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La chiusura della Fiat di Termini Imerese...

La crisi non fa sconti a nessuno e a Termini le difficoltà non sono solo delle tute blu della Fiat

14 febbraio 2014

Ieri tutta Termini Imerese si è fermata. Migliaia di persone hanno partecipato alla mobilitazione generale organizzata dalla Fiom, Fim, Fiom e Uilm. In piazza, accanto agli operai, c’erano i commercianti, i parroci delle chiese locali, gli artigiani, i sindaci delle Madonie con i loro gonfaloni, gli studenti, e alcuni parlamentari nazionali e regionali.
Raggiunto ieri, vigilia della riunione al ministero dello Sviluppo economico, da SiciliaInformazioni, Salvatore Burrafato, sindaco della città, si è detto fiducioso anche se consapevole della difficoltà del momento: "Oggi Termini ha scritto con questa manifestazione una pagina di grande civiltà. C’è grande attesa per domani, siamo anche in attesa di conoscere le novità della politica romana, non vorremmo cambiassero ancora una  volta gli interlocutori della nostra vicenda, posto che gli attuali sono stati disponibili all’apertura. Zanonato ha dichiarato di seguire la vicenda sotto il duplice aspetto deli ammortizzatori sociali e della ripresa della produzione. Vorremmo portare a casa il ritiro delle lettere di licenziamento e gli ammortizzatori sociali fino al prossimo 31 dicembre".
Il vertice in programma oggi al Mise è stato però rinviato. La riunione dovrebbe tenersi la prossima settimana.

Ma, a Termini Imerese la crisi non fa sconti a nessuno. Le difficoltà non sono solo delle tute blu della Fiat. Dall'inizio del nuovo anno, infatti, 100 imprese artigiane sono scomparse dal tessuto produttivo; 50 nuove aziende sono nate, ma c'è il rischio che riescano a sopravvivere per poco. È quanto emerge dai dati di Casartigiani, che ha partecipato alla mobilitazione generale di ieri. "La situazione è drammatica - dice Giuseppe Profita di Casartigiani - gli ultimi dati indicano la chiusura di cento imprese dall'inizio del nuovo anno, contro 50 nuove aperture, di cui stimiamo una permanenza sul mercato limitata ad appena un semestre. La crisi della Fiat ha generato un calo delle attività e la nascita di forme di concorrenza sleale per gli artigiani, è aumentato il lavoro nero, non resistono e chiudono bottega. Siamo qui per accendere i riflettori sul fatto che c'è un intero territorio in ginocchio". "Non attribuisco colpe a nessuno, è chiaro che con un sussidio di 800 euro al mese non si può andare avanti. Da anni - aggiunge - assistiamo all'aumento del sommerso, perché magari molti operai si improvvisano installatori, muratori, meccanici o facendo lavoretti per arrotondare, questo si ripercuote anche sugli artigiani. Le aziende non investono più, non richiedono prestiti alle banche per fare investimenti, senza commesse diventa inutile investire nel know-how". [Informazioni tratte da ANSA, SiciliaInformazioni.com, GdS.it]

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14 febbraio 2014
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