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La Corte dei conti boccia la Regione siciliana

"Casse vuote, finanziaria incompleta, fondi insufficienti e partecipate mangiasoldi"

11 giugno 2014

E’ una  Corte dei conti spietata quella che si scaglia contro la Regione siciliana. Prima l'allarme sui "rischi molto elevati che le attuali tensioni possano a breve trasformarsi in vere e proprie crisi di liquidità", nella relazione depositata in commissione Bilancio dell'Ars dal presidente della sezione riunita della Corte, Maurizio Graffeo. Poi i dubbi sollevati sul percorso adottato per la "finanziaria-spezzatino" del 2014, con richiamo all'articolo 81 della Costituzione sugli equilibri di bilancio; in sostanza una bocciatura della manovra in buona parte impugnata dal commissario dello Stato che ha cassato provvedimenti di spesa per 440 milioni di euro e a marzo la 'manovrina' cosiddetta salva-stipendi.
Ad aprile nelle casse della tesoreria della Regione erano disponibili 215,42 milioni di euro, "appena sufficienti a garantire il fabbisogno finanziario mensile", si sottolinea nelle relazione della Corte dei conti. Il presidente Graffeo ha avvertito che "le tensioni di cassa potrebbero portare a una crisi di liquidità".

Ma il governatore Rosario Crocetta, alla fine dell'audizione in commissione Bilancio, getta acqua sul fuoco: "Non c'è alcun problema - dice ai cronisti a Palazzo dei Normanni -. Dal patto di stabilità sono in arrivo 500 milioni di euro e poi bisogna aggiungere anche le entrate derivanti dalla norma, approvata all'Ars, sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese che ci permetterà nuovi introiti".
I giudici incalzano: "E' evidente la situazione di incompletezza dello strumento contabile per l'esercizio 2014, per larghi aspetti non in equilibrio". Un giudizio tranchant, che suona come una sorta di ammonizione anche nei confronti del commissario dello Stato.
Crocetta non si scompone: "Sulla finanziaria la Corte dei conti conferma quello che sosteneva il mio governo, e cioè che dopo l'impugnativa del commissario dello Stato bisognava tornare in aula per approvare le variazioni per tutto l'anno e invece l'Assemblea ci ha imposto varie riscritture del testo. Comunque, la finanziaria vera è ormai pronta".

Non è finita qui: secondo la Corte la Regione siciliana è al top in Italia per numero di società partecipate (34) e dipendenti, ben 7.300. E in quattro anni, dal 2009 al 2012, ha speso oltre un miliardo di euro, fondi pubblici destinati quasi interamente a pagare gli stipendi del personale e i compensi di manager e consulenti.
In merito alle partecipate, per il personale e gli organismi societari la Regione ha speso esattamente 1,18 miliardi, cifra destinata ad aumentare poiché i dati del 2012 sono incompleti. In media, la spesa per gli emolumenti è di circa 300 milioni all'anno; se quella per gli organi societari (amministratori e componenti Cda) è in calo (da 4,5 mln del 2009 a 2,9 mln del 2012), la spesa per le consulenze tra il 2001 e il 2012 è più che raddoppiata: da 12,9 mln a 27,2 mln di euro.
A fronte del denaro pubblico erogato, la Corte segnala che nel triennio 2009-2011 i risultati d'esercizio aggregati di tutte le società partecipate "registrano un saldo nettamente negativo, oscillante tra i 27,8 mln e i 23,9 mln; inoltre 14 società su 34 hanno chiuso in negativo gli ultime tre bilanci". Secondo i giudici contabili "molti trasferimenti straordinari erogati nell'ultimo quadriennio appaiono, di fatto, finalizzati a tamponare perdite ed inefficienze gestionali in una perversa logica di 'salvataggio a tutti i costi' di soggetti in evidente stato di crisi, senza le necessarie valutazioni sulle prospettive di risanamento o di riquilibrio dei conti" e in alcuni casi "gli interventi sul capitale sono stati disposti, addirittura, in prossimità della messa in liquidazione della società".
Inoltre, per la Corte "diffuse criticità presenta il sistema di governance e dei controlli interni da parte della Regione sia nel complesso sia in riferimento ai singoli aspetti" e nonostante i giudici in passato abbiano disposto alla Regione l'adozione di misure correttive, "ad oggi non è stato comunicato alcun intervento correttivo, né sul piano programmatico né su quello gestionale e dei controlli".

