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La libertà di stampa... di Minzolini

Il direttore del Tg1 difende Bertolaso e... il governo. Ma i giornalisti non dovrebbero essere i cani da guardia della democrazia?

19 febbraio 2010

Ed eccolo di nuovo! Telegiornale delle 20, Rai Uno: Augusto Minzolini, direttore del Tg1, ha dovuto nuovamente dare voce al rispetto che prova nei confronti del suo governo. Quindi, ieri sera a margine del servizio sull'inchiesta sul G8 alla Maddalena che ha coinvolto anche Guido Bertolaso, in un editoriale ha difeso il capo della Protezione civile. "Le intercettazioni non sono prove", eppure sono alla base di una "condanna mediatica" le cui vittime pagano già "la loro pena davanti alla società", prima del verdetto dei giudici. "Basta con la gogna mediatica prima delle elezioni" ha aggiunto.
"Le intercettazioni - ha sottolineato Minzolini - sono strumenti di indagine, non sono prove, e lo sanno bene anche i magistrati. Al telefono si usa un linguaggio diverso rispetto a quello che si userebbe davanti a un pubblico ufficiale, ma non si può condannare una persona per un aggettivo se non c'è una prova". Questo, tuttavia, "non accade in virtù di una sorta di condanna mediatica - ha aggiunto il direttore del Tg1 - che deriva dalla pubblicazione delle intercettazioni. E il condannato mediatico, se pure dimostra la sua innocenza davanti a un tribunale, la sua pena la sconta già davanti alla società. Cosa che può accadere anche a Bertolaso". Tutto ciò, secondo Minzolini, accade perché "siamo in campagna elettorale e puntualmente le inchieste giudiziarie sostituiscono la campagna elettorale: è successo l'anno scorso con la vicenda delle escort, mentre quest'anno il primo giorno della par condicio siamo stati sommersi dalla pubblicazione di un mare di intercettazioni. Tutto finirà il giorno dopo il voto, ma intanto - ha concluso Minzolini - l'intero Paese subirà un altro colpo".

Immediate le proteste dell'opposizione di governo, cui hanno fatto da contraltare la difesa compatta del Pdl dell'intervento dei big del partito in favore della libertà di stampa made in Minzolini.
"Puntuale come un orologio svizzero, l'editoriale del direttore del Tg1 entra nella campagna elettorale per fare il megafono di palazzo Chigi che vorrebbe limitare le indagini della magistratura e le intercettazioni" ha commentato Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente dell'assemblea nazionale del Pd. Per Anna Finocchiaro "ha dell'incredibile l'uso che Minzolini continua a fare del suo ruolo di direttore della maggiore testata del servizio pubblico. Dal giorno del suo insediamento, gli interventi in video del direttore del Tg1 sono stati dedicati esclusivamente ad attaccare magistratura e stampa, al solo scopo di difendere il governo. Lo stile degli editoriali di Minzolini non è da Tg1, ma da giornale di partito. Il partito di Berlusconi", ha concluso la capogruppo del Pd in Senato.
"Il nuovo intervento del direttore del Tg1 conferma che la tv pubblica rischia di essere piegata a interessi di parte. Le accuse di Minzolini sono gratuite ed estranee al ruolo di chi dirige una testata del servizio pubblico" dichiarano Giorgio Merlo e Vinicio Peluffo, deputati del Pd, rispettivamente vicepresidente e componente della Vigilanza Rai. "Se al pari del reato di bancarotta fraudolenta - afferma l'ex senatore ed editore Stefano Passigli - esistesse quello di informazione fraudolenta, l'editoriale di questa sera di Augusto Minzolini sul Tg1 sconterebbe una sicura condanna. Il comportamento del direttore viola tutti i principi e la prassi del servizio pubblico".
"Devo ricordare a Minzolini che il giornalista è il cane da guardia della democrazia, non il cane da guardia del potere. Quello di stasera allunga la serie di esemplari editoriali faziosi" ha dichiarato il segretario dell'Usigrai, Carlo Verna. "Nessuno dei predecessori di Minzolini è mai entrato così come un elefante in una cristalleria - ha aggiunto - Abbiamo assistito a una brutta pagina di propaganda di governo. Non so neanche se Bertolaso possa essere contento di un'operazione così costruita, servile, di una difesa così a gamba tesa altro che par condicio".
"E' assolutamente legittimo che un direttore di un tg faccia un editoriale di tanto in tanto. Quello che è singolare è che ogni editoriale sia fatto a sostegno delle tesi del presidente del Consiglio", ha detto il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. "Al direttore Minzolini non è mai capitato, neanche per sbaglio, di fare un editoriale per cercare di dare voce a persone oscurate e umiliate magari proprio dalle leggi ad personam volute da Berlusconi. Questo - conclude Giulietti - conferma che quella che abitualmente chiamiamo 'rete ammiraglia' è diventata in realtà uno dei tanti fogli di partito del premier".

Sul versante della maggioranza si è pronunciato in difesa del direttore, tutto il Pdl che definisce l'editoriale ineccepibile e respinge le accuse del centrosinistra. "Il fondo di Minzolini - ha detto Fabrizio Cicchitto - è caratterizzato da un garantismo ineccepibile. Lo attaccano solo dei ben noti forcaioli il cui sogno è che Travaglio si trasferisca da Annozero al Tg1".
Per il vice presidente dei senatori del Pdl, Francesco Casoli, "è la prova che Giulietti e compagni hanno sviluppato una vera e propria allergia nei confronti del direttore del Tg1 Minzolini". Daniele Capezzone ha aggiunto: "Vorrei dire ai signori dell'Usigrai, di Articolo 21, dell'opposizione, che sono ormai stucchevoli i loro attacchi contro Augusto Minzolini e il Tg1. Ma come? Dicono di battersi per la libertà di informazione e poi vorrebbero imbavagliare un direttore?". Sulla stessa linea Maurizio Gasparri, Giorgio Lainati ed Enzo Fasano. Tutti vedono il tentativo della sinistra di imbavagliare Minzolini il quale "parla il linguaggio della verità". "Giù le mani da chi, come Minzolini - ha ammonito Gasparri - parla chiaro e dovrà continuare a farlo senza subire queste vergognose intimidazioni".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Tiscali Notizie]

- Megafono di governo (Guidasicilia.it, 11/11/09)

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19 febbraio 2010
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