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La fabbrica della pelle. In Italia è stato da poco fatto il primo impianto al mondo di pelle creata in laboratorio

03 marzo 2006

Per la prima volta al mondo la pelle completa di strato superficiale e profondo è stata ricostruita in laboratorio utilizzando tre diversi tipi di cellule staminali prelevate da 13 pazienti ed è stata poi reimpiantata negli stessi pazienti per riparare lesioni molto gravi ed estese.
Derma ed epidermide sono stati innestati a bambini affetti da nevo gigante, ma anche a pazienti che avevano subito ferite traumatiche, brutte cicatrici diventate un 'incubo' da nascondere e anche per curare un caso di angiolipoma gigante, una neoplasia.
Il tutto è stato possibile ricostruendo la pelle in laboratorio utilizzando tre diversi tipi di cellule staminali prelevate dagli stessi pazienti. Gli interventi sono stati eseguiti a Roma, presso la cattedra di Chirurgia plastica dell'università La Sapienza diretta da Nicolò Scuderi.
La notizia degli interventi è stata resa nota dallo stesso direttore intervenendo al primo congresso nazionale Corte (Conferenza italiana per lo studio e la ricerca sulle ulcere, piaghe, ferite e la riparazione tessutale) che riunisce 34 società scientifiche e inoltre associazioni di pazienti e infermieri.

''Le cellule staminali adulte - ha detto Scuderi - si utilizzano da quasi trent'anni in chirurgia plastica ma soltanto adesso, dopo tanti tentativi, si è finalmente riusciti a ricostruire la pelle intesa come intero organo'', comprensivo cioè di derma ed epidermide. Finora in laboratorio era stato coltivato soltanto lo strato più esterno della pelle, l'epidermide, e soltanto recentemente alcuni gruppi di ricercatori nel mondo sono riusciti a ricostruire tutti gli strati, ''ma finora nessuno ne ha mai descritto l'impiego clinico'', ha detto Scuderi.
Avere a disposizione l'intera pelle permette di riparare lesioni molto gravi e profonde, come quelle dovute all'asportazione di nevi congeniti, che spesso occupano vaste porzioni di pelle, come l'intera schiena. Da nevi di questo tipo erano affette 7 delle 13 persone che hanno ricevuto il nuovo lembo di pelle sana. Sono tutti bambini, dai 3 ai 14 anni, nei quali la presenza del nevo è legata al rischio di sviluppare tumori maligni della pelle. Delle altre 6 persone che hanno ricevuto l'impianto, due avevano ferite da trauma alle gambe, tre gravi cicatrici e una un tumore ai vasi sanguigni.
Il primo passo è stato quello di prelevare dalla pelle di ciascun paziente tre tipi di cellule staminali: i cheratinociti, che permettono di riparare la pelle, i fibroblasti, che permettono di ricostruire lo strato profondo, e i melanociti, che danno colore alla pelle. Quindi le cellule staminali sono state inserite nelle maglie di una sorta di impalcatura di acido ialuronico, dove si sono moltiplicate, dando origine alla pelle. Quindi il lembo di pelle così ottenuto (generalmente quadrati dal lato di 8 centimetri) sono stati impiantati nei pazienti. ''In un caso è stato ottenuto un attecchimento del 100% e negli altri casi l'attecchimento è stato compreso fra il 60% e l'80%''. Un risultato giudicato dal prof. Scuderi ''soddisfacente''.
Tutti gli interventi sono stati eseguiti dal gruppo dell'Università 'La Sapienza' in collaborazione con l'azienda specializzata in ingegneria dei tessuti Fidia Advanced Biopolymers. Il primo intervento risale a circa due anni fa, l'ultimo alla settimana scorsa, ''mentre altri tre casi - spiega Scuderi - sono in trattamento''.

Ora  il futuro guarda ''alla vascolarizzazione delle parti applicate'', ma anche alla creazione ''di bulbi piliferi''. Non solo. Scuderi ha annunciato un progetto di ricerca di ben 20 milioni di euro che dovrebbe ottenere i fondi ministeriali in programma per il 2005. Tale progetto prevede la coltivazione di diversi gruppi di cellule, tra le quali le cellule grasse (adipociti) che potrebbero, ad esempio, consentire la ricostruzione ''delle parti grasse della mammella, senza dover far ricorso alla protesi''. ''La ricostruzione del seno basata sulla coltivazione in laboratorio degli adipociti potrà essere utilizzata sia per ricostruire il seno a pazienti che hanno subito l'asportazione sia per interventi estetici, comunque non potrà avvenire a breve: richiederà ancora un periodo compreso fra 3 e 5 anni''.
E' in programma c'è anche la coltivazione delle cellule del muscolo cardiaco: ''Sono sicuro - ha concluso Scuderi - che il futuro non sarà il trapianto di cuore, ma il cuore coltivato in laboratorio a partire da cellule cardiache''.

Dalla pelle alla cornea, tutti i tessuti biotech
L'impianto di pelle completa di epidermide e derma coltivata in laboratorio eseguito a Roma su 13 pazienti segna sicuramente un passo in avanti tecnico in quello che è probabilmente il settore più avanzato e consolidato nella ricerca sui tessuti biotech, che coinvolge numerosi gruppi di ricerca in tutto il mondo. Dalla pelle alla cornea, dalle cellule cardiache a quelle di cartilagine e osso, al tessuto nervoso, non arrivano a una decina i settori della ricerca in questo campo.
Ecco i principali settori sui quali è in corso la ricerca:
PELLE: è una tecnica di nicchia e attualmente il numero dei pazienti che possono beneficiarne non è elevatissimo.
CORNEA: anche in questo caso il numero dei pazienti è ristretto.
CUORE: numerosi gruppi hanno cominciato test clinici basati su staminali del muscolo cardiaco e condotti su pazienti colpiti da infarto. I possibili beneficiari della tecnica sarebbero numerosi, ma prima di trarre conclusioni molti aspettano i risultati dele sperimentazioni in corso.
CARTILAGINE: la coltivazione di questo tessuto ha preso piede e continua a crescere, i possibili beneficiari potrebbero essere decine di migliaia.
OSSO: anche in questo campo l'interesse sta aumentando e si sta avvicinando la fase del passaggio dai test pre-clinici ai clinici.
VASI SANGUIGNI: i test su animali sono in fase avanzata e si sta cominciando a pensare a uno studio pilota.
SISTEMA URO-GENITALE: sono in corso test pre-clinici negli Stati Uniti.
TESSUTO NERVOSO: l'obiettivo ambizioso è la cura delle paraplegie attraverso la riparazione dei danni periferici.
GHIANDOLE ENDOCRINE: la ricerca riguarda soprattutto le cellule del pancreas addette alla produzione di insulina.
CELLULE DI FEGATO E RENE: vengono utilizzate per realizzare bioreattori per riparare insufficienze acute o in persone in attesa di trapianto.

[Fonte: Cellule Staminali - notiziario quattordicinale sulla clonazione terapeutica]

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03 marzo 2006
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