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La duchessa di Langeais

Il Maestro Jacques Rivette mette in scena, con tocchi di grande ironia, una storia di Balzac

13 luglio 2007


 





Noi vi segnaliamo...
LA DUCHESSA DI LANGEAIS
di Jacques Rivette

Armand de Montriveau, generale francese, sbarca su un'isola spagnola durante la spedizione francese per ristabilire l'autorità di Ferdinando VII. Da cinque anni cerca in tutti i conventi d'Europa e d'America una donna di cui era perdutamente innamorato e di cui ha perso ogni traccia. Scoprirà nel monastero che sorge sull'isola che suor Teresa è la donna che cerca. Ottiene l'autorizzazione di vederla in presenza della madre superiora.
Il grande maestro Rivette fa rivivere l'appassionata storia d'amore, intrighi e seduzione tra l'affascinante duchessa de Navarreins e il generale francese de Montriveau. Una relazione impossibile ambientata tra le feste sontuose e i salotti aristocratici di Parigi. Tratto dal romanzo di Honoré de Balzac.


Tit. Orig. Ne touchez pas la hache 
Anno 2006
Nazione Francia/Italia
Distribuzione Mikado
Durata 137'
Regia Jacques Rivette
Sceneggiatura Pascal Bonitzer, Christine Laurent
Tratto dal romanzo omonimo di Honoré de Balzac
Con Michel Piccoli, Bulle Ogier, Guillaume Depardieu, Jeanne Balibar
Genere Drammatico

Il talento non ha età. Come alcuni suoi coetanei, l'ottantenne Jacques Rivette ha mostrato di possedere ancora il vigore e la sensibilità di uno sguardo che cattura, regalando al cinema oltre due ore di passione, stile, scrittura e regia rigorose. In una parola, di arte. Basandosi in maniera quasi maniacale sull'omonimo racconto del suo scrittore d'elezione, Honoré de Balzac, il regista dei "tempi lunghi" ha trasformato le pagine di La duchessa di Langeais in una pellicola di puro godimento per i sensi e l'intelletto.
La storia, per chi non la conoscesse, è quella dell'amour fou - o della ''passion fou'', come la definiva lo stesso Balzac. Un colpo di fulmine, che si trasforma nei mesi in un paranoico gioco di seduzione, condotto rispettivamente prima dalla donna e poi dall'uomo. Gli ammiccamenti della Duchessa catturano il militare che, umiliato dai costanti rifiuti della donna - sposata ma frivola come da moda dell'epoca, la Restaurazione francese - matura una vendetta psicologica che ricade fatalmente su entrambi. La donna era stata avvertita: ''Non toccare l'ascia'', appunto. E mentre Armand respinge le lettere quotidiane di Antoinette, si assiste con empatia allo struggimento di lei, alla sofferenza che diventa dolore. Perché, si legge nel testo di Balzac e nel film, ''una donna innamorata diventa ingenua'', cioè vulnerabile fino all'annientamento.
Per un errore del Fato, forse troppo a lungo e meschinamente messo alla prova dal gioco dell'amore, i due amanti ancora virtuali non riescono a dar giustizia ai propri sentimenti e quando l'ultimo appuntamento a cui la straziata Antoinette invita Armand non viene da questi onorato, la donna decide di salutare per sempre la vita mondana ritirandosi in un convento spagnolo di Carmelitane scalze. Il giovane la va a cercare disperatamente, la trova. Ma è troppo tardi, almeno in questa vita.

Jeanne Balibar e Guillaume Depardieu danzano sul crescendo di questo tormento dei sentimenti con una perfezione interpretativa da manuale, specie la Balibar, già diretta da Rivette in Va Savoir. Depardieu Jr, dal canto suo, diventa un convincente militare introverso e tormentato, dando prova di essere degno di ''tanto'' cognome. Il registro dei dialoghi su cui i due personaggi si confrontano risente naturalmente di quello da dramma psicologico teatrale, condotto tuttavia con una leggerezza ritmica che meglio si adatta al linguaggio della settima arte. La vicenda è intervallata qua e là da didascalie tratte dal testo originale che non disturbano, ma al contrario, rappresentano una strizzata d'occhio dell'ironia nei confronti del dramma. La cura dello stile esibita in questo lavoro in costume risiede, come è legittimo immaginare da un maestro come Rivette, nello straordinario apparato scenografico: girato in location autentiche (palazzi  francesi dell'epoca), il film è anche illuminato dalla splendida fotografia del veterano e amico William Lubtchansky. [www.zabriskiepoint.net]

La critica
''Jacques Rivette ha presentato in concorso un film teatrale, sulle orme di Rohmer: 'Ne touchez pas la hache', tratto da Balzac, lo scrittore preferito dalla nouvelle vague. La costruzione evoca quella della Nobildonna e il duca, ma vent'anni dopo: un ex generale napoleonico (Guillaume Depardieu) s'innamora di una duchessa maritata (Jeanne Balibar), la corteggia a lungo, poi si stufa; allora lei corteggia lui, invano. Dopo anni, lui ci ripensa, ma lei ha sposato Cristo... Tutto ciò in due ore e un quarto, quasi tutte di dialoghi da camera. Così la fine non ha visto più in sala la maggior parte di chi era entrato.''
Maurizio Cabona, 'Il Giornale'

''Rivette, fedele al suo stile, scandisce i capitoli del dramma con tocchi di grande ironia. (...)''
Antonello Catacchio, 'Ciak'

In concorso al 57mo Festival di Berlino (2007)

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13 luglio 2007
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