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La mafia è più forte dello Stato

L'allarmante percezione che i giovani siciliani hanno di Cosa nostra rispetto alle istituzioni

24 aprile 2008

Nonostante i durissimi colpi che negli ultimi anni lo Stato ha inflitto alla mafia, nonostante l'impegno continuo di magistrati e forze dell'ordine nel contrasto quotidiano alla criminalità organizzata e nonostante la voglia di riscatto che sembra leggersi nell'associazionismo di imprenditori, commercianti e consumatori, per la maggior parte degli studenti siciliani, quindi dei giovani, la mafia continua ad essere più forte dello Stato.
Un vero e proprio grido d'allarme per le istituzioni investite da questo giudizio impietoso, che principalemnte non risparmia la politica, ritenuta, in maniera largamente diffusa, fortemente collusa con Cosa Nostra, all'interno di un territorio pervaso dalla criminalità organizzata che ha effetti negativi sullo sviluppo dell'Isola.
Ecco, nonostante tutto, è questo che è emerso dalla ricerca realizzata dal Centro Studi "Pio La Torre" sugli alunni degli istituti scolastici siciliani, presentato ieri mattina a Palermo in occasione del 26esimo anniversario dell'assassinio del leader del Pci siciliano Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo il 30 aprile 1982.
 
L'indagine (fatta su un campione di 2.368 studenti di 47 istituti scolastici di tutte le province siciliane che hanno risposto, negli ultimi mesi del 2007, a un questionario online sul fenomeno mafioso) è riuscita a tracciare anche per quali motivi la percezione della supremazia della mafia sullo Stato sia così alta fra i giovani: se le famiglie mafiose hanno questa presa sulla società siciliana, la causa è la laboriosità, l'egosimo, l'omertà e la prepotenza dei mafiosi ma anche il basso livello di sviluppo e di occupazione, così come l'arretratezza culturale e la corruzione della classe dirigenziale fortemente presenti in Sicilia.
Un'arretratezza culturale e una ''vocazione alla corruzione'' che si palesano nel ritratto che un gran numero di ragazzi ha fatto dell'uomo mafioso, del boss, visto come personaggio immorale ma competente, forte, potente e attivo sul territorio, e quindi inevitabilmente "fascinoso". I tratti che caratterizzano il mafioso sono, infatti, forte tradizionalismo (per il 69,2% degli intervistati), egoismo (83,6% dei soggetti), servilismo (68,6%), maschilismo (78,5%), omertà (68,2%), prepotenza (91,5%) e la conseguente scarsa inclinazione alla giustizia (79,1%). Tratti che riflettono, però, anche le caratteristiche della società siciliana, molto prepotente (secondo il 76,7% degli studenti), omertosa addirittura più dei mafiosi (70,5%), tradizionalista (80,8%), poco onesta (57,8%), più diffidente di quanto lo sia un appartenente alla criminalità organizzata.

Sì perché, ad uscirne con le ossa rotte da questo confronto certamente è lo Stato, incapace, perdente e colluso con le nefandezze criminali, ma è soprattutto la Sicilia e tutto il suo popolo a rimetterci, che secondo gli studenti dell'isola deve la sua arretratezza economica, alla presenza dei clan. Per questo la maggior parte degli intervistati non ha avuto dubbi a rispondere che "la mafia non serve per andare avanti". Purtroppo, però, pur con questa consapevolazza, i giovani al momento non sembra che vedano possibilità di rivalsa nei confronti di essa.

Che la mafia sia più forte dello Stato lo pensa il 50,9% degli intervistati. Solo il 16,8% del campione ha detto di percepire le istituzioni più forti, mentre per il 20,6% Stato e mafia sono ugualmente forti. Un senso di sfiducia che non risparmia il luogo in cui si vive. Gli studenti, infatti, hanno dichiarato di sentire molto la presenza di Cosa Nostra nelle loro città (56,1%) in particolare perché dedita allo spaccio di droga (58,4%) e al "pizzo" (59,3%). Per questo il 55,% degli intervistati non crede che la mafia possa essere un giorno sconfitta.
Un sentimento di pessimismo concatenato a quanto si ha sotto agli occhi tutti i giorni e che, ovviamente, non risparmia la politica. Il 56% dei giovani siciliani ritiene la classe dirigente siciliana fortemente compromessa con il fenomeno mafioso. Una piovra che mantiene un rapporto molto stretto con gli esponenti politici (88,6%) e che si alimenta reciprocamente con l'arretratezza economica dell'isola, influendo negativamente (85,6%) sullo sviluppo della Sicilia. Proprio le condizioni economiche della loro regione, fanno dire all'89,1% dei ragazzi "di non aver bisogno della mafia" per la costruzione del loro futuro. Anzi, Cosa Nostra, resta per il 41,8% degli studenti, un "ostacolo per il proprio avvenire".

Che lo Stato esca sconfitto dal confronto con la mafia, non può non sembrare sorprendente agli uomini delle istituzioni. Secondo il questore di Palermo, Giuseppe Caruso: "Così come è stata posta la domanda è stata data una risposta fuorviante perché si è chiesto chi incute maggiore rispetto tra mafia e Stato. Gli studenti non vedono lo Stato - ha concluso Caruso - in una posizione di subalternità". Stupito anche il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo: "Sono sorpreso che si abbia questa percezione. Secondo me si tratta di una affermazione che non ha alcun fondamento. E' vero esattamente il contrario, cioè che lo Stato ha ormai preso la decisiva e definitiva preminenza sulla mafia, in un processo irreversibile da cui non si torna indietro".

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24 aprile 2008
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