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La Commissione Europea ha confermato la presenza del virus aviario nei polli di Romania

E in Italia scoppia la ''sindrome da pollo''. In pochi giorni il consumo del pollo è sceso del 40%

13 ottobre 2005

Dopo la preoccupazione manifestata dai Paesi Occidentali dopo l'annuncio del ministro dell'Agricoltura romeno, Gheorge Flutur, che aveva lanciato l'allarme per la presenza nella propria nazione di sei presunti casi di influenza aviaria, la temuta ''influenza dei polli'', su volatili (in particolare nell'area del delta del Danubio, una delle zone considerate più a rischio per la propagazione dell'influenza aviaria a causa della presenza di uccelli migratori provenienti dall'Asia e dalla Siberia), la notizia di ieri, data dalla portavoce della Commissione Ue, Nina Papadoulaki, sui risultati negativi degli esami sui volatiti rumeni, aveva fatto ben sperare. ''Tutti i test virologici condotti fino ad ora continuano a dare esito negativo. In Romania non è ancora stata trovata traccia del virus dell'influenza aviaria. Ogni giorno in più si rafforza la nostra fiducia nel fatto che nel Paese non ci sia un'epidemia di influenza dei polli''.
Notizia smentita subito sempre dalla Commissione europea, che all'ennesimo test ha dovuto constatare, purtroppo, la presenza nel Paese del virus dell'influenza aviaria in Romania.

''I tre esperti europei inviati in Romania hanno confermato che il virus H5 dell'influenza aviaria è stato rilevato in un pollo e in un'anatra provenienti da un allevamento sul delta del Danubio'', si legge in un comunicato ufficiale della Commissione Ue diffuso nella notte tra mercoledì e giovedì. La Commissione europea, comunque, non dice se il virus individuato sia il letale H5N1 che in due anni ha ucciso 60 persone e milioni di volatili in Asia.
La Commissione Ue ha deciso di vietare le importazioni di volatili viventi e di tutti i prodotti del settore provenienti dalla Romania. Iniziativa, questa, già adottata lunedì nei confronti della Turchia. I risultati definitivi sui test effettuati sui volatili turchi sospetti saranno resi noti venerdì. Intanto, le prime analisi sono state effettuate anche in Bulgaria.

Arriva la sindrome da ''pollo influenzato''
C'è stata la ''sindrome da mucca pazza'', ora tocca ai polli. Per i polli italiani è, infatti, scoppiata la crisi. I consumi sono scesi negli ultimi giorni del 30-40% ed i prezzi stanno agli stessi livelli di sei anni fa. I danni per gli allevatori ammontano a decine di milioni di euro.
A lanciare l'allarme è la Cia (Confederazione italiana agricoltori) sottolineando che sull'onda delle notizie relative all'influenza aviaria che ha colpito alcune zone della Romania e della Turchia, il settore sta vivendo una fase estremamente difficile con un mercato sempre più pesante. La scoperta di alcuni casi e i tanti allarmismi, molti completamente ingiustificati, hanno creato - afferma la Cia - una forte risposta emozionale da parte dei cittadini. Il che purtroppo si è tradotto in un consistente calo dei consumi e sembra essersi instaurata una sorte di sindrome da pollo. L'onda emotiva - ribadisce la Cia - si è abbattuta come un ciclone su un settore che ha una rilevanza economica e sociale con oltre 6 mila allevamenti, 80 mila persone occupate ed un fatturato di 4 miliardi di euro. Un settore che, oltretutto, è in grado di coprire abbondantemente il fabbisogno razionale e che assicura qualità e salubrità, come evidenziato più volte anche da esponenti del mondo scientifico i quali hanno dato importanti rassicurazioni sul pollame ''Made in Italy''. Attualmente - continua la Cia - i controlli sono seri ed efficienti. Il prodotto italiano è garantito e possiede ottimi standard qualitativi. La stessa possibilità di certificare la provenienza delle carni di pollo in etichetta, ottenuta per legge e che entrerà in vigore tra una settimana, rafforza le misure preventive per contrastare ogni possibile epidemia. (AGI)

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13 ottobre 2005
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