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La dignità della persona, la dignità della ricerca

Mentre la Chiesa intima ai ricercatori di non ''collaborare col male'', la Ru486 diventa lecita in Italia

15 dicembre 2008

"L'embrione umano ha fin dall'inizio la dignità propria della persona". E' questa l'affermazione cardine della "Dignitas personae", l'Istruzione della Congregazione per la dottrina della fede pubblicata venerdì scorso, che aggiorna la "Donum vitae" dell'87, nella quale gli esperti vaticani avevano deciso di non definire che "l'embrione è persona, per non impegnarsi in una affermazione di indole filosofica". Nella 'Dignitas personae', dopo gli sviluppi delle tecniche di fecondazione, riproduzione, clonazione, etc. la Chiesa ha deciso questa ulteriore precisazione.
"La realtà dell'essere umano, infatti, per tutto il corso della sua vita, prima e dopo la nascita - si afferma nel documento della Congregazione per la dottrina della fede - non consente di affermare né un cambiamento di natura né una gradualità di valore morale, poiché possiede una piena qualificazione antropologica ed etica. L'embrione umano, quindi, ha fin dall'inizio la dignità propria della persona".

Dato per certo tale convincimento, a tutte quelle coppie impossibilitate ad avere figli, nel documento la Chiesa così vi si rivolge: "Il desiderio di un figlio non può giustificarne la 'produzione', così come il desiderio di non avere un figlio già concepito non può giustificarne l'abbandono o la distruzione". "La Chiesa - si legge ancora nel testo - riconosce la legittimità del desiderio di un figlio, e comprende le sofferenze dei coniugi afflitti da problemi di infertilità. Tale desiderio non può però venire anteposto alla dignità di ogni vita umana, fino al punto di assumerne il dominio". "In realtà si ha l'impressione - afferma il documento - che alcuni ricercatori, privi di ogni riferimento etico e consapevoli delle potenzialità insite nel progetto tecnologico, sembrano cedere alla logica dei soli desideri soggettivi e alla pressione economica, tanto forte in questo campo". A questi e a tutti i ricercatori si rivolge quindi il messaggio: "I ricercatori dovrebbero opporsi all'uso di materiale biologico illecito (per illecita il documento del Vaticano intende un giudizio morale che vale anche quando le leggi del sistema sanitario e scientifico siano pienamente rispettate, ndr), non collaborare al male, testimoniare il valore della vita e opporsi a leggi gravemente ingiuste" quindi non dare il proprio assenso alla sperimentazione su "embrioni o linee cellulari che sono il risultato di un intervento illecito contro la vita o l'integrità fisica dell'essere umano". In merito alla sperimentazione sugli embrioni, essa - afferma il testo Vaticano - "costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona. Queste forme di sperimentazione costituiscono sempre un disordine morale grave".
Nelle pagine della "Dignitas personae" la Santa Sede si esprime anche sulla clonazione, che definisce "intrinsecamente illecita, in quanto intende dare origine ad un nuovo essere umano senza connessione con l'atto di reciproca donazione tra due coniugi e, più radicalmente, senza legame alcuno con la sessualità. Tale circostanza dà luogo ad abusi e a manipolazioni gravemente lesive della dignità umana". La posizione del Vaticano è inappellabile. Per clonazione umana intende "la riproduzione asessuale e agamica dell'intero organismo umano, allo scopo di produrre una o più copie dal punto di vista genetico sostanzialmente identiche all'unico progenitore".

Infine il tema dell'aborto, nel quale viene condannata anche "l'intenzione dell'aborto" compresa nel semplice utilizzo di anticoncezionali. Dunque, la Santa Sede ribadisce il divieto per tutti gli anticoncezionali, sia quelli tradizionali, sia quelli che "agiscono dopo la fecondazione, quando l'embrione è già costituito, primo o dopo l'impianto in utero. Queste tecniche sono intercettive (è il caso della spirale e della pillola del giorno dopo, ndr), se intercettano l'embrione prima del suo impianto nell'utero materno, e contragestive se provocano l'eliminazione dell' embrione appena impiantato". A questa seconda specie appartiene la Ru486.

