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La mafia? E' famosa grazie a Gomorra

Secondo Silvio Berlusconi la mafia si rafforza grazie a libri come Gomorra e serie televisive come "La Piovra"

17 aprile 2010

"La mafia è più famosa che potente" e questo grazie a libri come "Gomorra" e serie televisive come "La Piovra". Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha ribadito ieri, durante la coferenza stampa alla fine del consiglio dei ministri, un'idea che aveva palesato già nei mesi scorsi. Lo scorso novembre, infatti, Berlusconi aveva detto chiaro e tondo di voler "strozzare" chi ha fatto le serie della Piovra e chi scrive libri sulla mafia "che non ci fanno fare una bella figura".
"Siamo venuti qui per parlare di quanto abbiamo fatto e facciamo nella lotta contro la criminalità organizzata...". Ha cominciato così Berlusconi il suo discorso in sala stampa, con al  fianco i ministri dell'Interno, Roberto Maroni, della Giustizia Angelino Alfano e della Difesa, Ignazio La Russa.
"Il nostro obiettivo entro la legislatura è quello di arrivare a zero latitanti" ha assicurato il premier. "La mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo, ma guarda caso è quella più conosciuta, perché c'è stato un supporto promozionale che l'ha portata ad essere un elemento molto negativo di giudizio per il nostro paese. Ricordiamoci le otto serie della 'Piovra' programmate dalle tv di 160 paesi nel mondo e tutta la letteratura in proposito, 'Gomorra' e il resto...".
Insomma, secondo il premier il problema sta nella "sponsorizzazione" che la criminalità organizzata ha ricevuto dalla penna di Roberto Saviano e dal volto di Michele Placido. La forza di Cosa nostra, della camorra e della 'ndrangheta, dunque, sarebbe stata aumentata da chi ha cercato di raccontare questi fenomeni che nei decenni hanno marcito l'anima dell'Italia... Mah?

Il presidente del Consiglio ha affrontato poi il tema del sovraffollamento delle carceri rilanciando l'ipotesi di far passare l'ultimo anno di detenzione ai domiciliari. Una 'messa in prova' che non comporta rischi, perché ha rimarcato il premier "non hanno alcun interesse a sottrarsi a questa misura, perché se scappassero vedrebbero raddoppiato questo periodo e sarebbero riportati negli istituti di pena". Il decreto, ha premesso il premier, si rende necessario in merito alla situazione carceraria: "Oggi purtroppo - ha sottolineato il premier - abbiamo una eccedenza delle persone detenute rispetto al numero dei posti", una situazione che, ha ricordato, "ha portato anche a interruzioni della vita, a casi di suicidio, sono già una ventina, l'ultimo ieri".
Sulla lotta alla criminalità organizzata è intervenuto anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni sottolineando che l'azione di contrasto alla mafia compiuta da questo governo "non ha precedenti". Il ministro dell'Interno ha ricordato "i 23 latitanti arrestati in meno di due anni nell'elenco dei 30 più pericolosi. E' un risultato superiore del 144% rispetto allo stesso periodo precedente". Maroni ha poi sottolineato il "più 360% di valore di beni confiscati alla criminalità organizzata. L'azione svolta da questo Governo nelle modifiche legislative e nell'azione quotidiana di contrasto alla mafia non ha precedenti nei decenni che hanno preceduto l'insediamento di questo Governo". Risultati che poco tempo fa sono stati lodati proprio da quel Roberto Saviano che secondo il premier con i suoi libri e i suoi interventi in un certo senso aiuterebbe la criminalità organizzata.

