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La grande manifestazione a Roma delle tute blu della Fiat di tutta Italia

Sul futuro della Fiat sindacati e lavoratori chiamano in causa il Governo

11 marzo 2005

Migliaia di tute blu della Fiat si sono dati stamane appuntamento a Roma.
In tanti in piazza, almeno 10mila. Una manifestazione di protesta nazionale che non ha precedenti nella storia della Fiat degli ultimi cinquant'anni. Si può forse trovare traccia di qualcosa di simile andando indietro nel tempo fino all'autunno caldo del 1969 e in epoca più recente all'autunno della marcia dei quarantamila del 1980.
Sono giunti a Roma, da tutta Italia, per manifestare e chiedere più investimenti, garanzie per il futuro e un nuovo piano industriale per la Fiat Auto.
Le tute blu hanno cominciato a sfilare nella capitale dietro lo striscione ''Fiat in lotta''. Presenti i gonfaloni e i rappresentanti di tutti gli enti locali interessati, dal Piemonte alla Sicilia, alla Campania, al Molise.

I lavoratori e i sindacati chiamano in causa il governo. L'obiettivo infatti è quello di costringere il Lingotto ad affrontare il problema della sua crisi evitando di passare per la strada pericolosa della gestione affidata solo allo strumento della cassa integrazione o a soluzioni che rischiano di mettere l'una contro l'altra le aree produttive della Fiat, da Mirafiori a Cassino, Napoli, Termini Imerese.
C'è in gioco il futuro della Fiat che i sindacati vogliono portare all'attenzione del paese facendone il paradigma del declino industriale italiano. In questo senso la protesta dei lavoratori Fiat e dell'indotto auto vuole essere un'anticipazione dello sciopero generale dell'industria di cui ancora non è stata fissata la data.

Dall'incontro di una delegazione sindacale con il Governo si dovrebbe scoprire finalmente qual'è la disponibilità del governo e della Fiat.
Al governo i sindacati chiederanno di favorire l'avvio di un dialogo con la Fiat che parta dalla mutata situazione emersa dalla fine dell'alleanza con Gm. Essi infatti sono convinti che il piano che la Fiat sta seguendo per uscire dalla crisi sia superato e imponga oggi di essere rivisto in una prospettiva più ampia di rilancio dell'industria italiana di cui Fiat deve restare un pezzo importante.
Il sottosegretario al Welfare, Roberto Rosso, ha fatto sapere ieri di avere inserito nel decreto sulla competitività una norma che prevede il finanziamento delle ristrutturazioni industriali nei settori in crisi. In particolare, per quanto riguarda l'auto, nel decreto ci sarà un fondo (inizialmente finanziato con 10 milioni di euro per il 2005) mirato alla costituzione di società miste pubbliche e private. Compito di queste società dovrebbe essere quello di rilevare parti di stabilimenti non più utilizzate, da Mirafiori a Termini Imerese, per destinarle ad altre attività industriali; col ricavato della vendita si dovrebbe favorire la riqualificazione degli impianti che restano in mano all'impresa. Se sarà così si tratterà di una prima risposta che non risolve in via definitiva il problema.
 
Il corteo coincide con uno sciopero di 8 ore in tutti gli stabilimenti del Gruppo e del Lingotto proclamato unitariamente dai sindacati.
Produzione ferma stamane alla Fiat di Termini Imerese per lo sciopero generale indetto da Fim, Fiom e Uilm. L'adesione alla protesta, secondo le fonti sindacali, è stata dell'80% nello stabilimento, del 100% nelle aziende dell'indotto. Oltre mille lavoratori sono partiti ieri sera dalla Sicilia per partecipare alla manifestazione nazionale dei dipendenti del gruppo.
''Il treno speciale predisposto - ha detto Giovanna Marano, segretario generale della Fiom Cgil siciliana - si è purtroppo rivelato insufficiente e molti lavoratori sono rimasti a terra. Il fatto che si sia andati oltre le previsioni di partecipazione indica la grande preoccupazione che serpeggia tra i lavoratori dello stabilimento e dell'indotto sul futuro dell'insediamento industriale''.
Circa 3.000 persone, in Sicilia, a partire dal 21 marzo vanno incontro a 6 mesi di fermo, motivati con la necessità di riadeguare le linee in vista della produzione della Nuova Ypsilon. Un tempo reputato dai sindacati eccessivo. ''Chiediamo all'azienda - dice Marano - certezze diverse e precise. La situazione è grave e molte aziende dell'indotto, che occupa 1.600 persone, rischiano di non farcela a sopravvivere fino a settembre''.

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11 marzo 2005
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