Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

La dittatura sotto i Lo Piccolo

Il pentito Franzese, nella sua prima deposizione pubblica, ha raccontato i segreti dei Lo Piccolo

13 maggio 2008

Le estorsioni, i traffici di droga, lo stretto legame tra Francesco Franzese e i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, da lui stesso fatti arrestare grazie ad alcune indicazioni fornite alla polizia. Francesco Franzese, meglio conosciuto come ''Franco di Partanna'', braccio destro di Sandro Lo Piccolo pentito dal novembre del 2007 (leggi), è stato sentito ieri dalla quarta sezione della Corte d'appello di Palermo, in trasferta nell'aula bunker di via Ucelli di Nemi, a Milano per motivi di sicurezza, deponendo al processo "San Lorenzo V" nel quale sono imputate 36 persone accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, di rapine, estorsioni e traffico di stupefacenti in alcuni quartieri di Palermo fra cui lo Zen e Partanna Mondello. E' stata la sua prima deposizione pubblica.

Franzese, che con le sue dichiarazioni avrebbe contribuito all'arresto dei Lo Piccolo, avvenuto nel novembre dell'anno scorso (leggi), ha raccontato di essere stato a disposizione della famiglia dei Lo Piccolo già dalla fine degli anni Ottanta. Rispondendo alle domande del sostituto procuratore generale Carmelo Carrara, ha inoltre ricordato che il suo padrino fu appunto Sandro Lo Piccolo e che la cerimonia per diventare uomo d'onore si tenne "con il rituale del santino bruciato".
Nel corso dell'interrogatorio a Franzese sono state fatte domande più o meno su tutti gli imputati e sulle vicende di spaccio e di estorsione nei quartieri palermitani. Altre domande riguardavano i pizzini da lui ricevuti, in quanto è ritenuto uno dei maggiori collettori dei messaggi con le direttive dei Lo Piccolo.
Durante il controesame, Franzese ha parlato dell'espansione dei Lo Piccolo dopo l'operazione Gotha, che nel giugno 2006 decimò i clan rivali guidati di Nino Rotolo (leggi): "Salvatore Lo Piccolo - ha detto Franzese - si era allargato in tutta Palermo, nella provincia e verso Catania e Messina. C'era una specie di dittatura e io diventai reggente della famiglia di Partanna Mondello, perché non c'era nessun altro". Franzese, insomma, era divenuto "reggente" di Partanna Mondello ma in sostanza era da solo cioè "senza soldati".

Il pentito ha spiegato che a seconda dell'importanza, le decisioni venivano prese direttamente da Salvatore Lo Piccolo, aggiungendo di non aver mai potuto controllare "tutta la contabilità dei Lo Piccolo quando ero libero", ma solo per il quartiere Zen, quartiere da sempre sotto l'egidia di Salvatore Lo Piccolo. Infatti a Franzese vennero trovati degli appunti su somme legate alle estorsioni, al gioco e ad altre attività illecite. "Non ho visto annotazioni - ha proseguito Franzese - per il traffico di stupefacenti" perchè il referente per questa attività, Giovanni Botta, aveva rapporti diretti con Lo Piccolo. Nel processo ha anche spiegato che riguardo al traffico e allo spaccio di droga sempre allo Zen, conosciuto come quartiere San Filippo Neri, i Lo Piccolo avevano la disponibilità propria di "coca e di fumo", che poi distribuivano a tutti quelli che spacciavano. Quando invece i Lo Piccolo si rifornivano da altri, "alla famiglia veniva pagata una tangente, una percentuale". "Alcuni pagavano attraverso una sponsorizzazione della festa del quartiere" ha ribadito Francesco Franzese riguardo il capitolo delle estorsioni.

Il pentito ha così confermato quanto messo a verbale lo scorso febbraio 2008, riguardo all'attività di estorsione che non solo veniva esercitata nei confronti dei negozianti ma anche degli abitanti in particolare del quartiere Zen. Alcuni pagavano il pizzo sotto forma di contributi per la festa in onore di San Filippo Neri, altri invece per le "forniture ai padiglioni", cioè ai palazzoni che si trovano nel quartiere. In sostanza il pizzo per le forniture era una sorta di spesa condominiale, dalle 10 alle 15 mila lire mensili per appartamento che venivano versate a persone incaricate dalla mafia per la gestione delle palazzine e che finivano ai Lo Piccolo. In cambio i condomini avevano la forniture di acqua e luce che in alcuni casi, come ha detto il pentito, venivano erogate mediante l'allacciamento "abusivo ai cavi dell'Enel" e alle tubature dell'acquedotto pubblico.
Questa attività estorsiva, secondo gli inquirenti, avrebbe reso ai Lo Piccolo 250 milioni di lire al mese.

Rispondendo alle domande delle difese, Franzese ha inoltre affermato di aver frequentato assiduamente il quartiere Zen, almeno "una volta al giorno [...] per fare lampada, capelli e manicure". "Per Sandro Lo Piccolo comprai un'attrezzatura sportiva da palestra. Al padre Salvatore regalai due statue abbastanza grandi di Padre Pio. Gliele presi mentre ero in viaggio di nozze a San Giovanni Rotondo, nel 2002". "A Lo Piccolo - ha raccontato ancora il collaborante - mandavo sempre pizzini ma non ci incontravamo. Una volta potei verificare che Sandro era vicino Palermo, perché gli mandai le statue e i santini di Padre Pio e lui mi rispose ringraziandomi in pochi giorni. Consegnare due statue non era facile...". Inoltre Sandro, figlio di Salvatore, cercava sempre armi e i suoi uomini si prodigavano per fargliele avere.
Franzese ha infine confermato i rapporti tra i boss di Tommaso Natale e il superlatitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, ricordando che i boss palermitani puntavano alle altre province siciliane, stringendo nuove alleanze. Il pentito ha poi confermato che tutti gli imprenditori, a Palermo, pagano il pizzo.

[Informazioni tratte da La Sicilia.it, AGI, www.ifatti.com]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

13 maggio 2008
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia