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La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima perché incostituzionale la norma ''anti-Caselli''

22 giugno 2007

E' illegittima. Questa la dichiarazione della Corte Costituzionale sulla norma (inserita nella riforma Castelli sull'ordinamento giudiziario nel 2005) che, in tema di conferimento degli incarichi direttivi a magistrati ordinari, limitava la partecipazione alla procedura selettiva ai soli magistrati che avessero assicurato almeno 4 anni di servizio prima della data di collocamento a riposo per gli uffici di merito o almeno 2 anni per quelli di legittimità, senza tener conto delle norme che consentono ai magistrati di permanere in servizio fino al compimento del 75esimo anno di età.
La norma ''anti-Caselli'' - proprio alla luce di essa, il procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli era stato escluso dal concorso per la nomina di procuratore nazionale antimafia, poiché aveva già compiuto i 66 anni di età -  è dunque incostituzionale, fuorilegge.

Per i giudici della Consulta l'incostituzionalità di questa disposizione si evince proprio dal fatto che non tiene conto della normativa della Costituzione che consente ai magistrati di restare in servizio fino ai 75 anni d'età. ''La Corte costituzionale - si legge nella nota di Palazzo della Consulta - ha dichiarato l'illegittimità della norma che, in tema di conferimento degli incarichi direttivi ai magistrati ordinari limitava la partecipazione alla procedura selettiva ai soli magistrati che avessero assicurato almeno quattro anni di servizio prima della data d'ordinario collocamento a riposo per gli uffici di merito o almeno due anni per gli uffici di legittimità, senza tener conto della normativa che consente ai magistrati di permanere in servizio fino al compimento del 75esimo anno d'età''.

Era stato il Tar del Lazio, investito dai magistrati esclusi dai concorsi, a sollevare la questione di legittimità della norma davanti alla Corte costituzionale. Per i giudici amministrativi il limite posto era illegittimo perché, in particolare, privava il Consiglio Superiore della Magistratura del potere di scelta sul candidato più adatto a guidare un ufficio giudiziario tra una rosa di candidati.
''Io ero l'obiettivo dichiarato di quella legge. Dunque preferisco non rilasciare alcun commento'', ha fatto sapere Gian Carlo Caselli, oggi procuratore generale del Piemonte e della Valle d'Aosta.
''Non ho condiviso quella norma e sono contento che adesso è stata finalmente dichiarata illegittima'', ha commentato Piero Grasso, attuale Procuratore nazionale antimafia.
''La dichiarazione della Corte Costituzionale non è solo è l'auspicabile cancellazione di un provvedimento con ogni evidenza 'contra personam', ma la dimostrazione che in Italia le regole, per fortuna, conservano ancora la loro forza e il loro valore''. Così Luigi Ciotti, presidente di Libera. ''Spiace solo - ha aggiunto Ciotti - che debba passare del tempo, quasi due anni in questo caso, per il ripristino della legalità, e nel frattempo una misura iniqua possa condizionare i delicati meccanismi della giustizia con conseguenze pesanti non solo sulle carriere dei magistrati e sulle loro legittime aspirazioni, ma sulla vita dei cittadini e lo stato di legalità dell'intero Paese''.

La decisione della Consulta avrà ora l'effetto di far ricominciare i concorsi per gli incarichi ai vertici degli uffici giudiziari ancora pendenti; ma potrebbe anche dare il via a una stagione di ricorsi contro le nomine già decise dal Csm. La previsione viene fatta in ambienti giudiziari, dove si sottolinea la ''grande portata'' che avrà la sentenza.

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22 giugno 2007
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