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La Costa Concordia sarà smaltita in Italia...

L'opzione estera è stata di fatto esclusa. L'affare da 600 mln che fa gola a tanti porti italiani

17 febbraio 2014

La Costa Concordia verrà smaltita in Italia. Ormai è una certezza. Si tratta di una partita che vale più di 600 milioni di euro, una manna dal cielo per uno dei tanti settori italiani in difficoltà. Entro luglio la Protezione Civile si è impegnata a rimuovere la nave dall'Isola del Giglio. Anche se la gara per lo smaltimento della nave, fatta dalla LCO per conto della Costa Crociere e delle sue assicurazioni, non ha dato ancora il suo esito e vede tra i partecipanti anche porti stranieri, l'opzione estera è di fatto già esclusa. Le ragioni e le conferme sono diverse, ma tutte portano nella stessa direzione. Se il porto di Piombino sarà pronto quella sarà la sua destinazione naturale, in caso contrario si opterà per quello di Civitavecchia. Nei mesi scorsi si erano detti pronti ad accogliere il relitto i principali porti italiani, da Genova a PALERMO, da Napoli a Taranto, oltre naturalmente a Piombino e Civitavecchia, i più vicini all'isola del Giglio.

LA NORMATIVA. "Allo stato della normativa deciderà il presidente della Provincia di Grosseto", questa la posizione che trapela dal Ministero dell'Ambiente. A confermarlo è lo stesso presidente, Leonardo Marras, che sottolinea come "sia la stessa normativa a prevedere che la nave vada portata nel sito più vicino". Il bando che dovrebbe decidere sulla destinazione per lo smaltimento della nave, è stato redatto affinché venga adottata una procedura che consentirà di selezionare l'impianto presso il quale la demolizione e il riciclo del relitto possano avvenire secondo metodologie che offrano le migliori soluzioni in termini di velocità e certezza dell'esito, "protezione dell'ambiente, sicurezza sul luogo di lavoro, nel pieno rispetto delle normative nazionali e internazionali" dicono da Costa Crociere.
La stessa posizione che il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, ha dichiarato nella conferenza di presentazione del progetto di rotazione della Costa Concordia, tenutasi il 10 gennaio, alla presenza di Michael Thamm, ad di Costa Crociere e Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. "Il bando rispetta tutte le normative, pertanto, l'Italia non può intromettersi, ma può garantire che le norme stesse vengano rispettate", ha affermato in Ministro. Ma sono proprio queste "normative nazionali e internazionali" a garantire la destinazione italiana al "rifiuto". Infatti, nella delibera del Consiglio dei Ministri dell'11marzo 2013, il Governo presieduto da Monti, aveva riconosciuto la nave come "rifiuto" e pertanto assoggettato alla direttiva 2008/98/Ue e al regolamento (Ce) n. 1013/2006. Queste norme, in sostanza, impongono che il rifiuto venga gestito "nel rispetto dei principi di vicinanza e prossimità". Stando così le cose, pronto anche solo un porto italiano, l'opzione estera non è normativamente percorribile.

IL CONTENZIOSO. E se la Costa dovesse optare per una destinazione estera anche qualora un porto italiano fosse pronto a smaltire il rifiuto? "Va nel porto più vicino. La posizione è chiara e non ci sarà bisogno di nessun contenzioso", spiega lapidario il presidente Marras. Una posizione, questa, che la Costa Crociere conosce e che si limita a "non commentare". Arrivare a una situazione del genere, ovvero un contenzioso tra Costa Crociere e le autorità italiane, siamo certi non converrebbe a nessuna delle parti in gioco.

I PORTI. Ovviamente, affinché la normativa si possa applicare, il sito più vicino, Piombino, dovrà essere attrezzato e adeguato. "Saremo pronti in tempo", dice il Presidente dell'autorità portuale di Piombino, Luciano Guerrieri.
Pochi giorni fa il ministero ha finalmente sbloccato i 100 milioni di euro previsti per i lavori. Anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, è convinto che Piombino sarà pronto. Ma c'è chi crede, come Samuele Segoni deputato toscano del Movimento 5 Stelle, che il porto di Piombino non riuscirà ad essere pronto e che "tutta sia stato studiato per far ricevere un finanziamento ad hoc al porto di Piombino. Finanziamento che copre in parte i lavori di adeguamento necessari".
Ma se il porto di Piombino non fosse pronto, si dicono già pronti quelli di Civitavecchia, seguono Genova e Palermo. A meno che tutti questi abbiano "mentito" un porto sarà sicuramente pronto, pertanto la destinazione sarà naturalmente italiana. Il porto di transito. Altro decisivo indizio che ci porta a credere che la Costa Crociere abbia oramai abbandonato la strada estera è che il porto di transito, necessario per l'opzione estera, sembra anch'esso definitivamente messo da parte. Infatti, il Vanguard, la nave-piattaforma capace di sollevare e trasportare la Costa Concordia all'estero, è opzionato non oltre il mese di settembre. Pertanto, qualora la si dovesse utilizzare, la nave dovrebbe essere "parcheggiata" in un porto transitorio in attesa di settembre. Attualmente, come detto, la Costa Concordia ha affermato di "non essersi attivata in tal seno". Nessun porto è stato contattato per una richiesta del genere. Cosa che ci lascia pensare che se ad oggi non è stato affrontato il discorso difficilmente potrà essere fatto domani.

Lo smaltimento della nave ha delle enormi criticità e rischi incalcolabili. Nulla è certo, nemmeno la possibilità che la nave possa essere effettivamente rimorchiata. Difficoltà che Costa conosce e che in questo momento incidono sempre più nella decisione finale. Si fa anche da parte loro l'idea che l'opzione debba essere quella più semplice e meno rischiosa. Se le cose stanno così, il destino della nave sembra segnato, ed è tutto italiano. [Articolo di di WALTER D'AMARIO per Repubblica.it]

- Chi smantellerà la Costa Concordia? (Guidasicilia.it, 11/01/14)

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17 febbraio 2014
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