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La Giustizia dev'essere uguale per tutti!

La Corte Costituzionale ha dichiarato il 'Lodo Alfano' illegittimo: ''Viola il principio di uguaglianza''

08 ottobre 2009

Il Lodo Alfano è stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. E' questa la sentenza emessa dai 15 giudici costituzionali riuniti dal pomeriggio di ieri in camera di consiglio segreta a Palazzo della Consulta per decidere sulla costituzionalità della legge che sospende i processi per le quattro alte cariche dello Stato: i presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio.
La decisione della Consulta è arrivata con nove voti a favore e sei contrari.

La Corte Costituzionale, spiega la Consulta in una nota, "giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze numero 397/08 e numero 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del Gip del Tribunale di Roma ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1 della legge 23 luglio 2008, numero 124 per violazione degli articoli 3 (principio di uguaglianza, ndr) e 138 (obbligo di ricorso a legge costituzionale e non ordinaria, ndr) della Costituzione. Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal Gip del Tribunale di Roma". Il riferimento all'articolo 138 esclude, di fatto, la possibilità di tornare sulla materia con una legge ordinaria.
La dichiarazione di inammissibilità delle "questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal Gip del Tribunale di Roma" emanata dai giudici della Corte Costituzionale si riferisce alla causa, nei confronti del premier, promossa dal Gip di Roma Orlando Villoni, legata al procedimento per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura. La Consulta l'ha dichiarata inammissibile in quanto non avanzata nella giusta fase del procedimento.
Sono due i processi dove tra gli imputati compare anche Silvio Berlusconi e sospesi da circa un anno a Milano in attesa della decisione della Consulta sulla costituzionalità del Lodo Alfano, e che ora potranno 'ripartire': il caso legato ai 'diritti tv', quello che allo stato degli atti sarà probabilmente il primo ad essere calendarizzato. Il secondo è quello relativo al 'caso Mills', per il quale accusa e difesa dovranno ritrovarsi davanti a un altro collegio giudicante rispetto a quello che ha già condannato David Mills (condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi). E i tempi potrebbero farsi un po' più lunghi.

L'iter del lodo bocciato - Il provvedimento del governo aveva iniziato il suo percorso lo scorso anno con il via libera del Quirinale che aveva autorizzato l'esecutivo a presentare il testo alle Camere. Successivamente, il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe promulgato la legge. Il "punto di riferimento" per la decisione del capo dello Stato era stato "la sentenza 24 del 2004" con cui la Corte aveva bocciato il lodo Schifani. "A un primo esame, quale compete al capo dello Stato in questa fase -aveva scritto Napolitano- il ddl è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza".
Le osservazioni critiche di alcuni costizionalisti nei confronti del lodo che porta il nome del Guardasigill erano state respinte con decisione dalla memoria difensiva con cui il premier si era costituito come parte dinanzi alla Corte costituzionale: la sospensione dei processi stabilita dal lodo Alfano a favore delle quattro più alte cariche dello Stato non è, hanno scritto gli avvocati Niccolò Ghedini e Pietro Longo, un'immunità perché l'obiettivo non è tanto quello di garantire il "sereno svolgimento delle funzioni" delle alte cariche, quanto piuttosto quello di garantire il diritto di difesa di un cittadino "che si trova ad essere imputato e, contemporaneamente, a rivestire un'alta carica dello Stato". Inoltre, richiamandosi alla pronuncia della Consulta di 5 anni fa, i legali del premier avevano accusato il tribunale di Milano di "attribuire surrettiziamente alla Corte costituzionale convinzioni e conclusioni che sono in realtà soltanto sue".
Nella loro arringa difensiva nel corso dell'udienza pubblica della Consulta i rappresentanti legali del governo, insieme a Niccolò Ghedini e Pietro Longo anche Gaetano Pecorella, hanno ribadito le ragioni della difesa: "la legge è uguale per tutti, ma non necessariamente lo è la sua applicazione", e ancora: "il premier non è 'primus inter pares' come vuole la tradizione liberale, ma 'primus super pares'", perché con le modifiche alla legge elettorale "non può essere considerato uguale agli altri parlamentari".

