La giornata palermitana di Benedetto XVI
In 200mila ad ascoltare il Papa: "La mafia è una strada di morte"
Ieri, domenica 3 ottobre, l'aereo di Benedetto XVI è atterrato a Palermo, poco prima delle 10. Il primo viaggio in Sicilia per papa Ratzinger. Ad accoglierlo il presidente del Senato Renato Schifani, il ministro della Giustizia Angelino Alfano (entrambi siciliani), il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, il sindaco di Palermo Diego Cammarata e l'arcivescovo Paolo Romeo.
Il lungo corteo con la papamobile ha attraversato viale della Libertà, dove lunghi applausi hanno accolto il passaggio del Pontefice. Poi l'arrivo al Foro Italico per la Santa Messa e l'Angelus. Quindi, il pranzo con i vescovi e l'incontro in Cattedrale alle 17. Infine, l'incontro con i giovani a piazza Politeama.
Migliaia i fedeli in festa radunatisi già sabato scorso per le strade del capoluogo siciliano. In una città blindata, circa 200mila persone hanno partecipato ai vari eventi della giornata e a rendere omaggio lungo il percorso al Pontefice. Intanto alla vigilia della visita, Palermo è stata tappezzata di striscioni con le scritte 'Con Ratzinger contro matrimoni gay e relativismo'. Molti gli striscioni affissi in tutta la città, in particolare per le vie del centro (via Roma, via Libertà, via Notarbartolo, via Autonomia Siciliana, via Duca della Verdura). L'iniziativa è di Giovane Italia, movimento giovanile del Popolo della Libertà, "da sempre in prima linea nella difesa di quei valori non negoziabili, quali vita e famiglia, indicati dal Papa".
E alla fine il Papa si è rivolto alla Città: la condanna della mafia, il segno di speranza che molti si attendevano dal Santo Padre c'é stata, chiara e netta, sottolineata dagli applausi e dalle grida di migliaia di giovani giunti da tutta la Sicilia. E Benedetto XVI l'ha sottolineata con un gesto altamente simbolico: una sosta a sorpresa sul luogo della strage di Capaci, dove ha lasciato un mazzo di fiori e una silenziosa preghiera per il giudice Falcone e le persone morte con lui. E anche prima, pronunciando più volte i nomi di don Giuseppe Puglisi e del giudice Livatino, entrambi vittime delle cosche mafiose e adesso in odore di santità. "Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo", ha detto ai circa 20 mila giovani che lo attendevano in piazza Politeama, prima di ripartire per Roma.
"La mafia" è "una strada di morte, incompatibile con il Vangelo", ha detto papa Benedetto XVI parlando ai giovani siciliani a Palermo. "Non cedete alle suggestioni della mafia - ha affermato il pontefice - che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri vescovi hanno detto".
"Siate alberi che affondano le loro radici nel fiume del bene" e "non abbiate paura di contrastare il male" ha aggiunto, indicando alcuni esempi da seguire: da Chiara Badano, morta di tumore nel 1990 e recentemente beatificata, a Rosario Livatino, magistrato ucciso, nello stesso anno, dalla mafia a 38 anni, ora al centro di una causa di beatificazione. "Insieme - ha detto il Papa ai giovani - sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra". Parlando di Livatino e di altri giovani morti prematuramente nella fede, papa Ratzinger ha osservato che "spesso la loro azione non fa notizia, perchè il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia".
Proseguendo poi nella metafora dell'albero, di cui ricorda la radice biblica, Benedetto XVI ha sottolineato il ruolo della famiglia, fondamentale "non solo per una giusta tradizione" "molto sentita dai siciliani". "L'importante - ha detto - è che il senso della vita germoglia nella relazione con la madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono i primi collaboratori di Dio, per la trasmissione della vita e della fede". Una famiglia che il Papa vede come una "piccola Chiesa" inserita nella "grande Chiesa" "che Cristo è venuto a formare".
"A Palermo, come anche in tutta la Sicilia - ha detto papa Ratzinger parlando 17 anni dopo lo storico monito alla mafia di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi - non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale" e "a causa della criminalità organizzata". "Oggi sono in mezzo a voi - ha detto - per testimoniare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera. Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione".
