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La disoccupazione, purtroppo, è donna

Al Sud il tasso di disoccupazione femminile donne al 30%. Il ministro Fornero promette "sgravi fiscali per le donne e per il Sud"

18 febbraio 2012

Nel Sud oltre mezzo milione di donne sfugge alle statistiche della disoccupazione ufficiale, così da portare il tasso di disoccupazione corretto nel 2010 al 30,6%. A queste vanno aggiunte 575mila "scoraggiate", disponibili a lavorare ma non in cerca di lavoro. Mentre le poche assunte regolarmente (tra le giovani meno di una su quattro) hanno uno stipendio inferiore di oltre il 30% rispetto a un uomo del Centro-Nord.
A due settimane dall'8 marzo, la Svimez fotografa la situazione delle donne al Sud nel dossier "La condizione e il ruolo delle donne per lo sviluppo del Sud" di Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano. Le elaborazioni Svimez prendono in esame la situazione delle donne al Sud dal 2008 al 2011.
In Italia in due anni, dal 2008 al 2010, aggiunge Svimez, oltre 100mila donne hanno perso il posto di lavoro. Il Mezzogiorno è un caso unico: il tasso di occupazione femminile raggiunge appena il 30,4%, rispetto al 54,8% del Centro-Nord. Un divario dal resto d'Europa di quasi trenta punti (la media europea nel 2010 e' 58,2%).
A fare la differenza tra il tasso di disoccupazione ufficiale del 15,4% e quello "corretto" sono le donne che non risultano né tra gli occupati né tra i disoccupati, ma che "informalmente" si barcamenano tra ricerche saltuarie e lavoro sommerso. In questo senso, includendo queste categorie, il tasso di disoccupazione corretto femminile al Sud nel 2010 schizzerebbe al 30,6%, il doppio di quello ufficiale. In cifre, i valori si triplicano: le 393mila disoccupate ufficiali, unite alle 560mila implicite, diventano 953mila.
Per quanto riguarda le scoraggiate, disponibili a lavorare ma non in cerca di lavoro, delle 893mila donne che si trovano in questa condizione, spiega il dossier, 575mila sono al Sud.

Meno di una su tre è regolarmente occupata: ma guadagna molto meno. Situazione ancora più critica per le donne under 34: il tasso di occupazione crolla al 23,3%, pari a meno di una su quattro.
In base ad analisi Svimez, a parità di qualifica, il gap tra donna del Sud e uomo del Centro-Nord supererebbe il 30%. In valori assoluti, a fronte di uno stipendio di un maschio del Centro-Nord si 19.149 euro, una donna del Sud porterebbe a casa solo 13.361 euro. In rapporto alla popolazione, le ragazze del Sud diplomate sono passate dall'85,1% del 2000 al 94% del 2009, circa un punto percentuale in piu' rispetto al Centro-Nord. Ancora meglio sul fronte universitario: le meridionali laureate sono il 18,9% sul totale della popolazione 30-34 anni, quasi 7 punti in più dei maschi (12,3%), pur se distante dalla performance del Centro-Nord (27,1%) e da ogni confronto europeo. Ma studiare, per le donne, non basta: tra le dipendenti sono troppo poche le dirigenti (appena il 26% rispetto a una quota di occupazione femminile totale del 35% al Sud, e ancora relativamente meno nel Centro-Nord, con il 27% a fronte del 42% di occupazio-ne femminile); tra le lavoratrici autonome, sono troppo bassi i livelli di libere professio-niste e lavoratrici in proprio, di associate in cooperativa, mentre spicca il livello abnorme di lavoratrici co.co.co (il 65% del totale è donna, contro il 55,6% nel Centro-Nord).

"Sgravi fiscali per le donne e per il Sud" - La riforma del mercato del lavoro prevederà "sgravi fiscali e nuovi servizi anche sostenuti dal fondo sociale Ue", per favorire l'occupazione femminile e affrontare il problema del dualismo Nord-Sud che sono "tra le nostre preoccupazioni". Queste le parole del ministro del Lavoro Elsa Fornero, intervenendo al Consiglio Ue affari sociali e occupazione. Il "primo elemento" della riforma del mercato del lavoro è il "riordino dei contratti", perché "troppe tipologie negli anni hanno creato precarietà diffusa tra i giovani". Per il governo, la "lotta alla disoccupazione giovanile è una priorità", e nel mettere a punto la riforma, "l'enfasi andrà all'apprendistato per favorire l'ingresso dei giovani", ha aggiunto Fornero.
Intanto le operaie e le impiegate della Fiat di Pomigliano attendono una convocazione del ministro Fornero dopo uno scambio di lettere con il responsabile del Welfare e delle Pari Opportunità. Le lavoratrici Fiat hanno denunciato un trattamento discriminatorio nei confronti dei dipendenti con figli che, in seguito ad assenze per maternità e paternità, non percepiranno il premio di produzione nel 2012 non riuscendo a lavorare sopra 870 ore. Il Ministro ha risposto affermando il principio che "la maternità obbligatoria sia un diritto irrinunciabile, un principio di civiltà".
"Anche noi - scrivono le lavoratrici in una seconda lettera dove chiedono di essere convocate - riteniamo le leggi che tutelano la maternità/paternità diritti e principi di civiltà irrinunciabili, così come lo è il diritto all'integrità psicofisica a non ammalarci a causa delle condizioni di lavoro". "Purtroppo - concludono - il rispetto di questi diritti e della dignità del lavoro non sono i principi ispiratori della gestione del personale e dell'organizzazione del lavoro dei nostri stabilimenti". Nella loro prima lettera le lavoratrici Fiat lamentavano anche che il nuovo contratto "determina un notevole peggioramento dei carichi di lavoro e dell'affaticamento sulle linee di produzione" e che "nessuno ha dimostrato che tali aggravi non avranno conseguenze negative sulla salute riproduttiva delle donne".

[Informazioni tratte da AGI, ANSA, Corriere.it, Repubblica.it]

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18 febbraio 2012
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