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La grande holding che non conosce crisi

Presentato il 13° Report di Sos Impresa Confesercenti: "Gli utili di Mafia Spa superano i 140 miliardi di euro"

11 gennaio 2012

"Mafia Spa" si conferma come il più grande agente economico del Paese. A denunciarlo è il 13° rapporto sulla criminalità di Sos Impresa-Confesercenti, presentato ieri a Roma, che descrive "una grande holding company articolata su un network criminale, fortemente intrecciato con la società, l'economia, la politica, in grado di muovere un fatturato che si aggira intorno ai 140 miliardi di euro con un utile che supera i 100 miliardi di euro al netto degli investimenti e degli accantonamenti, e 65 miliardi di euro di liquidità".

Secondo quanto rivela il rapporto, il solo ramo commerciale della criminalità mafiosa e non, che incide direttamente sul mondo dell'impresa, sfiora i cento miliardi di euro, pari a circa il 7% del Pil nazionale. Una massa enorme di denaro, quindi, che passa quotidianamente dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi. Di fatto, le imprese subiscono 1.300 reati al giorno, praticamente 50 all'ora, quasi un reato ogni minuto. "La crisi è funzionale alla criminalità organizzata, che condiziona l'economia legale e fomenta quella illegale del sommerso. Lo Stato si è impegnato, ma serve un cambio di passo delle istituzioni: niente sponde politiche, niente appalti, assunzioni, investimenti all'ombra della criminalità", ha detto il presidente di Confesercenti e presidente di turno di Rete Imprese Italia Marco Venturi.
Il rapporto di Sos Impresa-Confesercenti denuncia come "violenza di strada e ricatto mafioso si abbattano sulla piccola impresa, costringendola a una vita affannosa per sopravvivere ed a non divenire facile preda degli appetiti di criminali in doppio petto. Sono oltre un milione gli imprenditori vittime di un qualche reato, ovvero un quinto degli attivi".
Mafia Spa è dunque "la prima impresa italiana, riconosciuta e riconoscibile, con cui trattano altre imprese, politici, amministratori pubblici. Oltre al grave e continuo processo di condizionamento dell'economia legale, oggi, complice la crisi - si legge nel rapporto -, assistiamo anche ad un fenomeno nuovo e per alcuni versi più preoccupante. Si è determinata un'inversione dei rapporti tra alcuni limitati pezzi della finanza e dell'imprenditoria e criminalità organizzata. Rapporti che nascono sotto il segno della complicità e della collusione per ricavarne vantaggi economici rilevanti. In questo momento di crisi Mafia SpA è l'unico soggetto economico-imprenditoriale in grado di fare investimenti".

Sos Impresa inoltre denuncia che "l'usura continua a crescere in silenzio e nel silenzio. Alimentata dalla crisi economica, sta conoscendo un vero e proprio boom con un'impronta precisa: quella delle mafie. Sono 190 mila imprese in tre anni dal 2008 al 2011 hanno chiuso i battenti per debiti o usura". Inoltre "l'indebitamento delle imprese ha raggiunto i 180.000 euro, quasi raddoppiatosi nell'ultimo decennio. Anche i fallimenti, negli ultimi due anni, sono cresciuti vorticosamente: più 16,6% nel 2008 e più 26,6% nel 2009".
I dati del 2010 si riferiscono al primo trimestre, ma segnano un incremento del 46%. Significa 3.226 aziende che hanno fatto ricorso alle procedure fallimentari, con un trend che farà superare abbondantemente le 12.000 chiusure. Il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurai sono non meno di 200 mila unità, ma le posizioni debitorie vanno stimate in oltre 600mila unità. Con la crisi è aumentato il numero degli usurai oggi saliti da circa 25 mila ad oltre 40 mila. "Cresce anche quella fascia di usurai dalla faccia pulita - sottolinea Sos Impresa -. Mentre le denunce sono sempre poche e la giustizia è lentissima: in pratica il reato di usura appare come se fosse depenalizzato". [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

Mafia spa: 78 miliardi all'anno e 50 imprese uccise al giorno
di Luca Rinaldi (LINKIESTA, 10 gennaio 2012)

Mentre siamo in pausa pranzo due imprese commerciali stanno chiudendo a causa dell'usura. Così anche nell'ora successiva e quella dopo ancora. Secondo l'ultimo rapporto di Sos Impresa Confesercenti, che Linkiesta ha potuto visionare integralmente prima della presentazione prevista per il prossimo primo dicembre, non è una favola criminale, ma una realtà. Questa e altre realtà allarmanti per l'indotto economico e commerciale del Belpaese emergono dal XIII rapporto di Sos Impresa "Le mani della criminalità sulle imprese". 462 pagine che verranno pubblicate anche in libreria da Aliberti, dove si sviscerano dato per dato i numeri e i metodi con cui la mafia entra nel giro dell'economia legale e come si appresta a diventare la prima azienda italiana per fatturato e utili.

