La mafia anche nei cantieri navali del Nord
Arresti e sequestri in Sicilia, Liguria e Veneto: Cosa nostra nel lucroso settore della cantieristica navale
La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha lanciato oggi un'operazione contro la presunta presenza di Cosa Nostra in alcuni cantieri navali, con arresti e sequestri in Sicilia, Liguria e Veneto. Lo ha riferito la stessa Dia in una nota.
I magistrati antimafia ritengono di essere riusciti a disarticolare un'associazione per delinquere che faceva capo alla cosca mafiosa dei quartieri Acquasanta-Arenella di Palermo, capace di infiltrarsi nel lucroso settore della cantieristica navale non solo a Palermo ma anche nel Nord Italia.
Le forze dell'ordine hanno arrestato per associazione mafiosa Vito Galatolo, componente di una delle famiglie "storiche" della mafia palermitana, Giuseppe Corradengo, Rosalia Viola, Domenico Passarello, Vincenzo Procida e Rosario Viola.
I provvedimenti - si legge in una nota - sono stati disposti dal gip di Palermo Piergiorgio Morosini su richiesta del procuratore aggiunto della Dda di Palermo Vittorio Teresi e del sostituto Pierangelo Padova.
Il provvedimento, che dispone anche il sequestro delle società "Nuova Navalcoibent srl", con sede a La Spezia, "Eurocoibenti srl" e "Savemar srl", entrambe con sede a Palermo, è il risultato di lunghe indagini condotte dal Centro Operativo di Palermo e di Genova in materia di infiltrazioni mafiose nel settore della cantieristica navale.
Ci sono voluti tre anni di indagini per arrivare al provvedimento di oggi, dice la Dia. Gli investigatori, diretti da Arturo De Felice e coordinati dal capo centro di Palermo, Giuseppe D'Agata, hanno ascoltato centinaia di conversazioni telefoniche e ambientali e ricostruito i flussi di denaro delle imprese che si erano conquistate una buona fetta di mercato nei principali porti della Liguria e dell'Adriatico. Interi settori delle lavorazioni navali erano gestiti quasi in regime di monopolio. E così da un lato il clan di Resuttana, uno dei più potenti della mafia palermitana, raggiungeva volumi d'affari a sei zeri, e dall'altro ripuliva il denaro sporco.
Secondo gli inquirenti, le indagini - supportate da intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche ma anche dalle dichiarazioni di diversi testimoni di giustizia - hanno consentito di dimostrare come alcune imprese, fondate con capitali mafiosi e rette da soggetti vicini alle cosche, si erano allontanate dalla Sicilia e si erano stabilite ed affermate in Liguria e nei principali porti dell'Adriatico.
Da operaio ai Cantieri Navali a facoltoso imprenditore mafioso - Tutta l’operazione antimafia della Dia di Palermo ruota attorno alla figura di Giuseppe Corradengo, 49 anni.
L'indagato nel giro di pochi anni aveva fatto una carriera fulminante: da operaio dei Cantieri navali di Palermo a facoltoso imprenditore, alla guida di aziende leader nel settore delle costruzioni navali con appalti a La Spezia, Marghera, Monfalcone e Ancona.
Secondo gli inquirenti Corradengo, che deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa, avrebbe potuto contare sull'appoggio della cosca mafiosa dell'Acquasanta e in particolare del clan Galatolo, che controlla la zona dei cantieri navali di Palermo, una dinastia di mafia che dagli anni Ottanta è stata sempre legata al capo di Cosa nostra, Salvatore Riina.
Corradengo sembrava non avere rivali nel settore della coibentazione e le sue società ottenevano appalti fra i massimi bacini italiani, alcuni anche per conto di Fincantieri. E' stato un pentito, Angelo Fontana, un tempo anche lui esponente di punta del clan Acquasanta a svelare il ruolo di Corradengo.
Dice il direttore della Dia, Arturo De Felice, oggi a Palermo: "Continuiamo senza sosta, in sinergia con le direzioni distrettuali antimafia, nella complessa opera di disarticolazione di tutte le infiltrazioni mafiose all'interno dell'economia legale, che purtroppo sono presenti non solo sul territorio siciliano, ma anche a livello nazionale" .
[Informazioni tratte da Reuters.it, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]
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