In precedenza la Consulta aveva deciso di non ammettere l'intervento della Procura di Milano. "Vedo negativamente l'inammissibilità, apre spiragli alla non accettazione dei ricorsi contro il lodo Alfano", ha commentato l'avvocato dei pm milanesi Alessandro Pace. I giudici che hanno sollevato le questioni di legittimità avevano sostenuto che per sospendere i processi alle alte cariche dello Stato sarebbe stata necessaria una legge costituzionale e non ordinaria. I legali del premier avevano ribattuto ricordando una sentenza con cui la Consulta nel 2004 aveva bocciato il lodo Schifani per sostenere che con quella pronuncia riteneva implicitamente infondata qualsiasi violazione dell'articolo 138 della Costituzione.
Anche l'Avvocatura generale dello Stato era scesa in campo con una memoria difensiva scritta dall'avvocato Glauco Nori per conto della presidenza del Consiglio, per difendere la "ragionevolezza" del lodo Alfano, in grado di coordinare due interessi quello "personale dell'imputato a difendersi in giudizio" e quello "generale, oltre che personale, all'esercizio efficiente delle funzioni pubbliche" svolte dal premier. L'Avvocatura dello Stato aveva sostenuto che una bocciatura della legge, (legge definita "non solo legittima ma addirittura dovuta") avrebbe provocato "danni a funzioni elettive, che non potrebbero essere esercitate con l'impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso, con danni in gran parte irreparabili".
Un'iniziativa, quella dell'Avvocatura generale dello Stato, che aveva scatenato le polemiche dell'opposizione. Alle accuse di aver tentato di influenzare la Corte Nori ha ribattuto parlando di "un equivoco, una lettura fantasiosa della nostra posizione". Per "danni irreparabili", ha spiegato Nori, "si intendono quelli che deriverebbero se si trascurassero gli impegni di governo".

"Il presidente mi ha preso in giro" -  "Il governo va avanti serenamente e se possibile con più grinta di prima perché questo è necessario al benessere del Paese. Abbiamo governato cinque anni senza lodo Alfano e continueremo a governare anche senza di esso". Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una intervista al Gr1 mandata in onda questa mattina torna ad attaccare la Consulta, l'opposizione, la stampa e il Quirinale. "C'è un presidente della Repubblica di sinistra e c'è una Corte costituzionale con undici giudici di sinistra che non è certamente un organo di garanzia, ma è un organo politico". Quindi un nuovo affondo fu Napolitano. "Il presidente della Repubblica - ha detto - è stato eletto da una maggioranza che non è più maggioranza nel Paese, una maggioranza di sinistra, ed ha le radici totali della sua storia nella sinistra. Credo che anche l'ultimo atto di nomina di un magistrato della Corte dimostri da che parte sta". "Non posso non rispettare il responso della Corte Costituzionale nel quadro di un sistema democratico. Prendo atto tuttavia che questo sistema, soprattutto per le modalità con cui vengono eletti i membri della Corte, rischia di alterare nel tempo un corretto equilibrio fra i poteri dello Stato, i quali traggono tutti origine dalla sovranità del popolo". "La sintesi, dunque,  qual è? Meno male che Silvio c’è - ha aggiunto il Cavaliere -. Se non ci fosse Silvio con tutto il suo governo, con un supporto del 70% degli italiani, saremmo in mano a una sinistra che farebbe del nostro Paese quello che tutti sapete. Quindi va bene così". E giù con l’elenco della presenza della sinistra in media e istituzioni: "Abbiamo una minoranza di magistrati rossi che è organizzatissima e che usa la giustizia a fini di lotta politica. Il 72% della stampa è di sinistra, gli spettacoli di approfondimento della tv pubblica pagata con i soldi di tutti, sono di sinistra, ci prendono in giro anche con gli spettacoli comici". "La solidità di questo governo non è in alcun modo intaccata da questo pronunciamento - ha detto ancora Berlusconi - né tanto meno la mia volontà di proseguire con determinazione nel mandato ricevuto dal popolo e rinnovato in tutte le più recenti competizioni elettorali. Una volontà che si rafforza e che riceve ogni giorno il sostegno compatto e solidale della volontà politica della maggioranza che sostiene l'attuale governo". "Per il resto - ha concluso il premier - non ho il minimo dubbio che le accuse infondate e risibili che ancora mi vengono rivolte cadranno sotto il vaglio di magistrati onesti, indipendenti e ossequienti alla legge e alla propria coscienza".
A chi gli ha chiesto un commento alla risposta del Capo dello Stato alle sue precedenti dichiarazioni sul lodo Alfano, il presidente del Consiglio, rientrando a palazzo Grazioli, ha detto: "Non mi interessa quello che ha detto il capo dello Stato, non mi interessa... Mi sento preso in giro e non mi interessa. Chiuso".

