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La ''geografia della paura''

Dalla 18ma indagine Demos-Coop sul Capitale sociale degli italiani

09 giugno 2008

La geografia trasversale di un Paese spaventato
di
Fabio Bordignon (Repubblica.it, 9 giugno 2008)

Anche la paura presenta una sua "geografia", piuttosto articolata. Riflette non solo caratteristiche sociografiche e di orientamento politico degli individui, ma anche e soprattutto differenze territoriali. E' uno degli aspetti di maggiore interesse che emerge dalla 18° indagine Demos-Coop sul Capitale sociale degli italiani, che in questa edizione si focalizza sul senso di (in) sicurezza.
E' noto che la paura segue specifici tratti sociali. Le donne, in particolare, percepiscono un rischio maggiore: temono di più per i borseggi, le aggressioni e i furti in casa. Le casalinghe, fra le varie categorie socio-professionali, mostrano i livelli più elevati di preoccupazione rispetto alle diverse forme di microcriminalità. I giovani, invece, si dicono preoccupati per il rischio di vedersi sottrarre l'auto oppure lo scooter. Trasversale rispetto alle diverse classi d'età appare, invece, il timore di subire truffe attraverso gli strumenti di pagamento elettronico - si riduce solo tra gli anziani, che però usano meno bancomat e carte di credito.

L'idea politica influenza le opinioni in materia di sicurezza e, di riflesso, le prese di posizione sul tema dell'immigrazione. La xenofobia per ragioni di sicurezza raggiunge i massimi livelli tra chi si orienta politicamente verso il centro-centrodestra (50%) e, ancor più, verso la destra (56%). Gli elettori di questa parte politica, peraltro, esprimono in modo più intenso la domanda di controllo del territorio, anche attraverso forme "autodifesa" (dall'installazione di sistemi di sicurezza all'uso di armi).
Si tratta di orientamenti conosciuti e ormai poco sorprendenti. Qualche motivo di interesse in più lo desta, invece, la disarticolazione territoriale dei risultati. Le sorprese, in questo senso, vengono soprattutto dalle "zone rosse" del Centro Italia. Le regioni dove la tradizione di sinistra è più radicata sembrano, infatti, soffrire in modo particolare del problema della sicurezza. La preoccupazione di subire un furto in casa o del mezzo di trasporto, di essere vittima di un'aggressione, un borseggio oppure una truffa al bancomat: per tutte queste voci, il livello di allarme si attesta su livelli generalmente più alti di quanto registrato nelle altre regioni. Elevata, sebbene inferiore alla media nazionale, è anche la quota di cittadini che condivide l'organizzazione di ronde come strumento di controllo e difesa del territorio (56%).
Lo straniero, per i cittadini della zona rossa, non preoccupa in quanto sfida all'integrità della cultura, dell'identità nazionale e del sentimento religioso: ancor più che nelle regioni del Nord, i nuovi arrivati vengono considerati anzitutto come minaccia alla sicurezza dei cittadini (48%). E ciò avviene nonostante i legami sociali nel territorio - anche grazie alla piccola dimensione urbana - siano ancora forti: basti pensare che il 61% (contro una media nazionale del 56%) conosce tutti o quasi i propri vicini.

Sembra dunque esistere un sentimento di insicurezza che contrasta, in modo netto, con l'immagine sociale di aree "a misura d'uomo". Anche per questo, forse, il loro malessere si manifesta in modo così acuto: ha a che fare con gli standard elevati di partenza, e con la rapidità delle trasformazioni che, negli ultimi anni, ne hanno modificato il territorio e il paesaggio sociale. Così, da "isole felici", dove la qualità della vita raggiunge i livelli più elevati, anche queste province si riscoprono, oggi, colpite dal virus della paura.

- "Un'Italia da incubo" di Ilvo Diamanti (Repubblica.it)

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09 giugno 2008
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