La mafia contro il vescovo che si rifiutò di celebrare i funerali del boss Daniele Emmanuello a Gela
Lunedì scorso il Comitato per l'ordine e la sicurezza, riunitosi nella Prefettura di Enna, ha deciso di porre sotto la sorveglianza delle forze dell'ordine, le sedi religiose dell'arcivescovado di Piazza Armerina per tutelare l'incolumità del vescovo, monsignor Michele Pennisi, preso di mira in un volantino ingiurioso in cui viene criticato per non avere disposto la celebrazione in chiesa dei funerali del boss gelese Daniele Emmanuello, ucciso mentre tentava di fuggire alla cattura della polizia lo scorso 3 dicembre.
La lettera, analizzata dalla polizia, contiene frasi - giudicate dagli investigatori "farneticanti" - dove si incita anche ai boss, ed è stata rinvenuta a Gela, città che ricade nella diocesi. La Procura di Caltanissetta ha quindi aperto un'inchiesta per scoprire gli autori del volantino, mentre gli inquirenti hanno fatto notare che purtroppo non è la prima volta che a Gela circolano lettere anonime, molte delle quali in passato sono state indirizzate al sindaco Rosario Crocetta, a preti, a sindacalisti e politici.
La Diocesi di Piazza Armerina ha fatto sapere che "il vescovo si mostra sereno e consapevole di avere operato per il bene, coerentemente con il suo compito di pastore". "La sua azione contro l'illegalità - ha detto il direttore della diocesi Giuseppe Rabita - è in sintonia con la linea della chiesa italiana, recentemente espressa dal Cardinale Bagnasco nell'ultimo Consiglio permanente della Cei e nella recente sessione della Conferenza Episcopale siciliana".
Nella nota la Diocesi ha aggiunto che "la Chiesa di Piazza Armerina intende impegnarsi a fare la sua parte sia dal punto di vista della catechesi e dell'educazione morale al rispetto della legalità; siamo quindi pronti a collaborare, attraverso la Caritas diocesana, con l'associazione antiracket e antiusura sorta a Gela". Riguardo alla mancata celebrazione delle esequie di Daniele Emanuello nella Chiesa Madre, "così come richiesto dai familiari - chiarisce Rabita - il vescovo si è attenuto alle disposizioni dell'autorità competente, ricordando però di non aver fatto mancare la necessaria assistenza spirituale ai familiari con la celebrazione del rito nella cappella del cimitero da parte di un padre francescano".
Monsignor Pennisi dai microfoni di Radio Vaticana ha voluto dire ai suoi fedeli: "Sono sereno, perchè sto compiendo il mio dovere di pastore, che è quello di annunciare il Vangelo, di invitare alla conversione: una conversione che, però, deve essere concreta, una conversione che deve mostrarsi attraverso i fatti, quindi attraverso il riparare al male che è stato compiuto, attraverso un rinnovamento della propria vita". Il vescovo di Piazza Armerina ha poi sollecitato, ancora una volta, tutta la società a "scrollarsi di dosso la cappa di piombo” dei fenomeni criminali come il 'pizzo' e l'usura. "La conversione è richiesta a tutti - ha ribadito -. Anche le vittime dell'usura, del pizzo, devono collaborare con le autorità per scrollarsi di dosso questa cappa di piombo che opprime la loro vita e rende difficile anche la vita della società".