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La giusta distanza

L'anima profonda di una comunità terrorizzata, sempre più schiava di pregiudizi e terrore

23 ottobre 2007


 




Noi vi segnaliamo...
LA GIUSTA DISTANZA
di Carlo Mazzacurati

Un giovane meccanico tunisino, ben ambientato e stimato per il suo lavoro, vive la sua vita tranquillamente in una cittadina del nord-est. Una giovane insegnante è stata trasferita da poco per una supplenza e un ragazzo sogna di fare il cronista e comincia a lavorare per il quotidiano locale.
I destini di queste tre persone si intrecciano sullo sfondo di una cittadina del Nord Est.


Anno 2007
Nazione Italia
Distribuzione 01 Distribution
Durata 108'
Regia Carlo Mazzacurati
Sceneggiatura Claudio Piersanti, Marco Pettenello, Doriana Leondeff, Carlo Mazzacurati
Con Giovanni Capovilla, Ahmed Hafiene, Valentina Lodovini, Giuseppe Battiston, Roberto Abbiati, Natalino Balasso, Marina Rocco, Fabrizio Bentivoglio
Genere Drammatico


La critica
''Eppure l'amaro lieto fine del film finisce per sembrare l'ennesima trovata di sceneggiatura, che in qualche modo rassicura l'emotività del pubblico ma che anche banalizza con le tinte forti del giallo i delicati chiaroscuri della prima parte. Mettendo a nudo la mancanza di coraggio, o forse di fantasia, di certo cinema italiano, che fatica a trovare una strada convincente tra ambizioni e necessità, tra mondo poetico e scorciatoie narrative. Mazzacurati ha il coraggio di scegliere ambientazioni e personaggi insoliti, di dirigere gli attori al meglio. Qui non ha trovato la forza per essere coerente fino in fondo.''
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'

''Il fascino del film sta altrove. Nei paesaggi, in primis: Mazzacurati torna sui luoghi del suo brillantissimo esordio, 'Notte italiana' (1987), e li racconta col senno di poi. E' un nord-est abbagliante, magnificamente fotografato da Luca Bigazzi, nel quale si nascondono solitudini, rancori, violenze inespresse. Si parla anche di immigrazione, di lavoro in nero, della voglia di fuggire da un delta inquinato come il fiume che lo forma. 'La giusta distanza' è il ritratto di un paese malato, in cui forse è inutile cercare colpevoli perché nessuno è innocente. Molto bravi i due protagonisti (Valentina Lodovini e Ahmed Hafiene), brillanti cammei di tre talenti quali Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston e Ivano Marescotti.''
Alberto Crespi, 'L'Unità'

''Mazzacurati torna sui luoghi del suo primo film, in quella provincia che ha alcuna intenzione di lasciare. Luoghi che sono cambiati più nelle persone che negli scenari, lì la banalità e la casualità del male è evidente. Non c'è bisogno di serial killer e di sangue che sgorga copioso, basta poco per sconvolgere le tranquille esistenze del paesino di Concadalbero, inesistente ma realistico a ridosso del delta padano, dei cani morti ammazzati, poi un omicidio che arriva nel finale. Ma non si urla. Neppure nel film che lavora sottotraccia, strana la solitudine che attanaglia un po' tutti in un affresco poderoso e avvincente nel suo rifiuto di diventare sensazionalismo per cercare invece emozioni. Vere.''
Antonello Catacchio, 'Il Manifesto'

''La giusta distanza del titolo del film di Carlo Mazzacurati è quella che un giornalista dovrebbe avere rispetto agli articoli. Lo sancisce il redattore (Fabrizio Bentivoglio) con un giovanissimo corrispondente (Giovanni Capovilla). Infischiandosene, quest'ultimo condurrà l'indagine che gli darà un lavoro 'in un grande quotidiano di Milano, ma senza contratto! Nonostante tali illusioni, 'La giusta distanza' è, fra i film italiani recenti, uno dei rari dignitosi, nettamente superiore ai tre che erano in concorso all'ultima Mostra di Venezia. Merito della cura nell'ambientazione, che fortunatamente prevale sullo sviluppo investigativo. Ancora una volta Mazzacurati s'addentra nella provincia veneta (Rovigo), che gli è familiare, continuando a descriverla come sentina di molti mali. Ma ci sono aree della Terra che ne siano immuni? (...) Letteratura (Mauriac e Simenon, Piovene e Parise...) e cinema (Chabrol e la commedia erotica italiana) abbondano di storie analoghe. Eppure sceneggiatori originali potrebbero ancora trarne qualcosa di acre, magari anche di buffo: 'Signore e signori' non si svolgeva a Treviso? 'Il commissario Pepè non si svolgeva a Vicenza? Però Mazzacurati non è Germi, né Scola e - con Doriana Leondeff, Marco Pettenello e Claudio Piersanti - firma una sceneggiatura dove i personaggi sono prevedibili come in una sceneggiatura di Rulli e Petraglia... Così non c'è satira, solo racconto morale, che deve dimostrare una tesi e che, peggio, confluisce nel dramma socio-razziale, con tanto di errore giudiziario. Peccato.''
Maurizio Cabona, 'Il Giornale'

Film realizzato con il contributo del MIBAC - Presentato in concorso alla II edizione di 'Cinema. Festa Internazionale di Roma' nella sezione Cinema 2007

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23 ottobre 2007
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