Dal salotto di Porta a Porta (l'unica trasmissione Rai, secondo il presidente del Consiglio, che rispetta il premier e il suo governo, ndr), dopo un'accalorata telefona di Berlusconi, con la quale ribadiva alcuni concetti espressi in precedenza, anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha commentato la decisione della Corte Costituzionale: "E' una sentenza che sorprende, e non poco, per l'evocazione dell'articolo 138 della Costituzione. La Corte Costituzionale dice oggi ciò che avrebbe potuto e, inevitabilmente, dovuto dire già nel 2004 nell'unico precedente in materia. Con la bocciatura del lodo si crea un problema: da una parte c'è Silvio Berlusconi premier, legittimato da milioni di voti, che ha diritto di governare, e, dall'altra, vi è il cittadino Silvio Berlusconi, che ha il diritto di difendere se stesso nelle aule di tribunale. Non abbiamo intenzione di seguire la via della legge Costituzionale. Questo aprirebbe il campo a un'ipotesi di immunità parlamentare che non è nella nostra agenda. Comunque sulle valutazioni faremo il punto giovedì (oggi, ndr) quando è convocato un ufficio politico del Pdl".

L'opposizione... Di Pietro: "Premier lasci e faccia l'imputato". Pd frena: "Continui lavoro a Palazzo Chigi" - Sul giudizio di "illegittimità" del Lodo Alfano piovono i commenti dell'opposizione. Più cauti i democratici che non chiedono le dimissioni di Silvio Berlusconi al contrario dell'Italia dei Valori. Per Antonio Di Pietro il premier deve lasciare l'incarico e "tornare a fare quello che da 15 anni si ostina a non voler fare: l'imputato".
Secondo il segretario del Pd, Dario Franceschini, la sentenza della Consulta ha ristabilito "il principio che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Senza eccezioni. Neanche per i potenti". Anche Pier Luigi Bersani è convinto che "questa sentenza mette un punto fermo: Berlusconi è un cittadino come gli altri ed è tenuto a sottoporsi a giudizio". Poi aggiunge: "Continui a fare il suo mestiere rispettando la sentenza, si concentri sui problemi del Paese. Si tratta di stabilire un percorso rispettando il giudizio della Corte". E in questo l'esponente Pd si augura che "ci sia rispetto da parte di tutti delle decisioni della Corte, con toni adeguati e rispettosi perché stiamo parlando di un presidio della democrazia".
Per Massimo D'Alema occore lucidità. "Credo che tutti debbano prendere atto della sentenza della Corte Costituzionale e che - sottolinea - si debba reagire con molta serenità. Spero che nessuno, in questo momento, perda la lucidità, perché ho letto dichiarazioni abbastanza preoccupanti". E aggiunge: "Sono dell'opinione che sarebbe sbagliato, da una parte e dall'altra, trarre conseguenze politiche. La sentenza ristabilisce semplicemente l'equilibrio e l'appropriatezza della legislazione e come tale deve essere da tutti giudicata". Dello stesso avviso Anna Finocchiaro secondo la quale non si tratta di "una sentenza politica come invece mi pare di sentir dire già da esponenti del Pdl, secondo me incautamente". Da parte sua, Piero Fassino si augura ora che la maggioranza di destra "accantoni definitivamente la teoria del complotto e prevalga la consapevolezza che le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano".

