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La ''Carta per il clima, l'equità e la lotta alla povertà'' firmata dagli ambientalisti, dal Governo e dai sindacati

19 gennaio 2007

''La lotta alla povertà passa per il clima''
di Valerio Gualerzi (Repubblica.it,  17 gennaio 2007)

Fastidiose zanzare anche d'inverno, settimana bianca annullata per la mancanza di neve, bolletta elettrica estiva più salata per colpa dell'afa insopportabile. Il problema del riscaldamento globale da circa un anno ha finalmente sfondato il muro dell'omertà, ma le sue conseguenze e la sua percezione in Occidente sono limitate (almeno per ora) a questi ''piccoli'' inconvenienti.
Molto diverso è il discorso per chi vive sul filo della sopravvivenza. In questo caso i cambiamenti climatici hanno effetti molto più drammatici. Lunghi periodi di siccità alternati a piogge torrenziali, terreni resi improduttivi dalla desertificazione, riserve idriche inservibili per colpa delle infiltrazioni di acqua marina: tutti questi eventi nei paesi sottosviluppati significano danni economici gravissimi per le popolazioni locali, che sempre più spesso non riescono a risollevarsi.

Per questo chi è impegnato a costruire un mondo più giusto, più solidale, dove la fame e le malattie più banali possano finalmente essere sconfitte, non può prescindere dalla lotta ai cambiamenti climatici. E' sulla scorta di queste considerazioni che oltre trenta sigle dell'associazionismo ambientalista, delle Ong, del volontariato religioso e dei sindacati, hanno deciso di sottoscrivere una ''Carta per il clima, l'equità e la lotta alla povertà'', ponendo la battaglia per ridurre l'effetto serra alla base delle loro politiche. Una messa a fuoco delle strategie, illustrata a Roma dai promotori, che ha trovato subito la benedizione dei ministeri dell'Ambiente e degli Esteri.
Nella lista di chi ha aderito all'iniziativa figurano Wwf, Legambiente, Greenpeace, ma anche le Acli, la Federazione delle chiese evangeliche, Save The Children, Cgil, Cisl e Uil e una lunga lista di altre Ong e associazioni che si impegnano ''insieme e ognuno nel proprio ambito, a battersi perché i mutamenti climatici indotti dall'uomo siano controllati e tenuti al di sotto dell'aumento di due gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale, e ritengono questo fine strettamente connesso al loro impegno di promuovere la giustizia sociale, ambientale ed economica a livello globale''.

''La questione del clima e la lotta alla povertà - ha spiegato Maria Grazia Midulla del Wwf - sono strettamente intrecciate per due motivi: il nostro modello di sviluppo, imperniato sull'aumento dei consumi e quindi sullo spreco delle risorse, è quello che fa un eccessivo utilizzo dei combustibili fossili e che di conseguenza crea i mutamenti climatici e allo stesso tempo la grande disuguaglianza e disparità tra le nazioni a livello planetario; i paesi più poveri del mondo sono anche i più vulnerabili e i più colpiti dai mutamenti climatici''.
Il prossimo banco di prova per la Carta sarà il World Social Forum 2007, in programma a Nairobi, in Kenya, da sabato 20 a giovedì 25 gennaio. L'iniziativa dell'associazionismo italiano arriverà in Africa con il sostegno di Patrizia Sentinelli, viceministro degli Esteri con delega alla cooperazione, e di Fabrizio Fabbri, capo della segreteria tecnica del ministero dell'Ambiente.
''Innanzitutto - ha spiegato Patrizia Sentinelli - possiamo cercare di fare in modo che ci sia un maggiore controllo sul fatto che i fondi per la cooperazione siano impegnati in progetti di sviluppo davvero sostenibile, che tenga conto della necessità di contrastare i cambiamenti climatici: è assurdo che la Banca Mondiale continui a finanziare piani per nuove estrazioni di fonti fossili che non faranno altro che aggravare i problemi''.
Altra iniziativa italiana annunciata dal viceministro è quella di ''una richiesta formale all'Onu di discutere una risoluzione per riconoscere l'acqua come bene comune, perché è un diritto dell'umanità''.

Fabrizio Fabbri ha anticipato invece l'intenzione del ministero dell'Ambiente di destinare una percentuale del ''carbon fund'', il fondo creato per saldare il debito italiano rispetto al mancato taglio di emissioni fissato dal Protocollo di Kyoto, a progetti per portare energia di origine rinnovabile a chi non è ancora raggiunto dalla rete elettrica, evitando che vengano usati per imprese verdi solo di facciata. Il ministero, inoltre, ai 50 milioni già previsti per il ''carbon fund'', stanzierà ''altri 100 milioni all'anno fino al 2012 in cui si faranno i conti per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto''.

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19 gennaio 2007
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