La logorante incertezza dei lavoratori Fiat
Stilato ieri da sindacati e operai un calendario di nuove agitazioni e nuovi scioperi
Si potrebbe benissimo dire che la Fiat dal suo primo inciampo non si sia più ripresa, e che traballante continua a cercare un equilibrio e una ripresa che le permetta di ripoggiare entrambi i piedi per terra, in una posizione finalmente di ritrovata stabilità.
La grande industria automobilistica italiana è lo specchio dove si può riflettere tutto il cambiamento nazionale di quest'ultimo decennio, una grande macchina che nel percorso di questi ultimi anni non ha fatto altro che perdere pezzi per la via, spesso rappresentati dai lavoratori, che dalla sicurezza del lavoro quotidiano si sono ritrovati - di punto in bianco - disarcionati, in preda alla precarietà e protagonisti involontari di una grande messa in scena che racconta il crepuscolo di un'azienda e con essa di un'epoca.
Fra gli attori della grande piéce, i lavoratori dello stabilimento siciliano di Termini Imerese (PA), che in questi ultimi anni hanno interpretato, loro malgrado, la parte della somma precarietà, la cassa integrazione, evento che ha logorato la loro fiducia e la loro pazienza in un terribile stillicidio.
Oggi si lavora e... forse per l'intera settimana si lavorerà, ma dalla prossima chissà... e via settimane e settimane di blocchi, senza mai sapere se e quando la situazione si riprenderà.
Per loro intanto, mentre la sceneggiatura aggiunge pagine alle pagine e la trama mai si riesce a raccontare definitivamente, si sono decise altre due settimane di cassa integrazione, e dal 24 gennaio aspettano il 6 febbraio per rientrare in fabbrica e riprendere il loro lavoro, che durerà chissà quanto.
Settimane che si aggiungono alle settimane. Sfiducia che si accumula alla preoccupazione.
A Torino, nello stabilimento di Mirafiori, sindacati e operai hanno messo in scena, per l'ennesima volta, il teatro dentro il teatro, e alla fine di gennaio insieme hanno inscenato il loro disappunto contro l'assoluto disinteresse che i vertici hanno nei confronti dei lavoratori.
I padroni della casa torinese hanno deciso: ''Facciamo cambio di set. Le automobili le andiamo a fare in Iran.''
I vertici dell'azienda hanno le idee chiare, perché tornare a produrre in Iran dopo cinquant'anni, sarà sì una bella spesa da affrontare, ma poi i guadagni...
Nello stabilimento, situato a Saveh, a 130 chilometri a sud-ovest di Tehran, verranno prodotte tutte automobili, prodotte a Torino, come la Fiat Palio, Siena, Palio Weekend Adventure, Strada pick-up e una versione Mpv. E' prevista inoltre la produzione di veicoli a doppia alimentazione a metano e benzina, Fiat Multipla e Doblò.
Questo improvviso cambio di set i lavoratori torinesi non l'hanno preso bene, pure perché, come ha riferito un responsabile Fim, ''Mentre il presidente della Fiat, Montezemolo, invita a fare squadra, il sindacato viene a sapere dai giornali che cosa intende fare l'azienda".
Alla luce di ciò i dipendenti hanno dunque deciso che il film della Fiat non va avanti senza il loro intervento registico. Ieri mattina, nel corso di un'assemblea nazionale dei delegati di Fim, Fiom, Uilm e Fismic a Torino, sono state decise allora, modalità e tempi della protesta.
Uno sciopero e una manifestazione. Sono queste le scene stabilite dagli operai della Fiat per manifestare il senso di incertezza e malessere che continua a serpeggiare all'interno degli stabilimenti. Una situazione che si è acutizzata, quando mercoledì, in mattinata, si è diffusa la notizia del naufragio della mediazione con la General Motors.
Lo sciopero si svolgerà in due tranche: una, di 4 ore, entro il 18 febbraio prossimo. L'altra, di 8 ore, è prevista per l'11 marzo, in concomitanza con una manifestazione nazionale a Roma.
''La situazione - ha affermato il segretario generale della Fim, Giorgio Caprioli - prolunga uno stato di incertezza pericoloso che crea nei lavoratori grande preoccupazione. Attorno alla questione ''put'' nessuno sa bene prevedere che possa succedere, ma è chiaro che finché non si risolve gli altri problemi restano sospesi e questo è molto preoccupante perché continua la cassa integrazione e i dati di mercato sono negativi''.
''Put option'': tutto ruota intorno a questa formula. Si tratta dell'accordo, siglato tra Fiat e General Motors, che prevede il diritto della casa torinese di vendere l'intero settore auto al colosso di Detroit. La ricapitalizzazione di Fiat Auto Holding, avvenuta nel 2003, e la vendita da parte di Fiat Auto della maggioranza di Fidis, sempre nel 2003, sarebbero stati, secondo Gm, atti contrari ai patti stipulati nel marzo 2000. L'accordo, quindi, avrebbe perso la sua validità. Fiat, però, non la pensa così e considera la ''put'' ancora valida. E proprio a questo puntava il tentativo di mediazione messo in atto dalle due parti nei giorni scorsi: trovare un accordo amichevole per uscire dalla situazione di stallo. Accordo, però, che non è stato raggiunto e che ha avuto una celere ripercussione nella borsa.
La regia della prossima sequenza, passa quindi in mano a sindacati e operai, pronti a mettere in piedi una grande scena di massa, dove venga spiegato lo stato d'animo di tutti quei lavoratori, che per i dirigenti Fiat sembra che contino quanto un quotazione di nessun conto.