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La Cina è (troppo!) vicina. Iniquo il comportamento del mercato cinese nei confronti dei prodotti italiani

La Cina invade i mercati con i suoi prodotti e alza le barriere nei confronti di quelli italiani

23 marzo 2005

"Mentre invade con i propri prodotti i mercati internazionali, la Cina impedisce l'arrivo sul proprio territorio della frutta italiana". La denuncia arriva dal XXXIII Congresso della Coldiretti in riferimento agli ultimi dati sul commercio estero divulgati dall'Istat.
''Se, tra i prodotti mediterranei, le esportazioni cinesi in Italia di derivati del pomodoro sono aumentate nel 2004 del 30% ed oggi rappresentano oltre un terzo della produzione nazionale, la Cina - sottolinea la Coldiretti -  mantiene ancora barriere protezionistiche per la nostra frutta''. Esempio di tale politica di chiusura il caso-kiwi: l'Italia, paese leader nella produzione di ortofrutta in Europa, non può dunque esportarlo in Cina perché risulta che il nostro paese non sia autorizzato per tale attività dalle autorità locali.

Un atteggiamento inammissibile per la Coldiretti che al Congresso ha chiesto "l'immediata apertura di una trattativa bilaterale che consenta parità di condizioni alle nostre produzioni" per riequilibrare la bilancia commerciale agroalimentare tra Italia e Cina.
L'aggressività della politica del Paese asiatico nel settore alimentare ha portato, informano dalla Coldiretti, tra l'altro a triplicare dal 2000 ad oggi l'importazione di "pummarola" di prima trasformazione dalla Cina da "mescolare" con il prodotto italiano per diventare automaticamente "tricolore" e finire sulle tavole di ristoranti e pizzerie come "Made in Italy", senza che i consumatori lo possano riconoscere per la mancanza di indicazioni nelle etichette.
"Nel 2004 - precisa la Coldiretti - è arrivata in Italia una quantità di concentrato di pomodoro equivalente a 150 milioni di scatole da un chilo, pari a quasi la metà della produzione nazionale".
E che dire delle importazioni di mele salite del 130%? Se il 2005 confermerà lo stesso trend di crescita realizzato negli ultimi anni, ognuno dei circa 450 milioni di cittadini europei mangerà almeno una mela proveniente dal paese asiatico.
''D'altra parte - continua la Coldiretti - non mancano 'segnali positivi': dopo anni di visite sanitarie la Cina ha dato il via libera alle esportazioni di Prosciutto di Parma''.

"Conosciamo bene l'aggressività di quei mercati e la spregiudicatezza nelle contraffazioni che colpiscono i prodotti agricoli non meno di altri prodotti - ha affermato il presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni - ma non possiamo certamente pensare di alzare barriere protezionistiche, a maggior ragione dopo che ci siamo battuti perché la Cina entrasse, come è avvenuto, nel Wto e accettasse le regole del gioco del mercato internazionale".
"Economie dei Paesi cosiddetti emergenti - ha precisato Bedoni - vanno combattute con la qualità e soprattutto la trasparenza dell'informazione ai consumatori sulla provenienza in etichetta. Le potenzialità dell'agroalimentare nazionale - ha concluso il presidente della Coldiretti - stanno nella sua 'non omologazione' e nella capacità portare sul mercato una qualità davvero imbattibile ma solo se valorizza fortemente, insieme alla capacità e all'innovazione imprenditoriale, l'origine del prodotto e il suo legame con il territorio''.

Fonte: Aise

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23 marzo 2005
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