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La corsia n° 6 è a Barcellona Pozzo di Gotto

Le "scene ottocentesche" raccontate dalla Commissione d'inchiesta per il servizio sanitario nazionale

16 luglio 2010

Nel perimetro dell'ospedale sorge un piccolo padiglione circondato da un vero e proprio bosco di cardi, d'ortica e di canapa selvatica. Il tetto è tutto rugginoso, il comignolo è per metà crollato, gli scalini alla porta d'ingresso si sono imputriditi e ricoperti d'erba, e dell'intonaco non è rimasto che qualche traccia. Con la facciata anteriore il padiglione guarda all'ospedale, con quella posteriore alla campagna, da cui lo separa il grigio recinto dell'ospedale, irto di chiodi. Questi chiodi, voltati con la punta all'insù, e il recinto, e il padiglione stesso, hanno quell'aria particolare di squallore e di dannazione, che da noi in Russia è una prerogativa degli stabilimenti ospedalieri e carcerari.

Se non avete timore delle scottature d'ortica, inoltriamoci per lo stretto sentiero che conduce al padiglione, e guardiamo che cosa succede là dentro. Aperta la porta d'ingresso, entriamo nell'atrio.

[incipit de "La corsia n° 6 di Anton Cechov, 1892 (LEGGI)]

...E noi vogliamo entrare, ma non nel padiglione psichiatrico narrato da Cechov alla fine dell'800, ma in quello di un ospedale siciliano. Per la precisione vogliamo entrare nell'OPG (Ospedale Pschiatrico Giudiziario) di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), ospedale nel quale, ha detto il senatore Ignazio Marino"abbiamo visto scene ottocentesche". "Celle luride e affollate al di là della soglia di tollerabilità; internati seminudi e madidi di sudore a causa della temperatura torrida, per lo più sotto l'evidente effetto di forti dosi di psicofarmaci; servizi igienici in uno stato indescrivibile; penuria di agenti della polizia penitenziaria e pressoché assenza di medici e psicologi; contenzioni in atto, adottate con metodiche inaccettabili e non refertate sugli appositi registri; internati in un evidente prostrazione psicofisica e affetti da patologie, sostanzialmente non curate".
E' esattamente questa la descrizione che Ignazio Marino ha fatto alla Commissione d'inchiesta per il servizio sanitario nazionale, da lui presieduta, dopo l'ispezione portata a termine insieme ad alcuni membri della commissione nell'OPG di Barcellona Pozzo di Gotto, struttura nella quale i membri della commissione hanno trovato un paziente-detenuto legato al letto, peraltro arrugginito. "Era scarsamente sedato, perché in grado di rispondere, coperto da un lenzuolo ma completamente nudo, con polsi e caviglie strettamente legati agli assi metallici del letto", ha spiegato ai colleghi della Commissione il senatore Michele Saccomanno, che ha compiuto l'ispezione assieme ai Nas, durante l'audizione del direttore dell'ospedale, Nunziante Rosanìa l'11 giugno scorso.

"Ci hanno chiesto di vedere la sezione peggiore, quella che aveva più problemi e quella, la numero 2, abbiamo loro mostrato - ha detto Nunziante Rosanìa - ma tutta la struttura è ormai al collasso, abbiamo 340-350 ricoverati contro i 180 che può contenere, nelle stanze stanno in otto, nove, quando dovrebbero essere solo in quattro, il personale non è sufficiente, come i budget a disposizione per le terapie, dimezzato negli ultimi sette anni".
La struttura di Barcellona, che risale al 1925, la prima in Italia, ospita detenuti con problemi psichici che arrivano da tutta la Sicilia e dalla Calabria. "Ma a differenza delle altre strutture, noi siamo rimasti in mezzo al guado - ha spiegato Rosanìa - perché non è stato ancora recepito dalla Regione Siciliana il decreto della Presidenza del Consiglio del 2008 con cui la gestione di queste strutture deve passare dal Ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale. Dunque, apparteniamo ancora al pianeta carceri e soffriamo di tutte le carenze e le difficoltà che ci sono oggi nelle carceri italiane, con in più la particolarità di essere una struttura che deve seguire i reclusi anche e soprattutto dal punto di vista sanitario. Purtroppo non abbiamo ancora un’organizzazione ospedaliera ma penitenziaria".
La sezione 2, quella visitata dal senatore Marino e dagli altri commissari, secondo quanto ha rivelato lo stesso direttore Rosanìa, sta per essere chiusa: "D’intesa con l’amministrazione penitenziaria abbiamo avviato già da mesi il piano per la completa ristrutturazione - ha chiarito - al suo posto utilizzeremo una sezione che era destinata alla donne ma che non è mai entrata in funzione. D’altronde, la vicenda di Barcellona è contemplata all’interno del piano carceri varato dal governo e speriamo che nei prossimi mesi la situazione migliori".

