parla di "Superamento del Sistema Cie e potenziamento della Misura Rva". "Sarebbe pertanto auspicabile introdurre forme di rimpatrio volontario nei Paesi d'origine - conclude il Garante - incentivando la realizzazione di progetti appartenenti al programma Rva (Rimpatrio Volontario Assistito), finanziato dal Fondo europeo per i rimpatri. L'introduzione programmatica di questa misura permetterebbe non solo di evitare il trattenimento nei Cie ma anche di allineare maggiormente le politiche migratorie italiane alle linee guida affermate nella direttiva 115/2008/CE (cosiddetta direttiva rimpatri)".
La Carta di Lampedusa
Testo approvato a Lampedusa l’1 Febbraio 2014
PREAMBOLO
La Carta di Lampedusa è un patto che unisce tutte le realtà e le persone che la sottoscrivono nell’impegno di affermare, praticare e difendere i principi in essa contenuti, nei modi, nei linguaggi e con le azioni che ogni firmatario/a riterrà opportuno utilizzare e mettere in atto.
La Carta di Lampedusa è il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014, dopo la morte di più di 600 donne, uomini e bambini nei naufragi del 3 e dell’11 ottobre 2013, ultimi episodi di un Mediterraneo trasformatosi in cimitero marino per le responsabilità delle politiche di governo e di controllo delle migrazioni. (Continua a leggere qui)