La Fiumara d'Arte ''chiusa'' per protestare contro l'incuria e il disinteresse delle istituzioni
Antonio Presti chiude simbolicamente la ''Finestra sul mare'' di Tano Festa
Una finestra davanti all'immenso mare. Un aiuto all'occhio umano che tutto il mare non può afferrarlo. Con una finestra aperta davanti a tutto quel blu, ecco che all'improvviso la vista lo può apprezzare.
La ''Finestra sul mare'', ideata da Tano Festa e fatta mettere li, di fronte al mare di Villa Margi, da Antonio Presti, è stata ''chiusa''.
Da ieri un telo ricopre una delle prime realizzazioni della Fiumara d'Arte, il museo all'aperto ideato dal mecenate Antonio Presti. Un velo azzurro che chiude simbolicamente al pubblico l'opera sulla spiaggia vicino a Castel di Tusa, per protestare contro l'abbandono e il degrado delle istallazioni realizzate negli ultimi vent'anni da scultori contemporanei, che hanno aderito al grande progetto dell'arte per tutti.
''Si chiude un'opera - dice Antonio Presti - ma si apre un nuovo pensiero, fondato sul rispetto e sulla tutela dell'arte''. Restano infatti ancora insabbiate e inattuate le disposizioni per la Fiumara d'Arte, risalenti al 2002 e al 2004, che dichiaravano il particolare valore artistico della collezione d'arte contemporanea e prevedevano la spesa di 500 mila euro per il restauro completo delle opere.
''Per questa indifferenza - ha detto ieri Presti, al sit in di protesta - ho deciso di denunciare, alla Procura della Repubblica di Mistretta e di Palermo, il presidente della Regione Salvatore Cuffaro, l'assessore regionale al Turismo Fabio Granata e tutti i sindaci del territorio dove sono esposte le opere, perché con l'abbandono minacciano anche l'incolumità pubblica''.
''Chiudendo la 'Finestra' - dice Presti - voglio che si rifletta sull'impegno etico e civile rispetto all'arte. Negando la Fiumara d'Arte le istituzioni hanno negato anche la possibilità di una crescita turistica per i paesi inseriti nel percorso''.
La Fiumara, inaugurata nel 1986 con un'opera di Pietro Consagra, si snoda infatti lungo il fiume che sfocia nel mare del Castel di Tusa, inerpicandosi anche per le montagne al confine tra Madonie e Nebrodi, e ospita le opere a cielo aperto commissionate da Presti, tra il 1986 e il 1993, ad artisti nazionali e internazionali quali: Antonio Di Palma, Piero Dorazio con Graziano Marini, Italo Lanfredini, Hidetoshi Nagasawa, Paolo Schiavocampo. Ma la pioggia acida dell'inverno corrode le strutture così come la salsedine, molte opere sono diventate luoghi di discarica abusiva, coperte dai piloni dei nuovi viadotti, abbandonate sotto cespugli e pietre, o deturpate dai vandali.
Dopo dieci anni di battaglie legali, Presti si trova ancora una volta a combattere contro lo Stato e stavolta non per abusivismo edilizio (era stato denunciato per questo reato su segnalazione della Soprintendenza e successivamente assolto) ''ma per permettere alle sue opere - dice Cristina Bertelli, direttrice della fondazione France Libertes di Danielle Mitterrand - di resistere al tempo e all'indifferenza''.
''Resistere per esistere'' è lo slogan degli studenti delle facoltà di Architettura delle Università di Palermo e Siracusa, ieri sulla spiaggia di Villa Margi per assistere alla ''chiusura'' della ''Finestra'', assieme a quelli dell'accademia di Belle Arti ''Abadir'' e agli alunni delle scuole del quartiere Librino a Catania, dove Presti, già da anni è impegnato nella realizzazione di progetti atti a riqualificare il quartiere attraverso la bellezza.
''E' un'azione forte - ha detto Anita Festa, figlia dell'artista Tano e anche lei presente ieri sulla spiaggia - per parlare in modo chiaro alle istituzioni che per troppo tempo ci hanno abbandonato. Lo stato di degrado della 'Finestra' parla da solo, la salsedine ha eroso il colore azzurro e arrugginito la struttura metallica''. Sostenuto da molti artisti e intellettuali Presti continua così la sua battaglia perché dice ''l'arte non è abusiva, la bellezza non è un reato, non sono i codici di un diritto inapplicato a sancire ciò che è giusto, ma il pensiero che l'arte genera e la gioia di offrire l'emozione nel manifestarsi dell'opera''.
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