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La Fiat ferma tutti per due settimane

Tutti gli stabilimenti d'Italia in cassa integrazione: fermi circa 30 mila lavoratori

27 gennaio 2010

Ferma oggi la produzione delle automobili allo stabilimento Fiat a Termini Imerese. "Lo ha deciso l'azienda in modo unilaterale senza alcuna comunicazione preventiva al sindacato", ha detto Roberto Mastrosimone, della Fiom Cgil locale. La sospensione delle consegne, ha detto il Lingotto in una nota, rimarrà "sino a quando verrà ripristinato il flusso delle merci".
Ieri i familiari dei 13 dipendenti della Delivery Email, che da otto giorni protestano su uno dei capannoni dello stabilimento in difesa del loro posto di lavoro, avevano bloccato l'ingresso degli automezzi. Davanti ai cancelli ci sono per ora un centinaio di tute blu (LEGGI).
"Per noi sono in cassa integrazione - ha aggiunto Mastrosimone - La sospensione dei lavori è un fatto gravissimo. Non ci sono precedenti: i dipendenti erano qui, come ieri, pronti a lavorare, ma l'azienda, invece di assicurare la Cig, ora, dopo l'annuncio della sospensione, potrebbe non pagare gli operai. Attendiamo a questo punto l'incontro al ministero di venerdì prossimo".
Il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, invitando alla calma gli operai ha però ammesso: "temo che la situazione possa degenerare. Si vuol far calare il sipario su Termini Imerese. Si vuole spegnerlo lentamente ma inesorabilmente".

Ieri la Fiat ha annunciato che tutti gli stabilimenti si fermeranno due settimane, l'ultima di febbraio e la prima di marzo. La cassa integrazione interesserà Mirafiori, Melfi, Termini Imerese, la Sevel, Cassino e Pomigliano, in totale circa 30 mila lavoratori.
Una decisione di cui molti nei sindacati non ricordano precedenti, mentre qualcuno parla di un provvedimento analogo nel 2001, quando c'era alla guida Paolo Cantarella e fu varato un pesante piano di ristrutturazione. E anche allora - fanno notare gli stessi sindacalisti - era in ballo il rinnovo degli incentivi da parte del governo.
Il mercato dell'auto non va bene e anche a Piazza Affari i timori hanno un nuovo contraccolpo: il titolo, che ieri aveva perso il 3,7%, cede lo 0,79% e chiude a 9,46 euro.
L'Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (Unrae) stima per gennaio, a causa dell'incertezza sui tempi del rinnovo degli incentivi, un calo degli ordini del 7% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Ed è proprio questa, spiega la Fiat, la motivazione dello stop delle fabbriche: "dopo il periodo positivo di fine 2009, gli ordini si stanno drasticamente ridimensionando a un livello ancora più basso di quello registrato a gennaio dell'anno scorso, quando il mercato era in grave crisi". Il Lingotto prevede che "questo andamento negativo continui" e ritiene quindi necessario "adeguare i livelli produttivi alla domanda".

"L'azienda un giorno annuncia la distribuzione degli utili, il giorno dopo la cig. Si tratta di uno schiaffo alla condizione dei lavoratori", osserva il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini secondo il quale il blocco della produzione "è anche uno strumento di pressione nei confronti del governo".
"La crisi - commenta Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom - non è per niente finita. Forse abbiamo toccato il fondo ma sul fondo stiamo ancora camminando". Per Eros Panicali della Uilm "la decisione della Fiat è un segnale contraddittorio perchè la Fiat non ha problemi di sovraproduzione", la Fismic parla di "segnale molto grave" e chiede "misure energiche da parte del governo".

