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La disperazione migrante continua a sbarcare

A Lampedusa gli sbarchi dei migrati continuano. Il governo tace colpevolmente quanto in realtà continua ad avvenire?

11 agosto 2010

Ma gli sbarchi di migranti a Lampedusa sono veramente finiti? Ma è proprio vero che la politica sull'immigrazione del governo Berlusconi, politica di stampo leghista e fortemente criticata dall'Unione Europea, resa possibile anche dalla "dubbia" collaborazione della Libia, Paese irrispettosa dei diritti umani ma che con il nostro attuale premier ha allacciato un'amicizia scritta sopra ufficiale documentazione rimasta sempre oscura e poco chiara?
No. Gli sbarchi di a Lampedusa non si sono mai fermati. Secondo molte associazioni nell'ultimo mese almeno in 350 sono riusciti a eludere i controlli nel Canale di Sicilia, mentre gli ultimi 39 immigrati arrivati a Lampedusa sono stati trasferiti in tutta fretta in Sicilia come per nascondere il fatto che a Lampedusa ci sono degli sbarchi.


"L'isola è tranquilla, non ci sono sono sbarchi, non è vero nulla di quello che scrivono i giornali" ha spiegato nei giorni scorsi a CNRmedia Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord e vicesindaco di Lampedusa. "C'è stato uno sbarco la scorsa settimana, le venti persone arrivate sono state portate a Porto Empedocle perché il centro è chiuso".
"La verità è che gli sbarchi ci sono" ha replicato Gianfranco Schiavone, dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione. "A Lampedusa non si vedono in ragione di un ordine non scritto ma assolutamente ferreo: non utilizzare il centro dell'isola che rimane formalmente aperto ma rigorosamente vuoto. Questo allo scopo di poter dire, quando si fornisco i dati: al Cie di Lampedusa gli arrivi sono uguali a 0".
Domenica scorsa è arrivato l'annuncio del ministro della difesa Ignazio La Russa: da settembre stretta sulla sicurezza e norme più dure sull'immigrazione. "Non riesco a immaginare come si possa inasprire una normativa xenofoba che ha messo l'Italia all'indice dei Paesi europei" ha commentato Schiavone. "Parlare di inasprimento di leggi sciagurate significa ormai poter configurare una vera e propria persecuzione. Probabilmente un giorno guarderemo a queste normative con un certo orrore".

"Se fosse vero che i clandestini continuano a sbarcare a Lampedusa e il governo ne occultasse la notizia, ci troveremmo di fronte a un fatto gravissimo". La denuncia arriva dal presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario. "Sono mesi che Berlusconi, La Russa e Maroni ci sventolano davanti i risultati del contrasto all'immigrazione clandestina e dichiarano che gli sbarchi sono finiti. I respingimenti, invece, secondo quanto denunciato da Repubblica, continuano e, in barba a ogni rispetto dei diritti umani e del diritto di asilo, non sappiamo che fine fanno i passeggeri di quei barconi della speranza. Ora scopriamo anche che gli sbarchi sono ripresi e che qualcuno avrebbe ordinato di non darne notizia. Altro che governo della sicurezza - ha concluso Belisario - questo è il governo delle menzogne".

