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La Commissione Ue pensa che ''espandere'' il Copyright musicale sia giusto, ma non tutti la pensano così...

28 marzo 2008

Copyright, la Commissione Europea sgancia la bomba
(Punto Informatico, febbraio 2008)

"Credo fortemente che la protezione del copyright per i musicisti europei rappresenti un diritto morale, quello di poter controllare l'uso del loro lavoro e guadagnarsi da vivere con le loro performance. Non vedo un solo motivo per cui un compositore di musica dovrebbe beneficiare di una estensione del diritto d'autore che dura tutta la sua vita, e 70 anni dopo la morte, mentre un performer si deve accontentare di 50 anni, che spesso non coprono neppure la sua vita. E' il musicista che dà vita alla composizione e anche se molti di noi non hanno idea su chi ha scritto la nostra canzone preferita, normalmente possiamo citare il nome dell'interprete".
Con queste parole il commissario europeo Charlie McCreevy ha scelto di sganciare la sua bomba sul mercato musicale e su Internet, proponendo per gli artisti una estensione dei diritti che li porti dagli attuali 50 anni a 95. "Gli artisti che suonano e cantano - ha dichiarato McCreevy - non devono più essere i cugini poveri del business musicale".

Una proposta shock che sarà formalizzata a breve e dovrebbe trovare un'adozione formale dalla Commissione Europea prima dell'estate. Un'idea - sottolinea il Commissario in una nota - nasce dal fatto che se non cambiano subito le cose, molti artisti le cui performance sono state registrate e distribuite negli anni '50 e '60, nei prossimi 10 anni vedranno disperdersi le proprie royalty, denari che ancora oggi raccolgono ogni qual volta il loro brano venga trasmesso alla radio, oppure riprodotto in raccolte, film ed altro ancora. "Qui non si parla di artisti noti come Cliff Richard o Charles Aznavour - ha insistito - Si parla dei migliaia di musicisti di sessione anonimi, gente che ha contribuito alle registrazioni alla fine degli anni '50 e negli anni '60. Non otterranno più le royalty, che però sono spesso la loro sola pensione".
Creevy insiste molto su questo punto: "Sono determinato a garantire che questa estensione sia di beneficio a tutti gli artisti, anche quelli meno noti: per loro le società discografiche attiveranno un fondo, capace di riservare almeno il 20 per cento delle entrate durante il periodo dell'estensione".
Per i performer, inoltre, sarà attivata la clausola "usalo o perdilo": in buona sostanza le case discografiche che dispongono dei diritti, ma non sono interessate a rilasciare nuove edizioni di una performance registrata nel periodo dell'estensione dei termini dei diritti, non potranno impedire al performer interessato di proporre la pubblicazione ad altri editori.

Le dichiarazioni di McCreevy non arrivano proprio ora per caso: una rilevazione della Commissione ha stabilito che il "grosso" dei performer inizia le proprie carriere quando si trova tra i 20 e i 30 anni, e persino prima quando si tratta di musicisti di sessione, persone che non vengono nemmeno citate nei credits di molte registrazioni. "E questo significa - si legge in una nota della Commissione - che quando i diritti scadono dopo 50 anni loro si trovano nei propri anni '70, e vista l'aspettativa di vita media in Europa, 75 anni per gli uomini e 81 per le donne, non è inusuale per i performer vivere oltre gli 80 o i 90 anni. Ma allo scadere dei diritti, non ricevono più alcun reddito dalle loro registrazioni, e per gli artisti meno conosciuti questo significa che le entrate si esauriscono proprio quando loro si trovano nel periodo della propria vita più vulnerabile. Né riceveranno un pagamento quando le loro performance verranno vendute su Internet".
Novità che secondo il Commissario non si tradurranno in un aumento dei prezzi. In questo senso cita "studi empirici sugli effetti sui prezzi del copyright" che dimostrerebbero come "il prezzo delle registrazioni musicali che non sono coperte dal copyright non è necessariamente più basso di quello delle registrazioni ancora coperte da copyright". Né vi sarebbero effetti sull'economia generale dell'Unione.

Tutto questo, dunque, dovrebbe giustificare un introito a vita, anche quando gli artisti di sessione che rischiano di perdere quelle royalty sapevano fin dall'inizio come funzionava il sistema, da quando misero piede in uno studio di registrazione. Il che, maligna qualcuno, rischia di far assumere al provvedimento una connotazione assistenzialistica e destinata peraltro ad influire direttamente non solo sui musicisti sconosciuti ma anche su quelli featured. Rimane poi il problema, di cui si parla da più parti, di come gli artisti che hanno accettato un pagamento all'epoca delle registrazioni ritenevano allora che quello, più i 50 anni di diritti, fosse motivo sufficiente a prestare la propria opera: il fatto che ora ci si ripensi potrebbe lasciare l'amaro in bocca ad altre categorie di professionisti e di pensionati. [continua...]

Dopo l'annuncio del commissario McCreevy è partita una petizione online per dire di no all'estensione dei diritti sulle registrazioni musicali. L'iniziativa è stata promossa dall'Electronic Frontier Foundation e dall'Open Rights Group per permettere ai cittadini europei contrari al prolungamento della durata del copyright di far conoscere il proprio dissenso alle istituzioni dell'Unione.

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28 marzo 2008
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