La Conferenza episcopale siciliana, tenutasi a Caltanissetta si è espressa su mafia, lavoro e sanità
La preoccupazione dei vescovi siciliani per la crisi occupazionale che continua a penalizzare la Sicilia
Quello che la Conferenza episcopale siciliana, svoltasi nei giorni scorsi a Caltanissetta, ha chiaramente espresso è: ''Preoccupazione per la crisi occupazionale che continua a penalizzare la Sicilia, aggiungendo all'antica insufficienza di posti di lavoro l'attuale pesante venir meno di quelli già esistenti''.
Secondo i vescovi siciliani ''la preoccupazione si fa più pesante in considerazione del fatto che l'attuale aggravarsi della crisi occupazionale, oltre a determinare un ulteriore aumento delle situazioni di povertà, rischia fortemente di comportare un ulteriore incremento della dipendenza dalla mafia, di fronte alla quale tuttavia non si dovrà mai abbassare la guardia''.
Un interessamento verso il sociale, quello dei vescovi, vergato in un documento dove si auspica ''un impegno adeguato del Governo Regionale e delle istituzioni sociali ad arginare il grave fenomeno della disoccupazione in Sicilia e a mettere con urgenza allo studio tutte le misure indispensabili per l'avvio a soluzione dei problemi di natura strutturale che vi sottostanno''.
Nel documento della Conferenza episcopale siciliana, i vescovi hanno pure espresso la loro posizione sui casi di malasanità che hanno colpito la Sicilia recentemente, per i quali hanno denunciato ''disagio per il modo con cui le notizie vengono solitamente date dai mezzi di comunicazione''. Secondo i vescovi siciliani, infatti, nel dare le notizie è stato utilizzato ''un modo così eccessivamente scandalistico da apparire, e talora addirittura risultare, ingiustamente lesivo per l'immagine della sanità siciliana presa nel suo insieme e soprattutto per le migliaia di persone che operano in essa'' e che ''nella stragrande maggioranza dei casi si spendono con dedizione e coscienza umana e professionale degne di ben altro riconoscimento''.
Un ricordo. Il Documento della Conferenza episcopale siciliana del maggio 1994 sulla mafia
Il brano riportato è il n. 12 della Nota pastorale, intitolata ''Nuova evangelizzazione e pastorale'' emanata dai vescovi siciliani nel maggio dei 1994, in cui l'azione pastorale di Padre Pino Puglisi viene proposta come modello ai preti e ai laici cristiani.
Incompatibilità della mafia con il Vangelo
«E' nostro dovere ribadire la denuncia, altre volte espressa, circa la sua assoluta incompatibilità con il Vangelo […] Tale incompatibilità con il Vangelo è intrinseca alla mafia per se stessa, per le sue motivazioni e per le sue finalità, oltre che per i mezzi e per i metodi adoperati. La mafia appartiene, senza possibilità di eccezione, al regno dei peccato e fa dei suoi operatori altrettanti operai del Maligno».
I mafiosi sono fuori della comunione della chiesa
«Per questa ragione, tutti coloro che, in qualsiasi modo deliberatamente, fanno parte della mafia o a essa aderiscono o pongono atti di connivenza con essa, debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposizione al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, di essere fuori della comunione della sua Chiesa. Né potrà ritenersi escluso da questo giudizio chi, trovandosi in una delle suddette condizioni, pretendesse di contestarla con atti esteriori di devozione o con elargizioni benefiche. Al limite, siffatte manifestazioni dovranno essere considerate strumentali e perciò false ed esse stesse peccaminose».
A un cristiano non è lecito ricorrere alla mafia per avere aiuti o vantaggi
«Per questa stessa ragione chiedere o accettare qualsiasi forma di intermediazione a persone conosciute come appartenenti o contigue alla mafia e in quanto tali, qualunque sia il vantaggio che se ne voglia o possa ricavare, si deve ritenere che rientri sempre, quanto meno indirettamente, ma non meno colpevolmente, nella fattispecie della connivenza e della collusione».
Contro la mafia la Chiesa oppone il Vangelo
«Contro questa mentalità mafiosa e contro la violenza della mafia, noi Vescovi di Sicilia intendiamo opporre, ancora una volta e più decisamente, la forza disarmata ma irriducibile dei Vangelo, una forza che è per se stessa rivolta alla persuasione, alla promozione e alla conversione delle persone, ma è nello stesso tempo intransigente nel non autorizzare sconti o ingenue transazioni per ciò che concerne il male, chiunque sia a commetterlo o a trarne profitto».
Don Puglisi nuovo modello per tutti, preti e laici
«Don Giuseppe Puglisi ha incarnato pienamente questa duplice forza del Vangelo: egli rappresenta un’indicazione per tutti noi; il modello che ne deriva per il clero di Sicilia e per ogni vero cristiano è la sfida che lanciamo a chiunque gli competa. Se questa sfida dovesse bastare a giustificare per la pastorale delle nostre Chiese la qualifica di pastorale di frontiera, noi la accettiamo, ma solo nel senso della duplice forza dei Vangelo appena rivendicato e con l'invincibile speranza di una redenzione sempre possibile per tutti che da esso ci deriva».