E i migranti, effettivamente continuano a sbarcare. La scorsa notte una quarantina di migranti sono stati bloccati dai carabinieri sulla terraferma a Linosa, la più piccola delle Isole Pelagie. Tra di loro non vi erano donne, né bambini. I militari non sono riusciti a localizzare il barcone che sarebbe stato utilizzato per la traversata; non si esclude che gli extracomunitari siano stati lasciati sull' isola da un'imbarcazione che si è poi allontanata. Gli immigrati sono stati trasferiti all'indomani a Porto Empedocle.
"C'è un flusso costante e una pressione migratoria che rimane sostanzialmente immutata se non aumentata al di la' e a dispetto di tutti gli accordi presi tra Italia e Libia". E' quanto ha affermato Oliviero Forti, responsabile nazionale della Caritas, all'Adnkronson commentando la riprese degli sbarchi di immigrati nel sud Italia e anche in Sicilia. "Un paese come la Libia - ha detto ancora Forti - oggi deve assolvere al ruolo di sentinella dell'Europa, ci si chiede fino a quando questo potrà accadere perché sappiamo tutti che la Libia ha un ritorno economico rispetto al ruolo che ricopre". "Nel momento in cui non si riesce più a sostenere questa dinamica - ha proseguito il responsabile della Caritas - assistiamo alla ripresa degli sbarchi, non nella stessa quantità del passato ma comunque un numero di sbarchi che sommati fanno centinaia di persone e alle quali comunque bisogna dare delle risposte".
"Ci chiediamo allora - spiega Forti - come possano avvenire questi sbarchi se teoricamente è in vigore un pattugliamento così serrato come è stato annunciato e che in alcuni casi sembra non funzionare. Gli ultimi arrivi a Linosa dimostrano che i pattugliamenti non funzionano poi così bene. Ci rendiamo conto che c'è bisogno di una politica che guardi oltre questi provvedimenti e che cerchi di dare delle risposte alle migliaia di persone che cercano di sbarcare sulle nostre coste".
In merito alla politica del governo sull'immigrazione, la Caritas conferma le sue critiche per i "deprecabili respingimenti in mare a nostro avviso in contrasto con la libertà personale". "Ma al di la' dell'efficacia diretta - ha spiegato ancora Forti - quello che noi temevamo è che nei fatti questa politica non avrebbe risolto il problema alla radici ma lo avrebbe solo spostato più a sud. Il caso dei 200 eritrei detenuti in Libia ci danno la misura di come forse l'Italia ha supportato un carico minore di immigrati, e tuttavia dato che a noi come Caritas stanno a cuore le persone e le vite umane, del destino di queste persone non si è risolto nulla. Ciò di cui ci dobbiamo preoccupare è proprio questo: quanti arrivano da noi hanno almeno qualche possibilità di sopravivenza decente, altrove questa possibilità viene meno. D'altro canto questi stessi migranti intervistati in Libia hanno ribadito, proprio per tali ragioni, di voler rimettere piede in Europa".

L'immigrazione non è tema che possa essere sempre trattato in modo strumentale dalle forse politica, questo significa non voler affrontare sul serio la questione. Ha detto ancora Oliviero Forti, in merito alle polemiche politiche delle ultime ore fra esponenti della maggioranza e del gruppo dei finiani in tema di immigrazione. "Il fatto che l'immigrazione - ha detto - abbia sempre fatto parte dell'agenda politica non in positivo ma come elemento di strumentalizzazione, ci ha sempre fortemente preoccupato e angosciato perché sappiamo che trattata così vuol dire non voler trovare delle soluzioni reali a un problema che sta diventando di proporzioni sempre più rilevanti sia in negativo che in positivo". "Si tratta - ha aggiunto - di un fenomeno sociale di larghe dimensioni che se viene ridotto a semplice scontro politico porta alle polemiche che conosciamo. Speriamo che questa non sia l'ennesima occasione persa per ragionare in maniera sana, realista e lungimirante su un tema che ha bisogno di questi tre elementi".
Il grosso degli immigrati, circa l'80%, continua ad arrivare nel nostro Paese via terra nonostante l'attenzione sia sempre rivolta agli sbarchi via mare, per altro le rotte nel Mediterraneo sono in continua mutazione, ha spiegato Forti. "Quello che noi sappiamo delle nuove rotte - ha affermato il dirigente Caritas - è lo spostamento verso est; facendo riferimento alle coste del nord Africa, la cosa significa soprattutto battere la via turca, che poi passa attraverso la Grecia e quindi arriva Puglia. Questo uno degli ultimi scenari che si erano delineati con l'arrivo di curdi iracheni ecc. quindi è quella più facilmente percorribile. Ma ciò non toglie - ha aggiunto - che rimane assai elevato il numero di persone che segue una via interamente terrestre. Su questo fronte non ci sono stati grossi investimenti per il contrasto all'immigrazione clandestina o comunque non sono stati cosi' enfatizzati come il contrasto via mare. Eppure nel 2008, quando ci furono migliaia di sbarchi nel sud Italia, quel flusso non rappresentava che il 20% del totale di quanti arrivavano nel nostro Paese, perche' l'80% arrivano via terra e questo flusso continua". "L'Italia - ha osservato Forti - nonostante il pacchetto sicurezza e gli accordi con la Libia ha visto aumentare il numero di cittadini irregolari. Lo scenario quindi non è così tranquillizzante come potrebbe apparire". "E' difficile fare previsioni in questo campo: ma è assai probabile che questo trend continui con questi numeri". "Chiaramente - ha aggiunto - i pattugliamenti proseguono, quindi anche chi gestisce l'immigrazione si adegua a un contesto mutato con modalità sempre più raffinate; arrivano, come è accaduto nel Salento, con barche di lusso rubate nei porti turchi e greci, e vengono stipati in questi velieri il che già indica un cambiamento visto che prima si parlava di carrette". "I migranti - ha concluso il dirigente della Caritas - in questo modo sono maggiormente vessati anche sotto il profilo economico dagli stessi trafficanti, perché aumentando le difficoltà aumenta il costo della traversata. Si tratta di un'operazione a perdere che riguarda tutti, in questa vicenda non ci guadagna nessuno".

