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La dove c'era il Meridione d'Italia, e adesso c'è il deserto... Il rischio desertificazione in Italia

22 giugno 2007

Oltre un terzo del territorio italiano è a rischio desertificazione. Non è una notizia nuovissima e si sa bene, ormai, che la colpa è dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con stravolgimenti stagionali, accompagnati sempre più spesso da eventi metereologici estremi.
A rinfrescarci la memoria è stata la Coldiretti in occasione della ''Giornata mondiale della desertificazione'' promossa dalle Nazioni Unite. Per queste ragioni, ha sottolineato Coldiretti, è importante mantenere un'agricoltura capace di salvaguardare la fertilità dei suoli.
Complessivamente è a rischio il 36 per cento del territorio nazionale, ma la situazione è ancora più allarmante nel Sud e nelle Isole, in regioni come Sardegna e Calabria, per esempio, l'ultimo annuario dei dati ambientali dell'Apat, segnalava che le zone con sensibilità media o alta alla desertificazione arrivano a circa il 50%.

Di fatto, i cambiamenti climatici, hanno stravolto, e continuano a stravolgere, le condizioni del sistema agricolo. La Coldiretti ha infatti illustrato come questo ha innanzitutto messo in moto uno spostamento delle zone tradizionali di coltivazione di colture, come ad esempio è accaduto all'olivo che oramai viene coltivato a ridosso delle Alpi. Gravi anche i fenomeni della riduzione della riserva idrica, l'aumento dell'erosione in zone collinari e l'anticipo di germogliamento per le piante coltivate. A questo vanno aggiunti anche il maggiore rischio di gelate tardive e le alluvioni in pianura. In gioco, secondo i dati di Coldiretti, c'è un patrimonio di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che registra primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine e nelle specialità tradizionali.

La desertificazione non colpisce però soltanto l'agricoltura. Il turismo è un altro settore fortemenete preoccupato dalle cause che l'aridità potrà portare con se nei prossimi anni (sempre più vicini, purtroppo). Le coste italiane, compreso, ovviamente, quelle dove sorgono le ''località vip e famose'' rischiano di diventare le nuove zone aride del Mediterraneo dove ogni forma di vita è compromessa sotto i colpi del clima che cambia.
In cima alla lista la Costa Smeralda, ma anche tutta la fascia costiera dell'Abruzzo, parte di quella della Puglia che include Otranto da una parte e Gallipoli dall'altra, e il lungomare dell'agrigentino.
In questo caso, l'obiettivo sul rischio ''desertificazione costiera'' è stato puntato dagli scienziati intervenuti al seminario ''Le variazioni climatiche e i processi di desertificazione'' organizzato in Sardegna, ad Alghero, e che ha aperto ufficialmente il percorso dei sette appuntamenti che porteranno alla Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici 2007 organizzata dal ministero dell'Ambiente e programmata a Roma, alla sede della Fao, il 12 e 13 settembre prossimo.

''Se continua così i vip rimarranno a secco. In Costa Smeralda c'è un processo di desertificazione che in Sardegna interessa le aree costiere'', ha detto il coordinatore della Conferenza nazionale cambiamenti climatici, Vincenzo Ferrara. ''E chi se ne frega'', risponderebbe qualcuno, solo che la Sardegna non è abitata solo dai vip, infatti le conseguenze drammatiche sarebbero vissute dalla popolazione locale. ''Tutta la Sardegna corre un altro rischio desertificazione escluse - ha spiegato Ferrata - le zone più alte e il Gennargentu. Quello che bisogna capire è che la desertificazione non significa un cammello nel deserto ma una mancanza di vita, la distruzione della biodiversità, anche in zone insospettabili come la Pianura Padana''.

Ma l'emergenza aridità non tocca solo la Sardegna. Sotto stress, secondo le mappe regionali rese note al workshop di Alghero, l'Abruzzo con quasi il 40% di territorio interessato, la Puglia fortemente interessata e la Sicilia, particolarmente nelle zone interne della provincia di Caltanissetta, Enna e Catania e lungo la costa agrigentina.

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22 giugno 2007
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