Poi ha parlato della forza della fede, "una leva che muove molto più del proprio peso", capace di rendere "possibili le cose umanamente impossibili, in ogni realtà". Una fede che ogni cristiano è tenuto a vivere chiedendo al Signore "che illumini tutta la vita", e non "doni materiali" o "privilegi". Ha citato il profeta Abacuc, il quale in una "situazione tremenda di violenza, d'iniquità e d'oppressione", afferma che "soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede". "L'empio, colui che non agisce secondo Dio - ha aggiunto Benedetto XVI - confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere". "Il giusto, invece - ha aggiunto - confida in una realtà nascosta ma solida, confida in Dio e per questo avrà la vita". Perciò, di fronte alla violenza, i cristiani non devono rassegnarsi ma allo stesso tempo devono essere "umili" non cessando mai di operare per il bene. "Quando incontrate l'opposizione del mondo - ha detto il Papa - non vergognatevi di dare testimonianza al Signore" mentre "ci si deve vergognare del male che si arreca alla comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce". "Popolo di Sicilia - ha concluso - guarda con speranza al tuo futuro", guardando ai tanti santi e sante dell'isola, e anche a "laici e sacerdoti a voi ben noti", come don Pino Puglisi".
L'omaggio a Falcone sul luogo della strage di Capaci - Sulla strada per l'aeroporto di Punta Raisi, Benedetto XVI si è fermato, fuori programma, nel luogo della strage di Capaci, deponendo dei fiori dove morirono, per mano della mafia, il giudice Giovanni Falcone e gli uomini della sua scorta.
"Durante il percorso da Palermo verso l'Aeroporto 'Falcone e Borsellino' di Punta Raisi - ha poi precisato la sala stampa della Santa Sede in una nota - il Papa ha voluto che il corteo si fermasse a Capaci, nel punto dove avvenne il tragico attentato contro il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta".
Il pontefice "è sceso dalla sua macchina per deporre un mazzo di fiori presso una delle stele erette in ricordo delle vittime, e ha sostato in preghiera silenziosa, ricordando tutte le vittime della mafia e delle altre forme di criminalità organizzata". Poi ha ripreso la strada verso l'Aeroporto per rientrare a Roma.
Striscioni rimossi - Hanno lavorato due giorni per realizzare uno striscione con una frase del vangelo di Luca: "La mia casa sarà casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri". Ma nella notte tra sabato e domenica, quando hanno provato a stendere il pezzo di stoffa, lungo dieci metri, da una terrazza di Porta dei Greci, a Palermo, davanti alla spianata del Foro Italico dove il Papa ha celebrato la messa, sono arrivati i poliziotti, che hanno identificato gli autori, invitandoli a togliere lo striscione. "Abbiamo resistito - dice Franca Gennuso, una delle autrici - rivendicando il diritto d'espressione, ma non è servito a niente: stamattina ci hanno nuovamente chiamati dalla questura, intorno alle 6, e un'ora dopo sono arrivati i vigili del fuoco con una scala mobile e hanno tentato di strappare lo striscione. A quel punto lo abbiamo ritirato: quanto meno ci resta a futura memoria". "Nella notte - ha aggiunto - hanno bussato insistentemente e minacciato di sfondare la porta. Sarebbe questa la libertà d'espressione in questo Paese".
Un altro cartellone è stato rimosso dalla polizia lungo l'asse di corso Vittorio Emanuele, da dove è passato il Santo Padre. Il cartellone con la scritta 'I Love Milingo', vescovo zambiano dimesso dallo stato clericale nel 2009, è stato rimosso dalla Digos all'interno della libreria Altroquando. Nella tarda mattinata, gli agenti sono entrati nel locale, dove si trovava il proprietario Salvatore Rizzuti Adelfio che è stato identificato, per procedere alla rimozione del cartello e perquisire il negozio. "Gli agenti - ha detto il coordinatore provinciale di Sinistra ecologia e libertà, Sergio Lima - non solo hanno imposto la rimozione del cartello, ma hanno anche strappato locandine affisse che pubblicizzavano altri eventi". "Siamo preoccupati - ha continuato - perché si è andati oltre le legittime misure di sicurezza per la visita del Papa, reprimendo qualunque forma di dissenso espresso in forma pacifica e goliardica".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa]