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La Fiat molla Termini Imerese

Al tavolo delle trattative il governo ha ''riannodato le fila'' con il Lingotto, ma per Termini è ancora tutto sospeso

30 gennaio 2010

Ieri sul tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico è arrivata la questione Fiat. Attorno al tavolo, a discutere in particolare della situazione dello stabilimento siciliano di Termini Imerese, si sono seduti il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ed il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Pasquale Viespoli; presenti anche il governatore della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ed il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello. Per la Fiat ha partecipato Paolo Rebaudengo, responsabile delle relazioni industriali del gruppo. Presenti tutti e tre i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, e i responsabili delle categorie dei metalmeccanici.

Il ministro Scajola, che ha aperto la vertenza, ha subito lanciato l'appello a non chiudere la produzione di auto in Sicilia, e ha parlato di proposte sul tavolo per la "nuova Termini Imerese" (sarebbero ben sette le proposte). Scajola ha concluso con una nota di ottimismo sul "dialogo riannodato" con il Lingotto.
"Con l'incontro di oggi, abbiamo riannodato le fila per una collaborazione tra Governo, Fiat e parti sociali. Questa riannodata fiducia dei rapporti - ha aggiunto Scajola - tiene presente la volontà che cresca la produzione Fiat in Italia in modo sensibile, con la tenuta dei livelli occupazionali". La Fiat "è un pilastro industriale italiano, ma il sistema industriale italiano non può perdere dei pezzi".
Il ministro Scajola, al termine dell'incontro, ha quindi annunciato l'esistenza di sette proposte giunte al governo per mantenere in vita il sito produttivo di Termini. "Abbiamo - ha precisato Scajola - ancora motivi di riserbo per valutarne l'effettiva consistenza di tali ipotesi" che, comunque, secondo indiscrezioni, riguarderebbero anche la produzione di auto. Tra i progetti in campo, ci sarebbe sempre quello del fondo Cape del finanziere Simone Cimino, di un'azienda cinese che produce auto e dell'imprenditore Gian Mario Rossignolo.
Scajola ha ottenuto l'impegno della Fiat a una "partecipazione attiva nella ricerca delle soluzioni", anche alla luce della netta opposizione della regione Sicilia a valutare ipotesi diverse dall'auto.
Infatti il governatore siciliano Raffaele Lombardo, riferendosi alle voci di un presunto interesse per la fabbrica da parte di gruppi internazionali impegnati in altri settori ha detto chiaramente: "La Regione siciliana non accetterà mai che i lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese siano adibiti a venditori di stoviglie e lampadine. Le sofferenze e le battaglie dei lavoratori a Termini Imerese sono condivise dal governo regionale. È strano - ha aggiunto Lombardo - che la Fiat sia disponibile a vendere la fabbrica ad altri produttori di auto". "Noi non abbiamo alcuna intenzione di concedere autorizzazioni per la grande distribuzione. Nessuno pensi di metterci Auchan", ha aggiunto Lombardo, riferendosi ad altre indiscrezioni su un presunto interesse di Ikea.
Salvatore Burrafato, sindaco di Termini Imerese, dopo aver partecipato al tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo Economico ha detto: "Purtroppo gli interessi di Fiat non coincidono con quelli dei siciliani. Il massimo che il Lingotto ha messo in campo è una assistenza generica ad assistere i processi di riconversione dello stabilimento di Termini Imerese. Davvero poco. Il futuro dello stabilimento industriale di Termini Imerese non può che essere garantito dal governo nazionale con gli opportuni investimenti finanziari del governo regionale".

E, mentre è stato convocato un nuovo tavolo tecnico su Termini per il prossimo 5 febbraio, nell'incontro di ieri pomeriggio è stato affrontato anche il capitolo incentivi, dopo che il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha ribadito la richiesta dell'esecutivo di concedere gli aiuti solo a fronte del mantenimento dei siti in Italia. Rinnovo che comunque non è scontato, visto che ieri il ministro Scajola ha fatto sapere che la decisione verrà presa in sede europea e sarà comunicata "in tempi brevi, in maniera da dare indicazione chiara alla gente se ci saranno o meno quest'anno".