Le parole di Berlusconi hanno provocato le immediate critiche dell'opposizione. "E' davvero assurdo quanto dichiarato per l'ennesima volta dal premier a proposito di 'Gomorra' e Roberto Saviano - è intervenuta Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd -. Manca solo che ora si metta ad accusare i magistrati, le forze dell'ordine e le associazioni anti racket e tutti coloro che combattono e lottano contro la criminalità organizzata". "C'e' un riflesso inquietante - ha aggiunto - nelle parole del premier: come se il silenzio sulla mafia ne potesse negare la realtà e l'esistenza. Ma oltre che inquietante è un riflesso pericoloso perché ricorda periodi storici e modi di concepire la comunicazione che con la democrazia hanno ben poco a che vedere".
Duro il commento di Antonio Di Pietro: Il premier, dice il leader dell'Italia dei Valori, "chieda scusa a Saviano che rischia la vita per le sue denunce e a tutti quegli operatori di giustizia che, nonostante le minacce in stile mafioso fatte da un presidente del Consiglio, hanno ancora oggi il coraggio di tenere alto il senso dello Stato e delle istituzioni". "Tra l'altro è singolare che Berlusconi parli di successi del governo nella lotta alla criminalità nel giorno in cui è stata chiesta la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per il suo luogotenente Marcello Dell'Utri (LEGGI). Infatti, se fosse stato realmente interessato alla lotta alla mafia, non lo avrebbe candidato per assicurargli l'impunità. Così come non avrebbe dovuto impedire l'arresto del suo sottosegretario Nicola Cosentino. Berlusconi, quando parla di lotta alla criminalità - ha concluso Di Pietro - farebbe bene a guardarsi allo specchio e darsi una ripulita".
Indignato Walter Veltroni: "Roberto Saviano è uno dei protagonisti della lotta alle mafie e il presidente del consiglio del nostro Paese avrebbe il dovere di rispettarlo e non di attaccarlo e isolarlo. Mentre Saviano è costretto a vivere da anni sotto scorta e minacciato da un potere, quello criminale, per aver denunciato con nomi e cognomi i boss e i loro legami con la politica; la mafia, la camorra, la 'ndrangheta allungano le mani su nuovi territori, nuovi affari, condizionano la vita delle imprese, l'economia e la vita di tante comunità al Nord come al Sud".

Parole dure nei confronti dell'uscita di Berlusconi sono arrivate anche da alcuni dei più importanti scrittori internazionali:da David Grossman, che un anno fa partecipò con Roberto Saviano a una puntata di 'Che tempo che fa' insieme a Paul Auster, a Salman Rushdie, che con lo scrittore napoletano ha condiviso la condizione di esule sotto minaccia.
"Sono sconcertato", ha detto Rushdie. "Considero la testimonianza di Roberto una scelta coraggiosa. Il dramma in cui egli si trova a vivere quotidianamente è reale, autentico, un peso intollerabile per qualsiasi essere umano. Le dichiarazioni di Berlusconi sono una vera disgrazia per l'Italia".
"È irresponsabile e pericoloso dire certe cose che mettono ancora di più in pericolo la vita di Saviano", ha detto Grossman. "In questo modo, Berlusconi finisce per indicare nello scrittore un obiettivo". Grossman giudica sbagliata l'impostazione suggerita dal premier. "È un vecchio trucco quello di accusare chi denuncia qualcosa invece di occuparsi del problema vero, la mafia". Le dichiarazioni di Berlusconi lascerebbero credere che "il problema della mafia non esiste prima dei libri e dei film che la raccontano". Saviano - prosegue Grossman - "ha messo in evidenza il fenomeno criminale proprio per porvi rimedio". In conclusione: "Un capo del governo non dovrebbe dire cose del genere".
Lo scrittore ebreo americano Nathan Englander confessa che "la prima reazione è di sconcerto, ma viene anche da sorridere. Gomorra è un libro straordinario, che ha raccontato in maniera impietosa la camorra senza mai glorificarla. Ne ha mostrato lo squallore, la violenza ed il senso di corruzione e putrefazione". Un'ultima malinconica riflessione riguarda l'Italia. "Un paese in cui si attaccano gli scrittori, e in cui la letteratura è considerata un elemento sovversivo, contiene qualcosa di malsano".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

- "Il premier mi vuole zittire ma sui clan non tacerò mai" di Roberto Saviano

 

 

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17 aprile 2010
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