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La consapevolezza del premier

I giudici del Tribunale del Riesame di Napoli: "Berlusconi istigava a mentire e sapeva delle escort"

28 settembre 2011

La condotta del premier Silvio Berlusconi nel caso Tarantini "appare perfettamente rispondente al paradigma legislativo di cui all'art. 366 bis c.p", ossia al reato di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria.
Lo hanno scritto i giudici del Tribunale del Riesame di Napoli nell'ordinanza con la quale hanno disposto la scarcerazione dell'imprenditore barese e della moglie Angela Devenuto (che era ai domiciliari) e il trasferimento dell'inchiesta da Napoli a Bari.
I giudici hanno dunque ritenuto fondata l'ipotesi di istigazione a mentire davanti all'autorità giudiziaria, che potrebbe far cambiare la posizione del premier a indagato. In particolare, scrive il Riesame, "a parere del Collegio, la descritta condotta posta in essere da Silvio Berlusconi (con il concorso, in qualità di intermediario, di Valter Lavitola) nei confronti del Tarantini, che aveva assunto la qualità di indagato, più volte in concreto (ma anche per definizione) chiamato a rendere dichiarazioni alla suddetta Autorità giudiziaria, appare perfettamente rispondente al paradigma legislativo di cui all'articolo 377 bis c.p.". "Non vi è dubbio", si legge ancora, che la condotta processuale "assunta fin dall'origine da Gianpaolo Tarantini" e "volta a tenere il più possibile 'indenne' il presidente del Consiglio" sia stata "indotta dalla promessa (anche tacita o 'per facta concludentia', quali la nomina e la retribuzione di un avvocato indicato dal suo entourage), da parte del premier, di 'farsi carico', dal punto di vista economico (in senso lato) della 'situazione' dei Tarantini.

"Superato ogni dubbio sulla inverosimiglianza dell'asserita 'spontaneità' delle cospicue e continuate elargizioni in favore del Tarantini - prosegue ancora il Tribunale del Riesame - va altresì evidenziato, a ulteriore conforto della suddetta conclusione, che significativamente le promesse, le dazioni e le altre utilità accompagnano nel tempo le cadenze della complessa vicenda processuale dell'imprenditore barese", tant'è che "iniziano in epoca coeva al momento in cui il Tarantini assume la qualità di indagato a Bari" e "si intensificano e ricorrono a ogni passo dell'indagine potenzialmente idoneo a vedere il medesimo Tarantini chiamato a rendere dichiarazioni dinanzi all'autorità giudiziaria".
A parere dei giudici del Riesame, in particolare, "coinvolgono in particolare le stesse nomine dei difensori (...) e culminano nel momento in cui il citato indagato potrebbe, con una richiesta di patteggiamento, contribuire a 'stendere un velo', quanto meno temporaneo, su notizie e fatti che avrebbero avuto sicuro clamore mediatico".
Silvio Berlusconi era inoltre "pienamente consapevole" del fatto che le ragazze portate nelle sue residenze da Tarantini erano delle escort, scrivono i ancora i giudici del Tribunale del Riesame di Napoli. A dimostrarlo, secondo i giudici, sarebbero le conversazioni tra Tarantini e Patrizia D'Addario, dalle quali emerge, spiegano, "che, a differenza di quanto le aveva anticipato 'Gianpi' in una precedente telefonata, la donna, pur avendo trascorso la notte in compagnia del presidente Berlusconi, non aveva ricevuto alcuna 'busta', ma soltanto la promessa di un 'interessamento' affinché fosse 'sbloccata' la situazione amministrativa di un cantiere ove la stessa stava realizzando opere edilizie; nell'apprendere che la D'Addario non aveva ricevuto alcun compenso in denaro per la 'prestazione sessuale' resa, il Tarantini si mostrava quanto mai stupito. In un successivo passaggio il Tarantini, nello spiegare le ragioni del suo disappunto, evidenziava oltre ogni ragionevole dubbio la piena consapevolezza da parte del premier della reale natura delle 'prestazioni' che gli venivano offerte dalla stragrande maggioranza delle ospiti delle sue serate".

