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La condanna a morte di Rahmatullah Hanefi ostacolerebbe la cooperazione sulla giustizia tra italia e Afghanistan

24 aprile 2007

L'ultimo commento sulla vicenda di Rahmatullah Hanefi, il collaboratore di Emergency che aveva negoziato con i talebani il rilascio di Daniele Mastrogiacomo ed era stato arrestato il giorno dopo dai servizi segreti afghani e che da questi potrebbe essere condannato a morte, è stato del viceministro agli Affari Esteri Patrizia Sentinelli. Secondo la Sentinelli la situazione di Hanefi è ''paradossale''. ''Dobbiamo chiedere intanto con chiarezza quali sono i capi d'accusa'' nei confronti del mediatore, ha detto il viceministro in un'intervista, aggiungendo: ''E' inaccettabile la minaccia di arrivare alla condanna a morte. Noi siamo impegnati con l'Afghanistan in un progetto di cooperazione proprio per rafforzare il sistema della giustizia'' che potrebbe essere bloccato se si dovesse arrivare ad una situazione così drammatica. ''Non possiamo solo dire che è inaccettabile - ha continuato la Sentinelli - ma dobbiamo provare a far di tutto perché ciò non avvenga''.

Concetti e posizioni espresse anche dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema, che ha lanciato un monito a Kabul: con un'eventuale condanna a morte di Hanefi sarebbe difficile proseguire il programma di cooperazione guidato dall'Italia per la ricostruzione del sistema giudiziario afgano. ''E' una vicenda - ha detto il titolare della Farnesina - che per noi presenta molti lati oscuri, risulta difficile credere ad accuse di omicidio che tuttavia non sono state formalizzate. Sulla pena di morte tutti sanno che cosa ne pensiamo. Per noi l'ipotesi non può neppure essere presa in considerazione e renderebbe sicuramente assai difficile la cooperazione in materia di giustizia tra noi e l'Afghanistan''.
Le parole di D'Alema seguono il nuovo appello di Emergency per un intervento più incisivo del governo italiano, con l'organizzazione che ha definito ''inconcepibile il sostanziale disinteresse'' dell'esecutivo nei confronti della vicenda. Appello fatto nel giorno in cui il Corriere della Sera ha affermato che l'operatore afghano dell'Ong è accusato del concorso in omicidio di Adjmal Nashkbandiel, l'interprete di Daniele Mastrogiacomo (leggi).

Per Emergency le affermazioni del Corriere ''non consentono valutazioni sulla consistenza delle affermazioni riportate in quanto non sono citate le fonti''. Tuttavia, prosegue Emergency, se le affermazioni ''non saranno smentite risulterà palesemente falso quanto detto sul carattere democratico e legittimo del governo Karzai, che l'Italia è impegnata a sostenere in varie forme, non solo militari: l'Italia è infatti paese guida nell'ambito della comunità dei donatori per la ricostruzione dell'amministrazione della giustizia''.

Intanto, si moltiplicano anche le voci del mondo politico che chiedono un'azione immediata per la liberazione di Rahmatullah. ''Il governo italiano deve intervenire immediatamente su quello afgano per pretendere che al mediatore di Emergency, Rahmatullah Hanefi, sia assicurata subito l'assistenza legale e sia esclusa la possibilità della condanna a morte'', sollecita il presidente della commissione Giustizia del Senato, Cesare Salvi, che aggiunge: ''Le gravi notizie provenienti da Kabul richiedono che l'Italia esiga queste garanzie, non solo perché il mediatore di Emergency ha svolto la sua attività su richiesta del governo italiano, ma anche e soprattutto perché il nostro Paese si e' assunto il compito di concorrere alla costruzione del sistema giudiziario afgano''.
''Sul caso di Hanefi il governo italiano intervenga immediatamente. Le accuse mosse contro il mediatore di Emergency sono ignobili. Il nostro esecutivo deve agire con atti concreti per salvare la vita a chi ha fatto tanto per la liberazione di Mastrogiacomo'' ha detto la senatrice Manuela Palermi, Capogruppo Verdi - Pdci di Palazzo Madama.

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24 aprile 2007
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