"A Barcellona Pozzo di Gotto ci sono le situazioni peggiori - ha sottolineato il senatore Marino -. Qui i detenuti vengono tenuti legati ai letti con un buco per la caduta degli escrementi". Sono i "letti di contenzione" che fanno pensare ad un passato non tanto lontano e che con la riforma Basaglia si sperava di non vedere più.  "Quei letti ci sono in tutte le strutture psichiatriche - ha spiegato ancora Rosanìa - e non solo negli opg; qui quando arrivai, alla fine degli anni ’80, ce n’erano ventiquattro, ora ce ne sono soltanto due. Ma bisogna rendersi conto che si tratta comunque di atti medici che rientrano nei cosiddetti trattamenti sanitari obbligatori. Solo che per gestirli al meglio occorrerebbero strutture piccole affidate a personale altamente qualificato".
Ma il problema più grave è quello del sovraffollamento che si è aggravato da quando a Barcellona Pozzo di Gotto sono arrivati detenuti di altri ospedali psichiatrici giudiziari, trasferiti perché lì si stanno facendo lavori di ristrutturazione. "Il problema è strettamente di natura politica - ha sottolineato il direttore Rosanìa - altre commissioni sono venute in passato, abbiamo più volte denunciato problemi e carenze. E questa è oggi la situazione".

Ma la Regione Sicilia si scagiona da ogni colpa: "La Regione non ha ancora nessuna competenza nella gestione della medicina penitenziaria perché è in attesa delle decisioni della commissione paritetica Stato-Regioni". Per ottenerla, spiegano all'assessorato regionale siciliano alla Salute, è necessaria tutta una serie di provvedimenti e protocolli amministrativi che disciplinino il passaggio di consegne. Quando questo iter sarà concluso i tecnici dell'assessorato potranno avviare un programma operativo per riorganizzare questo sistema medico. "Fino a quel momento - hanno aggiunto dall'assessorato - non è possibile compiere alcun intervento".
E proprio da questa giustificazione muove la sua critica Livia Turco che considera "gravissimo" che il governo siciliano non abbia ancora provveduto a "rendere concreto il diritto di cura per tutti, anche per chi ha gravi problemi o sta in carcere".

Ma quello della struttura messinese non e' l'unico caso. Nell'inchiesta condotta nei sei Opg italiani (Aversa, Napoli Sant'Eframo, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere, Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino), nei quali 1.305 persone su un totale di 1.535 sono internate (ossia non scontano una pena per un reato ma sono recluse in ragione di una dichiarazione di pericolosità) è stato riscontrato un altro caso limite con condizioni igieniche oltre il limite della decenza ad Aversa. Dove i detenuti per tenere in fresco l'acqua da bere le conservano nei water. Su questo istituto si era già puntata l'attenzione del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa. Ora si attendono le conclusioni dell'inchiesta parlamentare.

[Informazioni tratte da Ansa, La Stampa.it, AGI, La Siciliaweb.it]

- Matti da legare? (Guidasicilia.it)

 

 

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16 luglio 2010
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