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La Lega e i Trattati lateranensi

La Padania minaccia il Concordato ma la Lega frena e fa un passo indietro: ''Non abbiamo intenzione di modificare il Concordato''

27 agosto 2009

Probabilmente per i leghisti è così che si dimostra - non soltanto a chi vota Lega ma a tutti gli italiani - quanto il Carroccio sia forte e determinante per questo governo. Attaccare chi rema contro le posizioni assuinte dai vertici delle "camicie verdi", chiunque esso sia, anche la Chiesa. Anzi, propria qusta deve stare bella calmina perché altrimenti la Lega potrebbe mettere in discussione i Trattati lateranensi che regolano, con la Costituzione, i rapporti fra Italia e Vaticano.
Ques'ultimo monito leghista alla Santa Sede (ultimo di una serie di scontri sempre più duri tra la Lega e la Chiesa) è giunto ieri dalle colonne del quotidiano la Padania, il giornale del partito di Umberto Bossi, che non è solo il segretario dei Lumbard ma anche il ministro in carica delle Riforme.
Un monito che però è stato subito reinghiottito dalla Lega che ha affidato ai due capigruppo in Parlamento - Fabrizio Bricolo e Roberto Cota - il compito di frenare, sebbene con diverse ore di ritardo, l'impeto anti-Vaticano della Padania. "La Lega non ha alcuna intenzione di modificare il Concordato che, così com'è, va bene". Questo in sintesi la nota congiuta di Bricolo e Cota. Che hanno aggiunto: "Con riferimento all'articolo pubblicato dalla Padania, a firma di Stefano Galli viste le strumentalizzazioni che sono seguite, intendiamo affermare che l'articolo è stato scritto da un editorialista esterno ed esprime le sue opinioni personalì. Lo diciamo chiaramente: la Lega non ha alcuna intenzione di modificare il Concordato". "E ricordiamo - hanno detto ancora Bricolo e Cota - che per quanto ci riguarda non c'è alcuno scontro con la Chiesa Cattolica, anche se alcuni personalità come monsignor Marchetto hanno fatto dichiarazioni contro l'operato di questo governo che noi non condividiamo". "Alle opposizioni - hanno concluso i due parlamentari leghisti - rispondiamo che i problemi con la Chiesa li hanno loro, visto che sono i primi nel Parlamento a battersi per la pillola abortiva, i matrimoni gay e l'eutanasia".

L'articolo della Padania, ieri in prima pagina, dal titolo "Strane ingerenze ideologiche in uno stato laico", definiva le parole dell'altro ieri di monsignor Vegliò all'indirizzo del ministro leghista Calderoli (LEGGI) come "l'ultimo episodio di una lunga serie di ingerenze ideologiche e squisitamente politiche da parte di uomini delle gerarchie ecclesiastiche nelle faccende di uno Stato che, fino a prova contraria, è laico". Ed elencava tutti gli interventi di prelati e porporati contro le politiche, soprattutto in tema di sicurezza e immigrazione, degli attuali ministri leghisti. "I confini e le sfere di ingerenza reciproca fra Stato e Chiesa - ha scritto la Padania - sono precisi. Ed è anche vero che la Chiesa rappresenta uno dei cosiddetti 'poteri forti'". "Tuttavia - proseguiva l'articolo di Galli - se i rapporti fra lo Stato e la Chiesa andranno avanti lungo questa deriva, ossia le gerarchie ecclesiastiche proseguiranno in questa politica marcatamente interventista nei confronti delle decisioni e degli orientamenti della politica e delle istituzioni al di là di ogni ragionevole confine di neutralità delle rispettive sfere di intervento, bisognerà inserire nell'agenda delle riforme anche una revisione di Concordato e Patti lateranensi. Non ci pare il caso".

Ieri il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenuto alla Festa del Partito democratico di Genova, ha chiaramente detto che il tema dell'immigrazione non deve essere piegato alla "propaganda quotidiana" e ha lanciato quello che è apparso come un richiamo dopo le polemiche degli ultimi giorni tra Lega e Vaticano. "Affrontare un tema così grande, con un'ottica riduttiva, che qualche esponente politico sembra avere - ha affermato il presidente della Camera - rischia di non portarci da nessun parte. L'approccio emotivo e fondato soltanto sulla questione della sicurezza dei cittadini italiani è miope e sbagliato". Non solo. Secondo Fini, i diritti fondamentali dell'uomo sono "universali e non possono essere negati. Di fronte a ciò, e alla portata biblica delle migrazioni, le risposte devono essere quanto più globali possibile, innanzitutto dalla parte ricca del pianeta nei confronti del Sud del mondo. Il problema delle migrazioni non lo risolvi quando il migrante è sul tuo uscio di casa". Fini ha poi sintetizzato il suo pensiero con una formula: "Estremo rigore nel rispetto delle regole fondamentali per l'ingresso e la permanenza sul territorio nazionale, ma censura nei confronti di qualsiasi politica che sia vagamente discriminatoria, xenofoba, razzista".
Il presidente della Camera, comunque, ha accolto positivamente il chiarimento del Carroccio dopo l'articolo della "Padania" sul Concordato. "È positivo che la Lega nord abbia detto 'non se ne discute, il Concordato non c'entra nulla'. E ci mancherebbe". "La Chiesa - ha detto Fini - lancia un messaggio di carattere universale: come si può pensare che abbia un'ottica nazionale? Non si può piegare la Chiesa alla propaganda quotidiana, come se fosse un perenne comizio di periferia quello che viene da una fonte così autorevole".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Corriere.it]

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27 agosto 2009
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