Proprio quest'ultima verrà introdotta a breve anche in Italia. Questa settimana, infatti, il Consiglio di amministrazione dell'Aifa, l'Agenzia nazionale del farmaco, potrebbe dare il via libera definitivo alla pillola che ha consentito a milioni di donne in tutto il mondo di interrompere la gravidanza senza entrare in sala operatoria.
E il governo non può fare niente, ammette Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare. Questo perché la pillola di fatto aveva già ricevuto il passaporto lo scorso febbraio, autorizzata per procedura di mutuo riconoscimento dal comitato tecnico scientifico dell'Aifa durante il governo di Romano Prodi. Il comitato allora presieduto dall'ex capo dell'Agenzia, Nello Martini, aveva espresso parere favorevole giudicando positivo il rapporto costi-benefici purché il suo impiego fosse coerente con la 194 e fosse previsto solo in ambito ospedaliero. Il meccanismo si è messo in moto e il prodotto è all'ordine del giorno della riunione di fine d'anno del Cda dell'Aifa: "Arrivati a questo punto, non ci sono motivi per dire di no", dicono le persone bene informate sui lavori dell'organismo da cui dipende il prontuario terapeutico del nostro Paese. "Noi non possiamo fare più niente per bloccare un farmaco che a nostro parere espone a molti rischi. Ma è una truffa dire alle donne che è sicuro e che rende l'aborto facile", ha contestato Eugenia Roccella, impegnata a denunciare con Assuntina Morresi (ora sua collaboratrice al ministero) i pericoli della Ru486. "E verrà somministrata in ospedale solo in teoria. Nella pratica le donne firmeranno il registro delle dimissioni e torneranno a casa, senza neppure una notte di ricovero, come è avvenuto nel 90% delle volte nel corso della sperimentazione a Torino. E questo è un rischio", ha aggiunto il sottosegretario.

La ditta francese che la produce, l'Exelgyn, ha già trovato l'azienda cui appoggiarsi in Italia per distribuirla. Restano da stabilire solo il prezzo e le modalità di prescrizione. La Ru486 potrà essere data solo in ospedale e con obbligo di almeno un giorno di ricovero. Non sarà un farmaco da portare a casa, lontane dal controllo medico. L'unica motivazione che l'Aifa potrebbe avanzare per rimandare il via libera e rinviare le inevitabili polemiche da parte del mondo cattolico sarebbe di carattere economico. Ma sarebbe un arrampicarsi sugli specchi. Eugenia Roccella però vuole continuare la sua battaglia: "Le donne devono sapere che l'aborto chimico non è una passeggiata".
Sul via libera alla Ru486 è scesa in campo anche il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, che ha lanciato un appello alle ragazze italiane a "non considerarla un anticoncezionale perché non lo è. Quindi, assolutamente, non dovete smettere di usare i normali anticoncezionali"
Dall'opposizione Silvana Mura, deputata di Idv, parla di "terrorismo psicologico", augurandosi che a breve "si possa procedere alla registrazione in via definitiva della Ru486 e al suo utilizzo all'interno delle strutture ospedaliere anche in Italia, come avviene da tempo nel resto d'Europa".
Mentre l'altra opposizione, quella dell'Udc insomma, ha rivolto le critiche all'esecutivo per altri motivi: "Siamo profondamente delusi - ha sottolineato il deputato Udc Luca Volontè, riferendosi al ministro della Salute Maurizio Sacconi e al sottosegretario Eugenia Roccella - dall'incomprensibile inerzia del governo nei confronti della Ru486. Dopo sette mesi non solo l'esecutivo non è stato in grado di impedire l'introduzione della pillola abortiva ma anche la sospensione delle linee guida sulla legge 40 e i nuovi regolamenti per una più corretta applicazione della 194 sono rimasti lettera morta".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Ansa.it]

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15 dicembre 2008
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