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La legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza funziona: sempre meno le italiane che abortiscono

08 ottobre 2007

Secondo il ministro della Sanità, Livia Turco, la Legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza dev'essere mantenuta perché funziona, dimostrazione ne è che gli aborti, nel 2006, hanno raggiunto il minimo storico. La 194, ha detto il ministro Turco, ''è una legge saggia e lungimirante e non c'è alcun bisogno di cambiarla, casomai si devono moltiplicare gli sforzi per fare più educazione sulla contraccezione, per i giovani e per le straniere che ormai rappresentano un terzo degli aborti. E lavorare per far diminuire il prezzo dei preservativi. Il mio sogno resta comunque un paese dove non ci sia bisogno di ricorrere all'aborto''.

I dati, effettivamente, dimostrano come le interruzioni di gravidanza siano quasi dimezzate dall'82, scendendo nel 2006 al minimo storico di 130mila. Una fotografia che racconta un paese che cambia tra cultura, accenni di emancipazione e nuove migrazioni. Un paese diviso in due: con le italiane che vi ricorrono sempre meno e le immigrate che invece triplicano le interruzioni. Con una media nazionale che parla di 234 aborti ogni mille bambini nati.
Sempre meno italiane abortiscono: 93 mila l'anno scorso, il 60% in meno rispetto al 1982. Diminuisce anche il numero delle ragazze sotto i vent'anni che chiedono aiuto per una gravidanza non voluta, sette su mille: un dato molto inferiore alla media europea dove il fenomeno è invece in netta crescita. Le statistiche, invece, raccontano come sia triplicato in dieci anni il numero delle straniere che interrompono la gravidanza: erano il 10% nel 1996, adesso sono il 29%. Come dire: un aborto ogni tre ha come paziente un'immigrata. ''Se tra le italiane soprattutto più istruite, colte e giovani, la contraccezione è diventata un fatto normale, così non è tra le immigrate che ricorrono all'aborto perché non conoscono la legge, i consultori. Sono intimorite, sole, spesso clandestine'', ha spiegato il ministro.

Facendo invece un identikit di chi è la donna che nella maggioranza dei casi ricorre all'interruzione di gravidanza, questa risulta essere tra i 20 ed i 24 anni, sposata nel 46,7% dei casi, con la licenza media (46.5%), licenza superiore (39,7%), laurea (6,5%). Nella maggior parte dei casi (45,8%) è una lavoratrice. Nel 27,9% è una casalinga, nel 15,6% è disoccupata o in cerca di primo impiego.
Le statistiche dicono ancora che gli aborti vengono praticati nel 97% per cento dei casi entro i 90 giorni, nel 2.7% dei casi entro la ventesima settimana e solo nello 0,7 nella 21esima.
Ma nell'Italia che cambia, solo mille su 130 mila aborti vengono effettuati usando la terapia farmacologica, la pillola Ru486, mentre nel resto dell'Europa questa pratica, meno invasiva e traumatica, è ormai di routine e viene scelta e praticata su una donna ogni quattro.

Come distribuzione geografica è al Nord che si concentra il maggior numero di aborti avvenuti nel 2006: 59.827 contro i 28.681 del Centro, i 29.940 del Sud e gli 11.585 delle Isole. La regione ''capofila'' in valori assoluti è la Lombardia (22.248 interruzioni volontarie), seguono Lazio (15.250), Emilia Romagna (11.458) Le interruzioni sono in diminuzione quasi ovunque, ma con qualche caso in controtendenza. Tra il 2005 e il 2006, ad esempio, si è registrato un +18,6% di aborti volontari in Basilicata, in Valle d'Aosta (+13,2%) e Campania (+5,7%).

 - La Legge 194

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08 ottobre 2007
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