La "colonizzazione mafiosa" del Nord Italia
Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, descrive la preoccupante e crescente espansione di Cosa nostra nel resto del Paese
Una "colonizzazione mafiosa" del Nord Italia, e una sempre più estesa "mafiosizzazione" del Paese. Così Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, nel nuovo numero di ASud'Europa, descrive la preoccupante e crescente espansione al Nord e nell'economia legale di Cosa Nostra.
"La mafia è oggi mafia finanziaria, mafia degli affari, ai cui vertici siedono insospettabili colletti bianchi. La mafia si è ancor più imborghesita, è sempre più borghesia mafiosa. Lo è al Sud - dice Ingroia - in Sicilia, come dimostra la crescita di tanti capimafia che vengono dal mondo della borghesia professionale, come il medico Giuseppe Guttadauro o l'architetto Giuseppe Liga, lo è - a maggior ragione - nel Nord Italia, dove la mafia è soprattutto soldi, impresa, finanza. E tutto questo ha fatalmente favorito l'espansione e la diffusione della mafia nel Nord Italia".
Nell'articolo della rivista (scaricabile dal sito www.piolatorre.it), il procuratore fa anche un'attenta analisi dell'ultima relazione semestrale della Dia a cura di Gemma Contin dalla quale emerge il quadro di una mafia in "apnea" per il difficile "ricambio generazionale" ai vertici ma sempre pronta ad espandere il proprio interesse criminale in nuovi regioni quali Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Toscana. "Espansione accompagnata da una inaudita capacità di infiltrazione nel sistema degli appalti, nei consorzi per lo smaltimento dei rifiuti, nelle nuove opportunità attorno alle energie alternative. E ancora nel business del trasporto su gomma, nel controllo e nelle intermediazioni dei mercati generali".
COSI' LA MAFIA COLONIZZA IL NORD
di Antonio Ingroia
Secondo un ormai vetusto luogo comune, il problema della mafia sarebbe indissolubilmente legato alla questione meridionale e al sottosviluppo del Sud Italia, legame che spiegherebbe le cause del fenomeno, e quindi indicherebbe anche la ricetta per debellarlo. Essendo la mafia originata dal sottosviluppo economico-sociale e dall'arretratezza culturale del Meridione d'Italia, sarebbe eliminabile solo attraverso il processo di sviluppo del Meridione e vincendo la mentalità mafiosa che vi sarebbe estremament diffusa. Come dire che la mafia è solo problema meridionale, mai risolto per il deficit di anticorpi antimafiosi fra la gente del Sud.
Niente di più infondato, ed evidentemente argomentato anche sulla base di pregiudizi negativi antimeridionalisti. Come dimostra l'evidente processo di progressiva delocalizzazione degli interessi mafiosi che si sono andati sempre più spostando verso il Nord Italia per radicarsi infine proprio nelle regioni più ricche del Settentrione, le più sviluppate dal punto di vista economico-sociale. Il che dimostra che la mafia da tempo non è più legata al sottosviluppo, ma è in grado di adattarsi ai contesti più disparati, riuscendo a mimetizzarsi nelle economie più ricche del Nord Italia, divenuto territorio di elezione per il reinvestimento del denaro sporco proveniente dai traffici illeciti.
La mafia è oggi mafia finanziaria, mafia degli affari, ai cui vertici siedono insospettabili colletti bianchi. La mafia si è ancor più "imborghesita", è sempre più "borghesia mafiosa". Lo è al Sud, in Sicilia, come dimostra la crescita di tanti capimafia che vengono dal mondo della borghesia professionale, come il medico Giuseppe Guttadauro o l'architetto Giuseppe Liga, lo è - a maggior ragione - nel Nord Italia, dove la mafia è soprattutto soldi, impresa, finanza.
E tutto questo ha fatalmente favorito l'espansione e la diffusione della mafia nel Nord Italia. Una mafia che si è trovata ad interagire e a integrare il suo sistema criminale di potere col metodo consolidato della corruzione politico-amministrativa già operativo nel Nord Italia, e che perciò, attraverso questa via, ha avviato un processo di insediamento nei territori e nell'economia del Nord, così ampio e diffuso da poter parlare di "colonizzazione mafiosa" del Nord Italia, verso una sempre più estesa "mafiosizzazione" del Paese.
E' questa la ragione per la quale oggi il tema della lotta alla mafia va affrontato guardando più a quello che succede nel Nord Italia anziché al Sud. E questo perché se l'epicentro delle
strategie militari della mafia è pur sempre nel Meridione e qui va ricercato e affrontato, l'epicentro delle strategie economico-criminali si è spostato al Nord dove l'azione di contrasto va articolata. Del resto, se la mafia non coinvolge solo le classi subalterne, ma è anzi soprattutto affare di classi dirigenti, di quei settori dei ceti dirigenti, nazionali e locali, adusi a ricorrere al crimine per realizzare i propri interessi, e se la mafia oggi è più che mai finanziaria, il rischio più grave che si profila all'orizzonte è il compiersi della definitiva saldatura fra economia criminale e sviluppo economico, in un viluppo che rischia di divenire inestricabile, in un processo di commistione e integrazione fra economia legale ed illegale che rischia di diventare irreversibile. Negli ultimi anni, infatti, si è consolidato un modello evolutivo che ha fatto sì che la mafia è definibile più "civile", in quanto meno sanguinaria, più presentabile e mimetizzata, mentre la società italiana si è "mafiosizzata", in quanto questa nuova mafia "dal colletto bianco" viene percepita sempre meno estranea al resto della società, quale sua componente sempre più difficilmente isolabile ed eliminabile, che ha finito per contagiare la cultura del Paese, sempre più aggrappata a interessi particolaristici.
Ed allora, prima che l'intreccio fra economia legale ed economia criminale diventi inestricabile, prima che questo processo di integrazione divenga irreversibile, occorre correre ai ripari.
Se non si vuole correre il rischio di dover dare torto a Giovanni Falcone quando diceva che la mafia in quanto fenomeno umano deve avere una sua storia, sicché come ha avuto un inizio dovrà avere una fine, occorre eliminare ogni forma di convivenza con la mafia, e per farlo è presupposto indefettibile recidere ogni legame della classe dirigente siciliana e nazionale coi ceti violenti e mafiosi. E fin tanto che non si recideranno tali legami, la sfida sarà improba.
Così la mafia colonializza il Nord
- ASud'europa numero 37, Ottobre 2011 (pdf)