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La malasanità siciliana

Presto le risposte dal primo dossier degli ispettori della ''Commissione per la sicurezza del paziente''

23 gennaio 2006

Fino a prova contraria, pure davanti all'innegabilità dei drammi susseguitesi, parlando di malasanità siciliana bisogna usare un'accortezza particolare, affinché la condanna e l'allarme non diventi generalizzato. Si parla infatti di ''presunta malasanità'', e si aspetta fiduciosi, che siano le persone giuste a dare risposte risolutive alle famiglie delle tante vittime della Sanità siciliana, e a tutti gli abitanti di una grande regione come la Sicilia.
Risposte che ci dicano quali sono i motivi per il quale oggi si debba morire nei luoghi deputati alla salvezza, e che svelino i colpevoli di quello che, purtroppo, è diventato un terribile fenomeno che sta buttando fango su di una categoria, quella dei medici, che in Sicilia può vantare personalità di primissimo piano.
  
Qualcosa, comunque, nella Sanità siciliana non funziona, ed è necessario trovarne tempestivamente le cause. I governi, regionale e nazionale, hanno promesso la loro più pronta azione, e da questa i siciliani attendono quelle risposte.
Intanto, dal primo dossier redatto dagli ispettori della ''Commissione per la sicurezza del paziente'', istituita dall'Assessorato regionale alla Sanità, emergerebbe che cinque sale operatorie dei 18 ospedali siciliani pubblici e privati, in cui sono stati eseguiti i sopralluoghi dagli ispettori, non assicurerebbero adeguati livelli di assistenza.
Dall'esame del dossier, consegnato venerdì scorso (20 gennaio) dalla Commissione all'assessore regionale alla Sanità, Giovanni Pistorio, si assumeranno gli eventuali provvedimenti.
Quali siano le cinque sale operatorie 'a rischio' al momento non si sa, e non si conosceranno ''almeno fino a quando - spiegano dall'assessorato alla Sanità - non saranno accertate eventuali responsabilità''.
La macchia della ''malasanità'' (senza 'presunzione'), in base al dossier quindi, si allargherebbe a quasi un terzo del campione preso in esame dalla Commissione.

''Il quadro non è dei migliori - ha commentato Elio Adelfio Cardinale, presidente della Commissione e preside della Facoltà di Medicina a Palermo -. Ci sono carenze soprattutto nell'igiene delle sale operatorie, nella manutenzione degli impianti e nelle strutture di pronto soccorso. Questi sono problemi che superano le responsabilità dei medici''.
Dal dossier emerge che la percentuale dei decessi sui ricoveri, nel 2003, sarebbe in linea con la media nazionale, pari allo 0,41% (1.500 morti su 368 mila ricoveri), mentre nel 2004 sarebbe dello 0,39% (1.523 decessi su 391 mila ricoveri). Ad allarmare però sarebbero gli eventi-sentinella che nel biennio 2003-2004 sono 5.680: nello 0,75% degli interventi qualcosa è andato storto.
Secondo Cardinale per migliorare la situazione sarebbe necessario investire sulle strutture e sulla formazione del personale. ''Ritengo - ha detto il presidente della Commissione - che l'attività di monitoraggio debba continuare e diventare permanente''.
Le deficienze del sistema sono evidenziate anche dalla mancata risposta a circa il 25% delle domande poste nei questionari e in un paio di casi il blocco inviato dalla Commissione è stato lasciato in bianco. ''In questi casi - ha spiegato l'assessore Pistorio, poco prima di riunirsi con la Commissione - se verranno accertate le responsabilità dei direttori sanitari delle aziende, procederemo con provvedimenti che potrebbero essere anche pesanti''.

Dopo l'analisi del dossier, verrà firmato un protocollo d'intesa tra l'assessorato regionale e il ministero della Salute per stabilire le eventuali iniziative ''e risolvere - ha detto l'assessoro Pistorio - le condizioni di criticità che sono innegabili. Ci sono alcuni punti di eccellenza e altri di debolezza, ma quello su cui bisogna puntare è l'intervento sul governo complessivo del sistema''.
La ''cabina di regia'', prevista nei giorni scorsi dal ministro Francesco Storace, potrebbe quindi emettere provvedimenti di 'raccomandazione' alle aziende e predisporre una task force di ispettori per la successiva verifica. ''Tra le azioni immediate - ha spiegato Pistorio - ci sono sicuramente le prescrizioni alle aziende in termini di rischio clinico, la formazione mirata degli operatori sanitari e la valutazione dei cittadini che saranno chiamati a giudicare il servizio ricevuto. Inoltre, ho già predisposto l'ampliamento del personale dell'ispettorato''.
L'assessore ha però ribadito la piena fiducia nella categoria dei medici: ''Ci possono essere stati - ha detto - solo errori individuali e carenze organizzative, a cui dovremo riparare e le verifiche saranno costanti. Per la responsabilità accertata nei casi specifici saranno predisposti provvedimenti, fino ad arrivare, se necessario, alla sospensione''.

L'analisi della ''Commissione per la sicurezza del paziente'', partita dopo 13 casi di morte sospetta negli ospedali siciliani, è stata effettuata su 141 strutture ospedaliere convenzionate, attraverso questionari di 160 domande su requisiti tecnici, impianti, manutenzione, schede di dimissioni, verbali e incidenza degli eventi-sentinella, cioè quei casi che fanno ipotizzare un errore nella cura del paziente.
La Commissione si è recata per effettuare delle indagini più specifiche in 18 aziende: Villa Sofia, Bucchieri La Ferla, Villa Maria Eleonora, Villa Serena e l'ospedale di Partinico a Palermo; Casa di cura Morana a Trapani; poi gli ospedali di Enna, Nicosia, Canicattì, Villa Salus e l'ospedale Piemonte di Messina, Casa di cura del Mediterraneo a Scicli (AG), l'ospedale di San Cataldo e la Casa di cura Regina Pacis a Caltanissetta, a Catania gli ospedali di Militello, di Caltagirone e la clinica Morgagni.

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23 gennaio 2006
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