Lunedì notte, dopo una lunga camera di consiglio per decidere sulle istanze di scarcerazione presentate dai legali di Tarantini e Valter Lavitola, i giudici del Tribunale del Riesame di Napoli hanno deciso l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'imprenditore, confermando invece il mandato di arresto per Lavitola. I giudici hanno inoltre stabilito la competenza della procura di Bari a procedere nell'ambito dell'inchiesta. Dal canto suo la Procura della Repubblica di Roma presto deciderà se adeguarsi a quanto stabilito dal Tribunale del Riesame partenopeo o se sollevare un conflitto di competenza con i colleghi di Bari.
Il procuratore Giovanni Ferrara e l'aggiunto Pietro Saviotti hanno esaminato ieri la motivazione del provvedimento che di fatto ha annullato il fascicolo di Roma. Una volta esaminato il provvedimento il procuratore dovrà decidere appunto se adeguarsi alle decisioni prese o se rivendicare la competenza della capitale sollevando il conflitto.
"Meglio di così non poteva andare, l'impianto accusatorio ne esce completamente demolito", ha commentato all'Adnkronos l'avvocato Alessandro Diddi, legale di Tarantini. "Non ho ancora avuto modo di vedere l'ordinanza ma, da quello che ho letto, è stata integralmente accolta la nostra deduzione - ha proseguito - E' stata esclusa l'estorsione ed è stato ipotizzato un altro reato, che era quello supposto da noi fin dall'inizio. Insomma, meglio di così non poteva andare, l'impianto accusatorio ne esce completamente demolito".
L'avvocato ha spiegato di essere stato in contatto con Tarantini tutta la notte: "Era emozionato e anche incredulo, avendo ormai perso la speranza che potesse accadere". Invece, "dopo la mezzanotte - ha raccontato - è stato 'tirato giù dal letto' per essere rimesso in libertà".

E Berlusconi scrive a don Gelmini ...- Silvio Berlusconi ha inviato un messaggio a don Pierino Gelmini, in cui il premier scrive che "governare l'Italia in mezzo alla crisi mondiale è particolarmente difficile, mentre ci sono molti ambienti, giudiziari, politici e giornalistici, che lavorano per distruggere, calunniare, sabotare invece che per costruire nel comune interesse della nostra Italia".
Scrive il premier: "Caro don Pierino, purtroppo quest'anno non posso essere ad Amelia a festeggiare con te e i tuoi ragazzi", e aggiunge: "Avrei davvero bisogno di essere con voi, di sentire da vicino il vostro entusiasmo e il vostro sostegno".
Dopo avere ricordato le difficoltà della fase politica attuale, Berlusconi sottolinea: "Voi siete molto diversi da tutto questo. Siete l'esempio - aggiunge - di come si possa lavorare per il bene, anche in mezzo alle difficoltà e qualche volta alle persecuzioni, di come l'impegno costante, unito alla fede in Dio, possa fare veri e propri miracoli. Questo richiamo allo spirito di responsabilità individuale, che considero fondamentale, mi fa sentire molto vicino a voi. Una vicinanza - conclude Berlusconi - che resterà intatta anche per il futuro".

E la Began difende il premier ... - "Tarantini ha colpito un lato debole del presidente. Ma non gli ha detto che si trattava di escort: lui le avrebbe schifate". In una intervista a 'Vanity fair', la show girl Sabina Began respinge l'accusa di favoreggiamento della prostituzione che le è stata mossa dai pm di Bari per il caso Tarantini e assicura: "Non ho mai detto a nessuno di prostituirsi". La Began ripercorre le tappe della sua storia con il presidente del Consiglio, a partire dal primo incontro avvenuto nel 2005 in Sardegna. "Silvio - racconta - capiva che ero presa, ma non voleva responsabilità. Credo avesse paura di legarsi, avvertiva la differenza di età. Stava bene con me e non voleva un rapporto di solo sesso. Cercava complicità con una donna che aveva capito il suo bisogno di rilassarsi, di sentir scorrere la vita".
Began spiega di aver "sofferto" per la vicenda dell'ape regina: "Capivo il suo spirito, ma volevo essere l'unica. Invece così, in un certo senso dovevo farmi da parte. Forse non mi sono mai rassegnata all'idea di vederlo con altre donne. Sono convinta che lo volessero solo usare. Cercavo di metterlo in guardia, ma credeva che fosse gelosia. Mi mostrava i loro sms e io gli replicavo che erano parole vuote. Ora, guardando le intercettazioni, se ne è reso conto. Lui non è certo uno sprovveduto, ma queste ragazze gli facevano girare la testa".
La Began assicura: "Non ho mai detto a nessuno di prostituirsi. Se incontravo qualcuna che ritenevo all'altezza di una serata a palazzo Grazioli, le proponevo di venire. Le mie erano ragazze di scena, servivano al piacere degli occhi. Fine. L'ho detto al magistrato: né denaro, né sesso. Succedeva che Berlusconi, rimasto colpito da qualcuna, le chiedesse il numero di telefono Quando lo scoprivo facevo una tragedia. Certe ragazze che gli avevo presentato io nemmeno mi salutavano più".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it]

 

 

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28 settembre 2011
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