La Corte d'Assise di Palermo ha condannato a 12 anni di carecre il pentito Enzo Salvatore Brusca
Nei giorni scorsi la Corte d'Assise di Palermo ha condannato a 12 anni di carcere il pentito Enzo Salvatore Brusca - fratello del collaboratore Giovanni Brusca -, per concorso nell'omicidio del vigile del fuoco, Gaetano Genova, assassinato nel 1990 perché ritenuto confidente del collaboratore del Sisde, Emanuele Piazza, anche lui ucciso da Cosa nostra.
Prescritti, invece, i reati contestati al coimputato, Mariuccio Brusca, che era imputato di occultamento di cadavere. Per Enzo Salvatore Brusca, a cui è stata riconosciuta l'attenuante della collaborazione con la giustizia, il pm Nino Di Matteo, che ha istruito il processo, aveva chiesto la pena di 9 anni.
Gaetano Genova venne sequestrato e ucciso pochi mesi dopo l'omicidio di Piazza, ma il suo corpo fu ritrovato solo 6 anni dopo grazie alle dichiarazioni di Brusca, che raccontò movente e autori del delitto.
La mafia aveva deciso di eliminare il vigile del fuoco perché lo riteneva un confidente delle forze dell'ordine e per i suoi rapporti con Piazza. Il pentito ha inoltre rivelato agli investigatori che Genova aveva avuto un ruolo nella cattura di un latitante vicino alla famiglia mafiosa dei Madonia.
I resti di Genova furono ritrovati nelle campagne di San Giuseppe Jato. Fondamentale per il riconoscimento del cadavere fu una spilletta appuntata ad una giacca. I giudici ne hanno ordinato la restituzione ai familiari del vigile del fuoco che non si sono, costituiti parte civile al processo.
Grazie alle dichiarazioni di Brusca, in abbreviato, Salvino Madonia è stato condannato a 30 anni per l'omicidio del vigile del fuoco; mentre 14 anni di carcere sono stati inflitti a Giovanni Brusca. Le due pene sono definitive.