Era il 2006 quando Sos Impresa introdusse nelle sue analisi la definizione "Mafia SpA". Una dicitura entrata ormai nel linguaggio comune, in quanto questa si è trasformata negli anni, come ha avuto modo di dire tempo fa anche il magistrato Nicola Gratteri, una impresa solvibile e affidabile. In periodi di crisi la situazione per le mafie diventa ancor più favorevole e il corto circuito perverso tra economia legale e illegale sempre più facile. Scrive il Presidente Nazionale di Confesercenti Marco Venturi nella sua introduzione «in periodi di crisi, i soldi delle mafie, benché sporchi, fanno gola. Fanno gola a pezzi di finanza deviata, che offre riparo, riservatezza e professionalità nell'attività di riciclaggio. Fanno gola ad alcuni imprenditori senza scrupoli che pensano di realizzare facili business, fanno gola anche a pezzi, seppur limitati, del gotha imprenditoriale, persuasi che la strada della convivenza collusiva sia l'unica possibile per fare affari al Sud».
Insomma, una vera e propria holding che fattura in tutto 138 miliardi di euro e supera, sempre secondo le stime di Sos Impresa i 78 miliardi di euro di utile. Il rapporto analizza in particolare il ramo commerciale della criminalità, mafiosa e non, che muove quasi 100 miliardi di euro in un anno (il 7% del pil dell'intera Italia) e colpisce le imprese con circa 1300 reati al giorno, 50 all'ora, quasi un reato al minuto. Dalla violenza di strada al ricatto, dall'usura al pizzo fino al più fine riciclaggio e all'investimento di fondi e denaro sporco. L'usura lo scorso anno avrebbe portato al fallimento di circa 50 aziende al giorno, bruciando 130mila posti di lavoro, e non è un caso che il trend dei fallimenti delle imprese nel primo trimestre del 2010 sia aumentato del 46%. Poi ci sono gli investimenti nei vari settori, dall'agro-alimentare al tempo libero, dalle vacanze a quello dei giochi d'azzardo, un mercato che, da solo, movimenta circa 60miliardi di euro l'anno. Per arrivare infine all'immortale settore delle truffe, all'abusivismo, il contrabbando e il cyber crime.
Una mafia e una criminalità che cambia da Sud a Nord dell'Italia, dalla Sicilia alla Lombardia toccando tutte le regioni italiane che devono fare i conti con le cosche, la paura e le connivenze, soprattutto nei centri più piccoli, anche di politici, amministratori, imprenditori e gente comune. Un lungo capitolo è dedicato all'usura, una vera e propria piaga per le piccole imprese e anche per il sistema giustizia. Basti pensare che, secondo la ricerca di Confesercenti solo il 9% delle denunce produce un rinvio entro i primi due anni, per poi scendere sotto il 5% per la produzione di una sentenza di primo grado. Il 49% dei casi presi in esame attende due o tre anni prima di un rinvio a giudizio e il 36% supera i quattro anni per raggiungere la sentenza di primo grado, con punte anche a dieci anni di attesa. Anche se, precisa Lino Busà, presidente di Sos Impresa, durante il No Usura Day dello scorso 21 novembre tenutosi a Roma, «negli ultimi anni si comincia a rilevare una inversione di tendenza e arrivare a tempi più celeri, nonostante siano ancora ben oltre la media europea».

Particolarmente interessante risulta la consultazione di un vero e proprio bilancio di Mafia SpA, con tanto di stato patrimoniale e conto economico al 31 dicembre 2010. Da qui si desume un dato desolante, anche se probabilmente leggermente sovrastimato secondo altri studi: il fatturato e gli utili di questa holding criminale supererebbero anche quelli delle più grandi aziende italiane, da Telecom a Enel, passando per Fiat arrivando a Fininvest. Mafia Spa è la prima impresa italiana e uno dei grandi freni in grado di scardinare ogni principio di libera concorrenza e crescita produttiva di un Paese civile.

 

 

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11 gennaio 2012
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