I sindacati sono entrati con forza al tavolo delle trattive con la Fiat. "Alcoa, Sicilfiat e anche Eutelia, la situazione sociale si appesantisce. Stiamo parlando di decine di migliaia di lavoratori, c'è bisogno di risposte per governare una situazione come questa", ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, al suo arrivo al vertice. "La decisione di mettere in cassa integrazione 30 mila lavoratori contrasta con l'andamento positivo dei conti, ottenuto anche grazie agli incentivi pubblici concessi dallo Stato". Secondo il leader della Cgil è necessario "esplorare tutte le possibilità per continuare a produrre auto a Termini Imerese e non considerare definitiva la scelta di Fiat di abbandonare lo stabilimento". Quanto alle dichiarazioni del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sul futuro dello stabilimento, Epifani ha replicato: "La prospettiva di Confindustria è che si riduca la base industriale, io invece penso che Termini debba sopravvivere".
Ieri Emma Marcegaglia, parlando del futuro dello stabilimento siciliano aveva detto: "Mi sembra che le dichiarazioni dei vertici del Lingotto indichino che dopo il 2011 la Fiat di Termini Imerese non potrà essere ancora là. Non possiamo rimanere bloccati su quello che c'è e non voler nessun cambiamento: se uno stabilimento non sta in piedi per motivi competitivi e logistici il problema non è mantenerlo là ma reimpiegare la forza lavoro che rischia la disoccupazione".
Per Epifani "la situazione sociale si appesantisce. Parliamo di decine di migliaia di lavoratori. Bisogna spingere sulla responsabilità da un lato, e dall'altro servono risposte. Senza risposte è difficile governare una situazione che sta diventando pesante. Se vuoi dare occupazione a Termini, devi continuare a fare automobili".
Il il segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, ha invece affermato: "Prendo atto che Confindustria sta coprendo la Fiat con un atteggiamento distruttivo la Fiom ribadirà la contrarietà alla chiusura dello stabilimento di Termini Imerese".
"Può essere anche comprensibile, però noi siamo convinti che la Fiat non può lasciare per strada nessuno, ancora di più se vuole i soldi dei contribuenti per gli incentivi - ha aggiunto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - il sito deve continuare la produzione, deve essere mantenuto in vita. Sta alla responsabilità di ciascuno - ha proseguito - trovare le vie migliori, che non sono quelle delle docce fredde, senza alcun preavviso, che non conoscevamo dagli anni '70, è necessaria la collaborazione di azienda, governo centrale e locale".
"Il futuro di Termini Imerese voglio ascoltarlo dalla Fiat. A nessuna multinazionale in Europa è concesso chiudere e andarsene senza una soluzione", ha detto il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, che a proposito degli incentivi ha ribadito: "in un mercato in cui il 67% delle auto vendute viene prodotto all'estero, con gli incentivi si rischia di difendere l'occupazione in altri Paesi. Quando la Fiat trasferirà la produzione di altre 300 mila vetture in Italia, allora sosterrò nuovamente la soluzione degli incentivi anche per l'eternità".

La Fiat, dopo aver ascoltato governo e sindacati, in primis ha confermato la decisione di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese, e ha dato la propria disponibilità a cedere la fabbrica. "Non siamo un'azienda assistita, il governo è totalmente libero di decidere per il bene del Paese", ha sostenuto Ernesto Auci, responsabile relazioni istituzionali di Fiat, dopo essere che l'azienda torinese è stata accusata di aver usato l'arma della cassa integrazione per fare pressione sull'esecutivo. Sullo stabilimento siciliano, invece, il rappresentante dell'azienda torinese avrebbe assicurato che "Fiat è pronta ad aiutare e sostenere le proposte di riconversione da parte della Regione Sicilia per mantenere in vita l'occupazione anche quando la produzione cesserà".
L'impegno della Fiat nella ricerca di una soluzione per Termini ha in parte rasserenato anche il sindacato. Al momento, in attesa del prossimo appuntamento al ministero, il giudizio di, Guglielmo Epifani, è "sospeso". Mentre  Raffaele Bonanni, ha parlato di "un clima più disteso". Il 5 febbraio "le intenzioni annunciate oggi da Fiat dovranno tradursi in realtà", è stato l'auspicio del segretario generale della Uil Angeletti. Nel frattempo, però, i metalmeccanici confermano lo sciopero in tutti gli stabilimenti Fiat del 3 febbraio.

E FINALMENTE GLI OPERAI SONO SCESI DAL TETTO... - La Delivery & Mail, ditta dell'indotto Fiat, ha ritirato le lettere di licenziamento per i 18 lavoratori, 13 dei quali da dieci giorni si trovano sul tetto del capannone del Lingotto a Termini Imerese. Per i lavoratori si profila la cassa integrazione in deroga con l'impegno della Regione siciliana a trovare loro una ricollocazione nell'ambito delle soluzioni che saranno trovate per lo stabilimento della Fiat. "Lunedì - ha detto l'assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi - ci riuniremo con i sindacati per la Cig in deroga. Questa è la notizia positiva di oggi, per il resto l'incontro al ministero è stato utile e aspettiamo la riunione del 5 febbraio per valutare le proposte giunte al ministero e cosa intende fare la Fiat". I 13 operai, quindi, sono scesi dal tetto del capannone della Fiat di Termini Imerese, dove per nove notti hanno dormito all'addiaccio per protestare contro i licenziamenti.
I sindacalisti hanno informato telefonicamente gli operai dei contenuti della riunione al ministero dello Sviluppo economico. Oggi i sindacati incontreranno i 13 lavoratori e i loro 5 colleghi della Delivery per spiegare loro il percorso concordato con la Regione siciliana. La Delivery ha ritirato le lettere di licenziamento che erano state inviate dopo avere ricevuto la comunicazione dalla Fiat che intendeva assorbire le attività finora date in appalto. Lunedì è prevista una riunione tra Regione e sindacati per procedere con la richiesta di cassa integrazione in deroga per i lavoratori, ai quali sarà garantita la ricollocazione nell'ambito delle soluzioni che saranno intraprese per lo stabilimento della Fiat.
I 13 operai sono stati anche denunciati all'autorità giudiziaria, ma, ha fatto sapere il segretario della Fiom di Termini Imerese, Roberto Mastrosimone, "la Fiat ritirerà le denunce nei confronti dei 13 lavoratori della Delivery appena scesi dal tetto del capannone". La notizia della denuncia presentata contro i lavoratori che sono rimasti sul tetto del capannone era emersa nel corso della riunione al ministero dello Sviluppo economico.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

 

 

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30 gennaio 2010
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