Infine, per la Corte i fondi stanziati nel bilancio della Regione a copertura dei residui attivi (crediti inesigibili) sono "insufficienti" e serve un incremento annuale degli stanziamenti "secondo un piano pluriennale coerente con le previste cancellazioni di partite creditorie al fine di scongiurare situazioni di squilibrio di bilancio".
I giudici contabili, quindi, rimproverano sia il governo che l'Ars, dai quali "si sarebbero attesi comportamenti coerenti" rispetto alle "raccomandazioni" e al "forte richiamo" per la ricostituzione del fondo di garanzia a copertura dei residui attivi che ammontano a 15,2 miliardi di euro al 31 dicembre 2013.
Tra i crediti inesigibili, i cosiddetti residui attivi, una massa cartolare di 15,2 miliardi che da un decennio "droga" il bilancio della Regione ci sono 3,3 miliardi di "entrate tributarie fantasma" che secondo la Corte dei conti "potrebbero dover essere cancellati, cumulativamente, nel corso del corrente anno o in quello successivo". Per i giudici contabili "risulta di tutta evidenza come la problematica dei residui attivi si sposti, invero, sul piano della consistenza dei fondi destinati a compensare in un'ottica di mantenimento dell'equilibrio finanziario, la cancellazione dei suddetti crediti".

Ed è in questo contesto che si inquadra l'accordo firmato con lo Stato, che coinvolge la Sicilia ma anche altre Regioni, che consente di spalmare la 'copertura' in dieci anni. Per renderlo operativo serve un'apposita norma regionale che recepisca il decreto legislativo 201 del 23 giugno del 2011 nella parte che riguarda proprio i conti pubblici.
Il governo Crocetta proporrà la norma nella manovra bis da approvare entro il prossimo luglio. In base all'accordo con lo Stato, la Regione dunque dovrà trovare ogni anno, a partire dal 2015 e fino al 2025, oltre 300 milioni di coperture da destinare al fondo indisponibile a garanzia dei crediti inesigibili, fino al raggiungimento del plafond di 3,3 mld.
L'ammontare dei crediti-erariali inesigibili è stato calcolato dal Dipartimento finanze e credito della Regione dopo avere acquisito i dati contabili dalla società Riscossione Sicilia Spa: si tratta di 740,3 milioni di crediti inferiori a 2 mila euro e 2,58 mln superiori a 2 mila euro.

Il Movimento 5 Stelle all'Ars: "Avevamo visto giusto" - "Manco a farlo apposta, la Corte dei conti ha evidenziato le maggiori crepe nel bilancio della Regione nei tre settori per i quali abbiamo chiesto mesi fa l'istituzione di altrettante sottocommissioni. Evidentemente avevamo visto giusto". I deputati del Movimento 5 stelle all'Ars hanno accolto senza sorprese il giudizio sui conti della Regione, che per i magistrati contabili presenta numerosi problemi soprattutto nei settori delle aziende partecipate, della Sanità e della riscossione dei tributi. "Esattamente le tre macroaree per la quali - affermano i deputati Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca - avevamo chiesto al presidente Dina l'istituzione di tre gruppi di lavoro. Basta con la gestione dettata dell'emergenza, qui c'è bisogno di riforme strutturali e per farle si devono affrontare i problemi in modo serio, costante e radicale". "I conti - dicono i deputati - sono veramente preoccupanti, specie se si pensa che, come hanno fatto rilevare i magistrati, rischiano di essere cancellati 3,3 miliardi di residui attivi, con la necessità di trovare altre risorse per turare questa falla".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, GdS.it]

- Un governo di galantuomini (Guidasicilia.it, 07/06/14)

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11 giugno 2014
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