Dura la reazione del governo all'annuncio della Fiat di effettuare due settimane di cassa integrazione in tutti gli stabilimenti italiani. Il ministro dello Sviluppo e dell attività produttive Claudio Scajola ha dichiarato oggi che la decisione del Lingotto è "inopportuna" e che renderà più difficile il dialogo con il governo. Scajola, parlando a SkyTg24, ha ricordato che pur avendo contatti continui con la Fiat "non sapevamo che avesse deciso" la Cig. Il ministro, in vista del tavolo aperto su Termini Imerese, ha comunque espresso l'augurio "che si possa rannodare il filo".
Gli incentivi sono uno strumento che, di per sé, turbano il mercato e per questo il governo sta pensando di rinnovarli, ma con un importo inferiore e per un periodo limitato nel tempo per arrivare a una loro graduale fine, ha aggiunto Scajola parlando del calo della domanda auto, collegato alla fine degli incentivi e che ha portato la Fiat ha avviare la cig per i dipendenti dei suoi stabilimenti. "Ci aspettavamo una domanda in forte calo - ha detto il ministro - e la cig serve proprio per adeguare la produzione alla domanda e far tornare i conti". "Stiamo valutando di rinnovare gli incentivi - ha aggiunto il ministro -, anche per altri settori, ma non c'è dubbio che turbano il mercato". Per tale motivo, ha spiegato Scajola, il governo sta studiando la possibilità di rinnovarli "per un periodo limitato e con cifre meno consistenti".
Per il titolare del Lavoro, Maurizio Sacconi si tratta di "una decisione a freddo che interrompe in qualche modo il filo del dialogo sociale. Ci auguriamo di ricucirlo presto al tavolo dedicato al Gruppo". "Il tema ancora non risolto è quello del futuro strategico di Fiat, dal quale poi discendono una serie di altri problemi come quello di Termini Imerese", ha aggiunto Sacconi.

In attesa del tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo Economico, continuano le proteste dei lavoratori: a Pomigliano i 38 lavoratori a cui la Fiat non ha confermato il contratto a fine anno sono saliti sul tetto minacciando di darsi fuoco, mentre a Termini Imerese, come abbiamo già detto, gli operai dell'indotto hanno bloccato l'ingresso dei Tir ai cancelli della fabbrica. Sempre nella cittadina siciliana restano sul tetto, dove hanno passato già sette notti, i dipendenti della Delivery Mail, l'azienda a cui la Fiat ha ritirato l'appalto per la pulizia dei cassoni.

Intanto Simone Cimino presenta piano al Ministero - Mentre tutti gli stabilimenti della Fiat Auto si fermeranno due settimane, il finanziere di origini siciliane, Simone Cimino, replica all’ad della casa torinese, Sergio Marchionne, rivelando di aver presentato il piano per la produzione di auto elettriche direttamente alla task force messa su dal ministero per lo Sviluppo economico. "Il fondo Cape non ha inviato alcuna proposta alla Fiat perché il progetto di realizzazione dell’auto elettrica a Termini Imerese potrà prescindere dall’utilizzo delle strutture fisiche (immobiliari ed impiantistiche) di proprietà Fiat in Termini Imerese". E' quanto ha spiegato all’Ansa lo stesso Cimino in una conversazione telefonica dopo i commenti dell’ad di Fiat Sergio Marchionne sulla proposta di Cape. Secondo Cimino, "progetto e strategie di Sunny car sono stati presentati in data 21 gennaio alla Task Force voluta dal ministro Scajola e guidata dal Capo Dipartimento Giuseppe Tripoli". "A seguito di quell’incontro oggi - ha spiegato ancora Cimino - é stato richiesto un ulteriore approfondimento quantitativo da fornire alla Task Force prima della data del 29 gennaio". Per il finanziere "la localizzazione degli investimenti verrà fatta a Termini Imerese per recuperare quelle competenze professionali, di diretta dipendenza del Gruppo Fiat o operanti nell’indotto, che sarebbe altrimenti difficile reperire in Sicilia".

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, ANSA, Adnkronos/Ing]

 


 

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27 gennaio 2010
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