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La diffusione online dei redditi è illegittima

L'Agenzia delle Entrate ha il compito di interrompere in modo definitivo la diffusione dei dati

07 maggio 2008

Ricevuti la risposta dall'Agenzia delle Entrate, alla richiesta di chiarimenti sulla scelta di mettere online i redditi dei contribuenti italiani (leggi), il Garante della Privacy ha stabilito che "l'iniziativa della Agenzia delle Entrate è illegittima".
"La modalità utilizzata dall'Agenzia è illegittima - ha spiegato il Garante - perché contrasta con la normativa in materia". L'Autorità Garante per la privacy ha concluso così l'istruttoria avviata sulla diffusione, tramite il sito web dell'Agenzia, dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2005 degli italiani.

"Il Collegio (composto da Francesco Pizzetti, Giuseppe Chiaravalloti, Mauro Paissan, Giuseppe Fortunato), nel ribadire quanto già sostenuto nel provvedimento con il quale aveva immediatamente invitato a sospendere la pubblicazione online, - continua il Garante - ha stabilito che la modalità utilizzata dall'Agenzia è illegittima. L'Agenzia delle entrate dovrà quindi far cessare definitivamente l'indiscriminata consultabilità, tramite il sito, dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi per l'anno 2005".
La decisione dell'Agenzia secondo il Garante contrasta con la normativa in materia dei dati personali. "In primo luogo - spiega l'Autorità - perchè il Dpr n.600/1973 stabilisce che al direttore dell'Agenzia delle entrate spetta solo il compito di fissare annualmente le modalità di formazione degli elenchi delle dichiarazioni dei redditi, non le modalità della loro pubblicazione, che rimangono prerogativa del legislatore. Attualmente - sottolinea il Garante -, per le dichiarazioni ai fini dell'imposta sui redditi, la legge prevede unicamente la distribuzione degli elenchi ai soli uffici territoriali dell'Agenzia e la loro trasmissione ai soli comuni interessati e sempre con riferimento ai contribuenti residenti nei singoli ambiti territoriali".

"L'inserimento dei dati in Internet, inoltre, appare di per sè non proporzionato rispetto alla finalità della conoscibilità di questi dati. L'uso di uno strumento come Internet rende indispensabili rigorose garanzie a tutela dei cittadini. L'immissione in Rete generalizzata e non protetta dei dati di tutti i contribuenti italiani (non sono stati previsti "filtri" per la consultazione online) da parte dell'Agenzia delle Entrate ha comportato una serie di conseguenze: la centralizzazione della consultazione a livello nazionale ha consentito, in poche ore, a numerosissimi utenti, non solo in Italia ma in ogni parte del mondo, di accedere a innumerevoli dati, di estrarne copia, di formare archivi, modificare ed elaborare i dati stessi, di creare liste di profilazione e immettere ulteriormente dati in circolazione, ponendo a rischio la loro stessa esattezza. Tale modalità ha, inoltre, dilatato senza limiti il periodo di conoscibilità di dati che la legge stabilisce invece in un anno. L'Autorità ha poi rilevato che non è stato chiesto al Garante il parere preventivo prescritto per legge".

L'ulteriore diffusione online delle dichiarazioni dei redditi "può esporre a conseguenze di carattere civile e penale". Il Garante della privacy dunque, dopo aver stabilito l'illegittimità di quanto fatto dall'Agenzia delle Entrate, avvisa che dovrà essere bloccata la diffusione su tutta la rete Internet. Secondo l'Autorità, "va ritenuta illecita anche l'eventuale ulteriore diffusione dei dati dei contribuenti da parte di chiunque li abbia acquisiti, anche indirettamente, dal sito Web dell'Agenzia". Tra le altre cose l'Autorità stabilisce che i mezzi d'informazione potranno rendere noti i dati dei contribuenti che, per il ruolo svolto, sono di sicuro interesse pubblico, a patto che le informazioni vengano reperite secondo la legge, cioè presso i Comuni.

La Procura di Roma intanto ha fatto sapere che acquisirà presto la risoluzione del Garante della Privacy. Gli inquirenti potrebbero entro breve procedere all'iscrizione sul registro degli indagati della persona o delle persone che hanno dato il via libera all'immissione online. Dopo questo passaggio il pm Francesco Polino ed il procuratore aggiunto Franco Ionta, che hanno ipotizzato sinora il reato di violazione della privacy, potrebbero avviare l'attività istruttoria con la convocazione di chi è parte in causa. Lunedì la polizia postale aveva trasmesso un primo rapporto sulla questione.

- Illegittime le dichiarazioni fiscali on line (Gar. Privacy Nota 6.5.2008)

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07 maggio 2008
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