[Informazioni tratte da CNRmedia, AGI, Ansa, Adnkronos/Ing]

Continuano gli sbarchi. Un flop i respingimenti in mare
di Alessandra Ziniti (Repubblica.it, 08 agosto 2010)

Su quel meraviglioso "scoglio" che è il disabitato isolotto di Lampione, un chilometro quadrato di terra a diciassette miglia da Lampedusa, non ne erano mai approdati. Ma la notte del 13 luglio dei pescatori hanno notato sette uomini che si sbracciavano e hanno mandato la Guardia costiera a recuperare quel manipolo di disperati abbandonati sul primo pezzo di Italia che si offre a chi riesce ad attraversare il Canale di Sicilia.
Arrivano, continuano ad arrivare. Nonostante il "muro" invisibile dei respingimenti in mare, dei quali non viene data più notizia perché questi sono gli ordini. Le "carrette" continuano ad attraversare il Canale, a trasportare le centinaia di migliaia di clandestini che aspettano il loro turno chiusi nei capannoni delle spiagge della Libia. Nell'ultimo mese almeno in 350 sono riusciti a sbarcare eludendo i controlli delle motovedette. I mercanti di uomini cercano approdi alternativi a Lampedusa presa d'assalto fino all'anno scorso, fino a quell'accordo con la Libia che, secondo il Viminale, ha stroncato i flussi di immigrazione clandestina verso le coste siciliane.

Ma cosa diversa raccontano gli ultimi 39 riusciti ad arrivare la sera del 2 agosto a mezzo miglio da Lampedusa, i 37 sbarcati fra i turisti di Cala Francese il 22 luglio, i 20 lasciati al volo da un barcone a Linosa il 12 luglio, i 7 dell'isolotto di Lampione, i 10 di Pantelleria, i 70 approdati a Capo Passero e soprattutto i 150 disperati trovati stipati in un casolare sul litorale di Palma di Montechiaro. Lasciati sulla spiaggia poco prima, presi in consegna dai terminali siciliani di una ben strutturata organizzazione specializzata in quello che gli investigatori definiscono un servizio "chiavi in mano", con assistenza logistica, mezzi di spostamento, vestiti nuovi (LEGGI). "I tempi degli sbarchi di disperati ammassati su barconi fatiscenti sono finiti - spiegano il procuratore di Agrigento Renato Di Natale ed il questore Girolamo Di Fazio - Adesso il traffico viene gestito da bande ben organizzate che studiano il luogo dove sbarcare il carico umano e mettono a disposizione un cambio di vestiti e nottetempo trasferiscono gli immigrati nelle grandi stazioni ferroviarie, munendoli di biglietto per le destinazioni del Nord Italia". Grazie ad organizzazioni così riescono a sbarcare sulle coste siciliane anche soggetti pericolosi. "Non escludiamo che oltre agli immigrati che nella nostra penisola cercano lavoro e futuro - dice il questore di Agrigento - possa essere sbarcato anche qualcosa di più grosso". Perché di sbarchi come questo, dei quali nessuno sarebbe venuto a conoscenza - dicono le carte dell'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal pm Giacomo Forte - ce ne sarebbero stati diversi altri.

L'ordine superiore, però, è quello di "liberare" Lampedusa. Non a caso i clandestini che riescono a sbarcare sull'isola non vengono più ospitati, neanche per poche ore, nel centro di prima accoglienza. Gli ultimi 39 arrivati - denunciano i membri dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione - "come già avvenuto in precedenza, non solo non sono stati accolti e soccorsi in modo adeguato nel centro di accoglienza, vuoto e distante meno di un chilometro, ma sono stati tenuti per ore sotto il sole, lungo la strada provinciale, in attesa di una frenetica corsa delle istituzioni preposte ad organizzare il loro trasporto a Porto Empedocle".
E che, oltre agli sbarchi, continuino i respingimenti in mare di questi disperati fantasma lo conferma anche Gaspare Sieli, responsabile della coop che gestisce il centro di accoglienza richiedenti asilo di Trapani: "A metà giugno, un barcone con eritrei e somali, donne e bambini, è stato rimandato indietro. Dalla barca hanno chiamato disperati i parenti in Sicilia. Poi più niente. Che fine fanno tutte queste persone?".

 

 

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11 agosto 2010
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