La costosissima Ars
L'Assemblea Regionale Siciliana costa ad ogni contribuente cinque volte il consiglio regionale lombardo
Record in Sicilia
L'ARS E' IL CONSIGLIO REGIONALE PIU' COSTOSO D'ITALIA
di Emanuele Lauria (Repubblica.it, 22 dicembre 2011)
L'Assemblea regionale siciliana costa, a ogni contribuente, cinque volte il consiglio regionale lombardo e più del doppio di quello laziale e piemontese. I numeri di un raffronto che incornicia privilegi antichi e resistenti ai tagli figli della crisi. Perché, se Palazzo dei Normanni riesce per la prima volta ad approvare un bilancio in controtendenza rispetto agli anni scorsi (con una riduzione di spese di quasi 5 milioni), i suoi numeri sono ancora ben lontani da quelli di altre assemblee. Basta confrontare le uscite dei singoli consigli con il numero di abitanti delle regioni rappresentate: si scopre, così, il peso che il Parlamento isolano, forse la massima espressione dei vantaggi economici dell'Autonomia, continua ad avere sulla società.
Con i suoi 167,5 milioni di spese correnti, l'Ars guarda dall'alto tutte le altre assemblee. Il costo pro-capite è di 33 euro per abitante. Il consiglio lombardo ha appena varato un bilancio da 66,3 milioni, con una spesa pro-capite di appena 6,6 euro: divario che si spiega con il fatto che la Lombardia ha quasi il doppio degli abitanti della Sicilia. Ma l'Ars vince il confronto anche con il consiglio regionale del Lazio (97 milioni ovvero 16,9 per abitante) e con quello del Piemonte che per il 2012 prevede una spesa di 66,7 milioni, cioè circa 15 euro per abitante. Anche una Regione del Sud come la Puglia ha una gestione più economica di quella siciliana: il bilancio di previsione del suo consiglio, per l'anno prossimo, contempla uscite per 56,1 milioni. Significa una spesa pro-capite di 13,7 euro.
Costi più alti, in rapporto al numero degli abitanti, si riscontrano nelle altre Regioni a statuto speciale. La Valle d'Aosta spende 16,5 milioni per far funzionare il suo consiglio regionale e ha una altissima spesa pro-capite, pari a 128 euro. Ma, avendo appena 128 mila abitanti (contro i 5 milioni della Sicilia), il confronto è difficilmente proponibile.
Insomma, dalla lettura dei bilanci che in questi giorni i consigli regionali stanno approvando, emerge la tendenza generale a una compressione della spesa (nel 2011 le regioni italiane hanno dilapidato un miliardo 100 milioni per mantenere i loro "parlamenti"), ma anche una ridondanza dei costi della politica al di sotto dello Stretto. Situazione in parte legata alle indennità percepite dai deputati siciliani che però, pur essendo ancora novanta (almeno fino al termine della legislatura), pesano sulle casse pubbliche solo per un paio di milioni di euro in più rispetto ai meno numerosi colleghi di Lombardia e Puglia. Il gap diventa un baratro se si guarda a vitalizi e retribuzioni del personale. Per le "pensioni" dei consiglieri, nel 2010, la Lombardia ha messo in bilancio 7,8 milioni di euro, un terzo di quanto ha stanziato l'Ars (20,5 milioni). E la Lombardia, pur avendo più dipendenti dell'Assemblea siciliana (296 contro 248) spende per il personale la metà: 19 milioni di euro l'anno a fronte dei 40,4 milioni dell'Ars. Una differenza, netta, che dipende dal fatto che le retribuzioni del personale di Palazzo dei Normanni sono parametrate a quelle del Senato e dunque più elevate.
Altre voci, meno corpose ma emblematiche, balzano davanti agli occhi nel raffronto fra l'Ars e gli altri consigli. E non è soltanto quella relativa ai costi della buvette che, malgrado i recenti tagli ai cosiddetti "buoni pasto" dei deputati, nel 2012 graverà sulle casse per oltre 925 mila euro, più o meno 77 mila euro al mese. Le spese di rappresentanza, per dire, pesano sul bilancio di Palazzo dei Normanni per 342 mila euro: oltre dieci volte in più della Puglia (26 mila euro) e ben trenta volte in più della virtuosa Emilia-Romagna. In un Paese zibaldone, che vede tuttavia la Sicilia in prima fila nelle "spesucce" della politica, capita pure che le divise del personale di servizio (i commessi) costino all'Ars 360 mila euro contro gli appena 58 mila della Puglia. Un rapporto di sei a uno.
E le autoblù? L'amministrazione dell'Ars si vanta di disporne di un numero appena sufficiente (tredici) ma la spesa per il noleggio e la gestione delle vetture, almeno quella messa in preventivo per l'anno venturo (425 mila euro), è dieci volte superiore a quella (48.869 euro) del consiglio regionale pugliese. Segnali che, malgrado i propositi e i primi atti compiuti nella direzione dell'austerity, la risalita della Penisola è operazione ardua. Piccolo calcolo: se l'Ars rispettasse un parametro medio di spesa di 15 euro per abitante (quello del Piemonte) il bilancio regionale guadagnerebbe oltre 90 milioni di euro ogni anno. La stessa cifra che l'Ue ha investito per la diffusione della banda larga in Europa.