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La fine dell'esilio di Crocetta

Il governatore è rientrato a Palazzo d'Orleans per riprendere la sua attività istituzionale. Ma lo scenario politico è assolutemente frammentato

21 luglio 2015

"Sono pensieri di Crocetta. Ribadisco che agli atti in nostro possesso, che siano registrazioni ambientali o telefoniche, non esiste quella intercettazione".
Le parole del procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci sono chiare ed è così che ha risposto a chi gli chiedeva un commento a quanto sostenuto dal Governatore Rosario Crocetta, secondo cui l'intercettazione incriminata del medico Matteo Tutino potrebbe essere un'ambientale. "Sono convinto - ha detto infatti Crocetta al Corriere della Sera - che si tratti di una intercettazione ambientale, confusa, piena di fruscii, in parte incomprensibile, con Tutino che parla, ma senza che nessuno sappia con chi. Certo non con me, per la semplice ragione che io in quello studio non c'ero". Crocetta ipotizza, quindi, che la conversazione sia avvenuta in uno studio.
All’ANSA, però, il governatore spiega meglio la situazione: "Un’intercettazione ambientale la frase di Matteo Tutino? Non è una mia convinzione, non è una cosa di cui sono convinto, assolutamente no. E' solo una delle tante 'minchiate' che mi hanno riferito come ipotesi di quanto accaduto. Tra le tante voci messe in circolazione, c'è anche questa. Tutto qui".

Lucia Borsellino, ex assessore alla Sanità della giunta Crocetta, in un'intervista alla Repubblica ha spiegato le ragioni dietro alla sua scelta di lasciare il governo Crocetta. "Le mie dimissioni? Per oppormi a quel coacervo di interessi che c'è dietro alla sanità era necessario un solido fronte comune che nei fatti non c'è stato".
"Ho cominciato a maturare questa decisione da alcuni mesi", spiega la figlia del magistrato, interpellata sull'intercettazione pubblicata da l'Espresso (ma smentita dalla procura). "Fin dal primo giorno ho avuto ben chiaro che nei miei confronti c'era un clima di ostilità e di diffidenza" aggiunge, che a Rosario Crocetta contesta di averle taciuto quel che accadeva "alle sue spalle". Di aver "'minimizzato l'arresto di Tutino".

Crocetta, intanto, dopo tre giorni di "esilio" volontario nel suo appartamento a Castel di Tusa (Me) è rientrato a Palazzo d'Orleans, sede della Presidenza della Regione, per riprendere la sua attività istituzionale.
Ieri, parlando ai microfoni di Sky Tg24 il presidente della Regione ha detto: "Ho vissuto momenti drammatici, come un lebbroso, avevo persino paura di uscire, di guardare in faccia la gente. Quel giorno, che non ricordo neppure qual è perché non so che giorno è oggi. Fino alle ore 17, cioè fino a quando non sono uscite le comunicazioni della Procura, stavo pensando di ammazzarmi. Anzi, pensavo solo al modo in cui mi potevo ammazzare".

Crocetta non molla e rilancia. Resta al comando della Regione, senza arretrare di un centimetro. "Non mi dimetto. Non si può crocifiggere un uomo senza nessun motivo. Sono io che chiedo la verità. Voglio che gli italiani sappiano la verità. Se sono responsabile di qualcosa, di qualche leggerezza, non di complicità sicuramente, io pagherò. Ma non posso pagare da innocente. Mi batterò per questa verità, per sconfiggere quel disegno che vuole riconsegnare alla mafia e ai gruppi mafiosi il Paese e la Sicilia. Sono un combattente, un militante vero della lotta alla mafia. E morirò sul campo di battaglia. Non verrò seppellito da una montagna di fango che non mi appartiene e che restituisco ai volgari individui che l’hanno concepita. E a loro si sta ritorcendo contro, perché la verità, ora dopo ora, viene a galla e si scopre che c’è un complotto, una congiura per far dimettere Crocetta".

Lo scenario politico però è assolutemente frammentato e il destino di Crocetta è appeso a un filo. Non sembra improbabile neppure una mozione di sfiducia firmata Pd. Da Napoli il presidente del partito Matteo Orfini infatti ha detto: "Il segretario siciliano del Pd non esclude alcuno scenario affrontando la vicenda ovviamente in stretto rapporto con Roma". "La sfiducia? Quando dico valutare ogni scenario dico questo", ha specificato. "A prescindere dalla telefonata falsa - ha aggiunto - perché ci atteniamo a quanto ha detto la Procura, quello che emerge è un quadro inquietante di relazioni complicate e pericolose del "cerchio magico" del governatore. Cosa che il Pd siciliano aveva denunciato da tempo, criticando Crocetta per le cose che stanno emergendo".

Negli ambienti del Pd siciliano è forte la convinzione che a staccare la spina al governo Crocetta può essere solo Renzi. In pochi credono infatti, che nel Pd ci sia la compattezza per presentare una mozione di sfiducia all'Ars, raccogliendo, grazie ai voti delle opposizioni, le 46 firme (la metà più uno del totale dei parlamentari) per poter porre fine alla legislatura con due anni d'anticipo. Solo un accordo tra Renzi, Alfano e Cesa, sussurrano alcuni esponenti Dem, potrebbe portare a una exit strategy. Lo stesso Fausto Raciti, segretario regionale del partito frena: "Non è un tema solo del Pd, ma riguarda anche i nostri alleati, alle elezioni non si va da soli. Un partito non è che stacca la spina e va in vacanza. Poi ci sono le elezioni di nuovo".

E le condizioni per un cambio di passo non sono delle migliori. La Regione ha un bilancio in bilico, col governo di Roma che non ha ancora trasferito i 300 milioni di euro necessari a chiudere i conti per il 2015 e con un bilancio per il 2016 "impugnato" dal Cdm e con una voragine già pari a 1,8 miliardi di euro. Un voto anticipato a ottobre o a novembre, senza prima mettere una pezza ai conti regionali, metterebbe in ginocchio la Sicilia. Non solo. C'è la questione delle Province, con una riforma rimasta a metà e ferma in Assemblea regionale. Probabile, riferiscono alcune fonti Dem, che si dia tempo a Crocetta e all'Ars di approvare l'assestamento di bilancio, il previsionale per il 2016, alcune riforme come quella della Provincia per poi andare al voto, dando un lasciapassare a Crocetta, all'inizio del prossimo anno. Un tempo necessario anche a Pd, Udc e Ncd per trovare un candidato unitario in modo da poter contrastare il M5s, il vero rivale temuto in casa Dem.

Intanto, salta l'intervento in aula all'Ars, previsto per questo pomeriggio, del presidente Crocetta, che avrebbe dovuto riferire sugli ultimi fatti che lo hanno travolto, a partire dalle intercettazioni, ma anche sulle dimissioni degli assessori Lucia Borsellino e Nino Caleca.
Crocetta, come apprende l'Adnkronos, ieri sera ha sentito il presidente dell'Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone per comunicargli che il suo intervento avverrà giovedì, 23 luglio, alle 12:00 e non più oggi pomeriggio alle 16:00.

- Dal presunto sbiancamento all'improvvisa sordità (Guidasicilia.it, 16/07/15)

- Si può parlare di "metodo Crocetta"? (Guidasicilia.it, 17/07/15)

- Il Golpe Villa Sofia (Guidasicilia.it, 20/07/15)

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21 luglio 2015
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