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La fase 2 del ministro Gelmini

''La riforma scolastica va avanti. Quella del precariato è una piaga ereditata e strumentalizzata dalla sinistra''

07 settembre 2009

Carriera dei docenti, premi agli studenti meritevoli, più risorse alle scuole che ottengono i migliori risultati formativi, più soldi e prestigio ai docenti più bravi.
Dopo i tagli, la fase due. Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ne ha parlato per la prima volta in un'intervista a Tuttoscuola, che sarà pubblicata nel numero di settembre del mensile. Per la Gelmini "le premesse del cambiamento sono state poste e quello che sta per iniziare è un anno scolastico che apre nuove speranze". "Entro sei mesi - ha annunciato la Gelmini - intendo definire le regole per la carriera dei docenti. Vorrei farlo con il coinvolgimento dei sindacati e delle associazioni professionali. Apriamo un tavolo, sono aperta a consigli, suggerimenti, proposte, non ad una contrattazione sindacale. Se dopo sei mesi si sarà pervenuti a una soluzione condivisa bene, altrimenti il Governo andrà avanti per la propria strada prendendosi tutte le responsabilità. E' una cosa troppo importante, un passaggio fondamentale per arrivare a quella valorizzazione dei docenti che tutti vogliamo".
Quanto alla brevità dei tempi annunciati il ministro ha precisato: "Se ci si vuole arrivare, sei mesi sono più che sufficienti, non perderò e non farò perdere questo treno alla scuola. Del resto siamo tutti d'accordo, ritengo, sul fatto che la qualità della scuola è data prima di tutto dalla qualità delle persone che la rappresentano. Ebbene dobbiamo essere tutti consapevoli che se la carriera resta quella che è, o mi lasci dire quella che non è, non avremo mai le migliori risorse sulle nostre cattedre. Dobbiamo attrarre verso l'insegnamento le risorse migliori, i cervelli più brillanti, quelli in grado di accendere la scintilla della conoscenza nei nostri studenti. Come farlo? Discutiamo di questo''.
Per il ministro "prospettare un percorso in cui chi dà di più può raggiungere uno status e dei riconoscimenti anche economici di tutto rispetto possa rendere più appetibile una professione che è in se stessa affascinante, ma che oggi presenta troppi fattori disincentivanti per i giovani più motivati. Mi chiedo - aggiunge - se ci può essere oggi qualche giovane brillante e ambizioso che possa essere attratto dalla prospettiva di entrare in ruolo a 40 anni per guadagnare 1.300 euro al mese. Lo chiedo ai sindacati, ci può essere?".

Nell'intervista rilasciata al direttore di Tuttoscuola Giovanni Vinciguerra, il ministro spiega perché e attraverso quali modalità intende introdurre il merito nella scuola. "Qualità e merito: sono le stelle polari che intendo seguire per rendere più competitivo il sistema. Lo stiamo già facendo nel settore dell'università, e lo faremo anche nella scuola". Per il ministro Gelmini, infatti, "bisogna introdurre forti dosi di meritocrazia a tutti i livelli. In primo luogo occorre premiare gli studenti che raggiungono i risultati migliori. Premiare il loro talento soprattutto in termini di opportunità per il loro futuro. Penso ad esempio a forme che consentano loro di iscriversi in futuro alle università e ai corsi migliori. In secondo luogo incentivare le scuole meglio organizzate e che migliorano di più i livelli di apprendimento dei propri studenti, tenendo conto dei punti di partenza. Daremo loro più risorse e mezzi per offrire un servizio sempre migliore".
Stesso criterio per il personale. "Occorre valorizzare i docenti e i dirigenti che si impegnano di più - sottolinea il Ministro - Non si può contare solo sulla buona volontà, o sullo spirito missionario delle persone. Non è la condizione che favorisce i migliori esiti complessivi. Non lo è in nessun ambiente lavorativo o di relazione, non può esserlo neanche nella scuola". "La motivazione delle persone - ha ribadito - è una componente fondamentale in tutte le attività, ed essa non può esserci senza il riconoscimento degli sforzi fatti e degli obiettivi raggiunti. Va creato il contesto nel quale tutti gli attori della comunità educativa siano posti nelle condizioni di dare il meglio e di sentirsi incoraggiati e stimolati a farlo, in un'ottica non di individualismo competitivo ma di miglioramento continuo della professionalità. E' questo che si è perso nella scuola italiana. E allora bisogna impegnarsi in questa direzione, più e prima che nelle riforme ordinamentali". "Non vogliamo togliere nulla a nessuno, sia chiaro, vogliamo dare di più a chi fa di più e meglio. La scuola italiana è fiaccata da decenni di assenza totale di incentivi e di stimoli. Inoltre manca totalmente una cultura di misurazione e valutazione dei risultati. Non si può incolpare di questo chi lavora nella scuola. Ma non ci si può rassegnare all'immobilismo. Io non intendo farlo, anche se non sarà un processo breve né facile''.