Scatenato Antonio Di Pietro. Che ricorda come l'Italia dei Valori abbia gridato subito all'incostituzionalità del lodo Alfano: "Lo abbiamo detto sin da quando ci riunimmo a piazza Navona in migliaia per gridare allo scandalo su questa legge che Berlusconi si è fatto per sistemare i suoi processi. Già allora, ci rivolgemmo al Capo dello Stato per pregarlo di non firmare questo scempio di incostituzionalità e immoralità''."Allora rimanemmo stupiti - aggiunge Di Pietro - che il Capo dello Stato, non solo firmò il Lodo, ma dichiarò che lo faceva non per dovere, ma perché lo riteneva del tutto costituzionale"."Spero che da oggi, alla luce della decisione della Consulta - conclude - il Presidente del Consiglio la smetta di fare leggi a proprio uso e consumo, si dimetta dall'incarico e vada a fare quello che da 15 anni si ostina a non voler fare: l'imputato. E spero che il Presidente della Repubblica, d'ora in poi, non sia così frettoloso nel firmare provvedimenti incostituzionali e immorali".
Soddisfatto anche Luigi De Magistris (Idv) che "il presidente del Consiglio ritorni, oggi, tra noi comuni mortali, sottoposti a quel rispetto della giustizia che è alla base della nostra Repubblica".

Le reazioni della stampa estera - La notizia della bocciatura del ’lodo Alfano’ ha aperto quasi tutti i grandi siti web internazionali. Grande evidenza sul sito del britannico The Times, che ha seguito con attenzione le vicende del governo italiano negli ultimi mesi: "La massima corte italiana toglie l’immunità a Berlusconi. Il premier italiano lotta per la sua carriera".
Il francese Le Monde ha scritto sulla banda gialla dell’ultim’ora: "L’immunità di Silvio Berlusconi giudicata incostituzionale". Titolone su Liberation sempre in Francia: "Invalidata l’immunità penale di Berlusconi. Questa decisione della Corte costituzionale potrebbe aprire la porta a procedimenti giudiziari contro il presidente del Consiglio".
In Spagna per El Pais è stato subito il terzo titolo: "La Consulta apre la porta ai processi di Silvio Berlusconi. La legge d’immunità nota come Lodo Alfano tiene paralizzati quattro processi contro di lui" ha scritto il corrispondente del quotidiano di sinistra. Prima notizia invece sul sito de El Mundo: "Berlusconi smette di essere immune davanti alla giustizia. I 15 giudici della Corte costituzionale invalidano la legge che dava l’immunità alle 4 massime cariche dello Stato".
Prima notizia anche sul sito del Wall Street Journal: "Corte annulla l’immunità di Berlusconi" e il quotidiano americano aggiunge "La sentenza potrebbe mettergli pressione per dare le dimissioni e aprire a elezioni anticipate". Seconda posizione per il sito del New York Times con il medesimo titolo. La notizia è stata la prima del sito della inglese Bbc: "Bocciata la legge sull’immunità di Berlusconi". La Corte Costituzionale, prosegue la Bbc, ha annullato la legge che "gli aveva evitato diversi casi giudiziari. In uno, doveva affrontare accuse di corruzione".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, Corriere.it]

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08 ottobre 2009
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