Dall'intervista a Tuttoscuola all'intervento sulle proteste dei precari della scuola di questi ultimi giorni -
"Non c'è nessuna guerra con i precari, rispettiamo anzi le posizioni di coloro che si trovano a non avere certezze''. Così il ministro Maria Stella Gelmini intevenendo ieri a Cernobbio, al 35esimo workshop Ambrosetti di Economia.
"E' una piaga sociale che il governo eredita, poi la sinistra pensa di avvantaggiarsi con la protesta facendo credere ai precari che l'inizio della precarietà sia colpa di questo governo. Sono le solite strumentalizzazioni che denotano una disonestà intellettuale che non aiuta". Per il ministro, "il governo sta facendo tutto ciò che è possibile per aiutare concretamente, con i fatti, i precari. Abbiamo adottato soluzioni importanti, a cominciare dall'indennità di disoccupazione, e stiamo cercando anche una via preferenziale per aiutare le supplenze brevi e i progetti speciali. Stiamo cercando soluzioni per risolvere questi problemi e può essere anche utile una collaborazione con le Regioni ed infatti abbiamo firmato alcuni accordi in questo senso".
Quanto alla polemica sul dialetto a scuola, osserva, è "sovradimensionata, è una polemica estiva. Credo che sia giusto studiare la storia locale e le tradizioni e in questo può rientrare il dialetto. Non credo però si debba polemizzare, i problemi della scuola sono ben altri. Saremo attenti a questo quando ci sarà la modifica dei programmi ministeriali".
Parlando poi degli atenei, il ministro, ha sottolineato che "il problema dell'università italiana non sono solo le risorse ma è anche come queste risorse vengono spese. Spesso i soldi vengono spesi male. Rispetto all'anno scorso abbiamo fatto passi in avanti introducendo la rivoluzione culturale del merito, abbiamo rifatto le regole per i concorsi rendendoli più trasparenti e ridotto del 20% i corsi di laurea inutili". "La scuola - conclude - non è né di destra né di sinistra, non appartiene al sindacato, appartiene al paese". [Adnkronos/Ing]

La protesta intanto continua  - Alla vigila del nuovo anno scolastico 2009/10, dunque, non si placa la protesta dei prof precari che rischiano di rimanere senza lavoro, con mobilitazioni e sostegno da parte di sindacati, studenti e opposizione. Continua la protesta dei precari della scuola di Catania dove docenti e personale Ata sono giunti al sesto giorno di occupazione dell'Ufficio scolastico provinciale (Usp).
Dopo il "No Gelmini Day" di sabato scorso, che ha visto sfilare miglia di persone nel centro della città, una delegazione del comitato precari di Catania domani sarà a Palermo per partecipare all'incontro tra il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, i sindacati confederali, insieme ai colleghi precari di Palermo, per "ribadire il no ai contratti di disponibilità".
A Roma l'occupazione in provveditorato è giunta al quarto giorno. Si moltiplicano le iniziative, spontanee o organizzate da sindacati e forze politiche, per chiedere che nessuno rimanga senza lavoro, dal presidio di Milano con Paolo Ferrero alle proteste all'Ufficio scolastico regionale del Lazio, dalla Campania alla Sicilia.
Intanto sono già mille le adesioni di precari siciliani al ricorso contro i tagli nella scuola annunciato dal Codacons contro l'attuazione del decreto Gelmini. Dopo la denuncia alle Procure dell'isola, il segretario nazionale del Codacons Francesco Tanasi ha istituito una task force di legali, coordinata dall'avvocato Floriana Pisani, per "difendere il diritto al'insegnamento di migliaia di precari da anni attivi nella scuola e adesso tagliati fuori senza nessun riguardo". "In pochi giorni - afferma Tanasi - l'adesione dei siciliani è stata cospicua e ci aspettiamo ancora migliaia di richieste. Il mega ricorso collettivo in difesa dei diritti dei precari della scuola è un'occasione che i lavoratori non devono perdere per far valere i propri diritti". [Ansa.it, Codacons.it]

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07 settembre 2009
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